La categoria dei Liberi professionisti
deve provvedere alla sua difesa con tutti i mezzi più risoluti, attraverso organizzazioni sindacali ad adesione libera,
sottratte ad ogni disciplina e gerarchia statale, limitate ai soli puri professionisti,
ossia a coloro che, unicamente da contratti di opera e mai da remunerazioni a tempo o a stipendio e quindi da lavoro subordinato,
anche se intellettualmente di alto grado, traggono i materiali mezzi della propria sussistenza".
Amadeo Bordiga, cofondatore del Sindacato Ingegneri Liberi Professionisti – Napoli, 1950

venerdì 28 dicembre 2012

SEMPLIFICARE SI PUO', BASTA...VOLERLO


Semplificazione è la parola d'ordine, ma tra il dire e il fare c'è di mezzo il capire cosa significhi semplificare.
Per questo pubblichiamo, a mero titolo di esempio qualitativo, senza cioè pretendere di affrontare in maniera sistematica l'argomento, anche per la difficoltà della lingua, lo stampato del Comune di Jena per le pratiche edilizie. La scelta di Jena è puramente casuale determinata dalla presenza in quella città di uno studente aretino. Tuttavia Jena è una città con un numero di abitanti appena superiore a quello di Arezzo e quindi abbastanza omogenea.
Il modulo, in formato PDF riempibile direttamente on line oppure in formato cartaceo, è valido sia per il permesso di costruire (in alto a sinistra) che per una sorta di SCIA che non richiede preventiva autorizzazione.
Ma non è affatto importante il mezzo di trasmissione, contrariamente a quello che si pensa e si scrive da noi, dove il farlo via Internet si ritiene una conquista di modernità e una "semplificazione", quanto il contenuto.

Le pagine in tutto sono tre, scarse, meno della nostra Denuncia di Attività Edilizia Libera.

Le caselle da riempire sono nella stragrande maggioranza informazioni sulla proprietà, sul richiedente, sui progettisti, le informazioni sul vicinato, con le eventuali firme dei confinanti, notizie sugli accessi e sulla presenza di servizi.
Per quanto attiene al progetto vero e proprio tutto è contenuto nella tabellina ad inizio dei pagina 3, ma non c'è un riferimento che sia uno a leggi, a parametri edilizi, a volumi, a SUL, ad altezze, a distanze e quant'altro. C'è solo da scrivere il numero di tavole presentate per ogni argomento: anti-incendio, strutture, ecc.
In sostanza il sistema sulla fiducia verso il cittadino e sulla sua responsabilità.

Questo modulo conferma quanto già sappiamo grazie all'ormai famoso servizio di Report di cui questo è il link:


A noi non resta che sognare un sistema più civile, più democratico, più economico, più umano.

Anche questo è uno spread altissimo nei confronti della Germania.























domenica 23 dicembre 2012

INARSIND Arezzo invitata al Consiglio Comunale


INARSIND Arezzo è stato invitato, il 13 dicembre 2012, a intervenire al Consiglio Comunale Aperto di Arezzo. - sul tema “La crisi dell'edilizia”.
Il testo che segue è la traccia dell'intervento tenuto dal Presidente Alessandro Cinelli.

Inarsind ringrazia la Presidenza del Consiglio Comunale per aver riconosciuto la funzione di rappresentanza dei liberi professionisti .
I liberi professionisti architetti sono 40-60% del totale degli iscritti agli Ordini. Tra gli ingegneri la percentuale scende anche al 30%.
I liberi professionisti sono quelli che devono interpretare le leggi e devono certificare (sempre di più) la loro osservanza. Per questo motivo devono essere ascoltati come categoria indispensabile nella gestione del territorio.
La crisi dell’edilizia dipende da fattori sui quali l’amministrazione comunale non ha possibilità dirette di intervento.
Il comune, però, attraverso la normativa edilizia ed urbanistica può amplificare la crisi oppure, al contrario,  facilitare le attività edilizie ancora possibili.
Interventi diretto
Un Comune può intervenire sulla crisi in modo diretto (anche se con un influsso limitato) attraverso le regole comunali e quindi il RU.
Interventi indiretto
Un Comune può, però, anche esprimersi su questioni più generali che sono di  competenza indiretta ma che bisogna comunque affrontare.
Regolamento Urbanistico e norme comunali
Le fortissime  preoccupazioni espresse da Inarsind, al riguardo del RU approvato,  si sono dimostrate purtroppo vere e il fatto che anche l’ufficio comunale abbia ritenuto di dover modificare le Norme Tecniche ne è la lampante dimostrazione.
Rimane il rammarico che Inarsind non sia stato ascoltato prima dell’approvazione, con notevole perdita di tempo, di risorse e di opportunità per tutti in una fase di così acuta crisi edilizia.
La variante in fase di discussione rappresenta un passo in avanti anche se limitato alle sole Norme Tecniche.
Inarsind ritiene che subito dopo questo passo si debba metter mano al completo rifacimento dell’intero pacchetto urbanistico: regolamento urbanistico con variante contestuale al PS.
Per questo Inarsind ha cominciato ad organizzare
un workshop su tematiche generali e specifiche, a titolo di esempio,
·         Perchè i liberi professionisti aretini passino dalla protesta alla proposta;
·         Perchè i liberi professionisti aretini tornino di nuovo a discutere di città e di urbanistica, con il disegno e non con le leggi.
L’ambizione è quella di offrire alla città e al Comune non soluzioni precostituite ma temi che siano il punto di partenza, che siano avvio di un procedimento, non in senso burocratico, del nuovo piano di cui la città ha bisogno.
Oggi, con la crisi, è il momento migliore per riflettere senza l’affanno delle ruspe pronte a scavare!
Chiediamo al Comune di collaborare in maniera attiva, così come lo chiediamo agli Ordini, ma di svolgere il loro compito, questo sì, di servizio alla città fuori però dagli interessi specifici che appartengono solo ai liberi professionisti e nella netta distinzione dei ruoli tra chi propone e chi decide.
Considerazioni generali sulla normativa urbanistica ed edilizia (non solo comunale).
La norma "dovrebbe" regolare le trasformazioni del territorio ( necessarie per soddisfare le esigenze umane) e di conseguenza anche le attivitá economiche collegate.
Le norme hanno avuto enormi problemi:
·         nel regolare il territorio
·          nel regolare le attivitá economiche.
E’ necessario riconsiderare l’intero sistema e la mentalità stessa della pubblica amministrazione.
Le norme e l’amministrazione pubblica devono essere al servizio del territorio e dei cittadini. I cittadini,  le famiglie, le aziende e gli operatori economici devono essere considerati una risorsa e non dei potenziali “abusivisti edilizi”. La norma che ancora ha fatto capolino nella proposta di revisione del RU, relativa all’autorimessa che non deve essere in collegamento diretto con l’alloggio, è paradigmatica di questo errato (e molto diffuso) modo di pensare.
Chiedere la verifica del rischio idraulico x chi chiude una terrazza al quarto piano di via Giotto è illogico, umiliante ed oneroso oltremisura.
Il congresso nazionale Inarsind di Firenze e la semplificazione normativa.
"Cittá intelligente e semplificazione normativa, legislazione urbanistica ed edilizia,
europa, italia, regioni province e comuni".
La relazione è stata richiesta dalla presidenza di inarcassa per essere inviata al ministro Passera.
Al convegno "Il mestiere del costruire"  Roma 28 novembre, l'Architetto Philippe Daverio ha ripreso il tema sostenendo che: È necessario ridiscutere l'intero pacchetto della normativa italiana.
Cosa ha evidenziato, lo studio fatto per il congresso inarsind, per la normativa urbanistica ed edilizia?
Europa
Le norme europee su VIA e VAS vogliono regolare i minimi particolari, non solo la centrale termonucleare ma anche il riordino fondiario in agricoltura.
Italia
Le norme nazionali su VIA e VAS non semplificano la situazione e anzi l’appesantiscono.
In urbanistica abbiamo ancora la legge 1150 del 42 che nonostante l'etá è riconosciuta da molti studiosi come ancora valida nell'impianto complessivo.
In edilizia abbiamo una specie di Testo Unico che ha differenziato troppo i tipi di pratica edilizia.
Le Regioni e i nuovi steccati
Le regioni adattano la normativa nazionale alle peculiarità regionali. In genere complicano la normativa nazionale creando sistemi molto diversificati da regione a regione. L'estrema diversificazione non trova ragione di esistere nelle effettive diversitá regionali. Una diversità così arbitraria costituisce ormai un modo per alzare steccati e imporre dazi tra una regione e l'altra, in barba all'unità d'italia, alla libera circolazione delle idee, delle merci e alla tanto sbandierata Europa. Ci sono moltissimi esempi concreti.  In Alto Adige un  gancio di sicurezza  sul tetto deve reggere ( a strappo) 500 kg. In Toscana, coi tetti molto più inclinati, 1000 kg. Sulle certificazioni ne è nato un diktat.  Risultato: in Toscana sono nate società che certificano e costi che sono andati in orbita.
In ogni legge urbanistica, edilizia, sulla sicurezza luoghi di lavoro, sulle foreste, sulla sanità ecc. ecc.   molte (quasi tutte) regioni hanno costruito un impalcato di norme diversificate che aumentano i costi per i cittadini e per le imprese. Quando entri dal confine non paghi un fiorino. Paghi invece per mantenere dei burocrati e dei politici che si sono inventati questo tipo di frontiera per giustificare il proprio apparato (con i relativi stipendi e prebende).
E non vale la distinzione tra maggioranza e opposizione.

Apparati che costano  alla collettività e che svolgono (oltre al costo degli stipendi e delle strutture pubbliche impegnate) una funzione di freno per l'economia, per la gestione del territorio, per le imprese e per i cittadini tutti.
Questa logica, è ovvio, porta a continui paradossi.
Già l'art. 1 della L 1/2005 dice che la funzione della norma è perseguire:
"Una qualitá insediativa ed edilizia sostenibile che garantisca ... l'organizzazione degli spazi che salvagardino il diritto all'autodeterminazione delle scelte".
Pochi si sono soffermati per capire cosa significhi questo comma. Se però analizziamo la frase scopriamo che, non solo si tratta di "filosofia" o "ideologia" inserita nel posto sbagliato ma il concetto stesso è la negazione dell'utilità delle norme urbanistiche ed edilizie le quali, al contrario, servono proprio per regolare il diritto del singolo che autodeterminando (cioè determinando per proprio conto) le proprie scelte, potrebbe invadere la libertà altrui. Chi autodetermina le scelte costruendo un edificio che disturba gli altri cittadini segue in pieno il dettato dell'art. 1 della legge regionale.

Altro esempio, uno degli ultimi, le verifiche "transfrontaliere" per cose minimali in Toscana (come spostare di 50 mt il volume diruto di un annesso ex colonico in campagna).
Per chi crede che sia una barzelletta cito la legge: art. 62 LR 10/2010. L'allegato 1, che indica con precisione le verifiche da fare, contiene anch'esso, a scanso di equivoci, la fatidica domanda a cui si  deve rispondere: "natura transfrontaliera degli impatti ambientali".
Fare delle verifiche progettuali in più per ogni cosa produce un costo aggiuntivo e dei tempi allungati ma serve quasi sempre soltanto a giustificare la burocrazia che ha prodotto quelle norme e non ad aumentare il benessere, la sicurezza dei cittadini o la tutela del territorio.
Le grandi imprese e i grandi gruppi possono ,invece, evitare gra parte di tutto ciò e la dimostrazione è che possono essere approvati anche progetti di grattacieli che impediscono la vista della cittá storica dalle strade di ingresso in cittá.
Per uscire dalla crisi c'è una condizione necessaria. Necessaria ma non sufficiente. Condizione che, anche se rimane la crisi economica, può limitarne comunque gli effetti.
È necessario ridiscutere l'intero pacchetto della normativa.

INARSIND ritiene che sarebbe utile se la città di Arezzo, attraverso i suoi rappresentanti politici, esternasse la convinzione che bisogna ridiscutere l'intero pacchetto di leggi Urbanistiche, Edilizie e collegate.
E che bisogna chiedere:
all'Europa
·         direttive meno omnicomprensive ed invadenti e che riguardino solo i principi;
all'Italia
·         Applicazioni più elastiche delle direttive europee
·         Meno invadenza sui comuni
·         Regole per incanalare le norme regionali al fine di evitare che l'autonomia diventi arbitrio
alla regione
·         Leggi che non appesantiscano le norme nazionali e che favoriscano i cittadini, le famiglie e le piccole imprese.
·         Meno invadenza sui comuni.

INARSIND AREZZO

venerdì 30 novembre 2012

CONGRESSO NAZIONALE 2012- VIDEO PARTE 2

Continua la pubblicazione dei video degli interventi al Congresso Nazionale del 23 novembre a Firenze.
Siamo costretti ad inserirli in altro post a causa delle dimensioni di quello precedente.

In questo post l'apertura del Congresso da parte dell'Ing. Valentina Stefanini, Coordinatore di Confedertecnica Toscana e Presidente INARSIND Firenze, e l'intervento dell'Arch. Paolo Coppola, INARSIND di Napoli, Componente del Consiglio Nazionale INARSIND, sul tema Valutazione della riforma delle professioni:

lunedì 26 novembre 2012

CONGRESSO NAZIONALE INARSIND 2012, FIRENZE: VIDEO



Venerdì 23 novembre 2012, a Firenze, si è svolto il VII Congresso Nazionale di INARSIND, il cui tema è stato:
Un grande cantiere per il futuro
Valutazione della nuova riforma delle professioni
Ingegneri e Architetti Liberi Professionisti: produttori di idee o fornitori di servizi

Dopo i saluti iniziali portati da Don Giovanni Momigli, in rappresentanza dell'Arcivescovo di Firenze S.E. Cardinal Betori, da Elisabetta Meucci, Assessore alle Politiche del Territorio del Comune di Firenze, da Jacopo Cellai, Vicepresidente Vicario del Consiglio Comunale, dal Prof. Arch. Ing. Gennaro Tampone, Presidente del Collegio degli Ingegneri della Toscana, dall'Ing. Paolo Della Queva, Presidente Ordine Ingegneri di Firenze, ha introdotto i lavori l'Ing.Valentina Stefanini, Presidente INARSIND Firenze.

Sono seguite le relazioni di:
Ing. Salvo Garofalo, Presidente Nazionale INARSIND
Arch. Paolo Coppola, Componente del Comitato Nazionale INARSIND, Valutazione della riforma delle professioni
Ing. Pietro Berna, Componente del Comitato Nazionale INARSIND
Arch. Alessandro Cinelli, Presidente INARSIND Arezzo, Semplificazione Normativa

L'Arch. Paola Muratorio, Presidente INARCASSA, ha svolto una relazione sulla nuova disciplina della Cassa di Previdenza e ha fatto valutazioni sullo stato della professione in relazione alle nuove leggi.

Nel pomeriggio si è svolta una tavola rotonda seguita da un dibattito sul tema:
Le città intelligenti e sostenibili: il ruolo delle libere professioni tecniche
coordinato dall'Ing. Valentina Stefanini, cui hanno partecipato:
Ing. Enrico Bocci, Ing. Giorgio Chimenti, Avv. Marco Manneschi, Avv. Francesco Francini, Arch. Pietro Pagliardini.
é seguita la presentazione delle mozioni congressuali.

Del congresso riportiamo una prima parte dei video, scusandoci per quelli mancanti che verranno inseriti prima possibile:













mercoledì 7 novembre 2012

LETTERA AI COLLEGHI: RICHIESTA DI CONTRIBUTI SULLA VARIANTE ALLE NTA DEL RU DI AREZZO - WORKSHOP


Cari colleghi

Come ormai saprete, l’Ufficio Urbanistica del Comune di Arezzo ha pubblicato sul proprio sito la proposta di Variante alle NTA delRegolamento Urbanistico.

Crediamo corrisponda al vero poter rivendicare buona parte del merito di questo risultato, pur parziale, grazie all’azione costante e convinta svolta con il contributo essenziale dei moltissimi colleghi, in maniera diretta o indiretta, che hanno aderito alla raccolta delle oltre 200 firme, che hanno partecipato alle varie riunioni formali o informali, che hanno fornito pareri utili e fatto in modo, tramite il passa parola e la rete, prima che l’Amministrazione, dapprima restia a riconoscere la verità, si convincesse della impossibilità di andare avanti con norme come quelle approvate.

Non è esattamente il risultato che auspicavamo, avremmo voluto infatti di più, cioè la variante al RU per la tutta la parte che riguarda il patrimonio edilizio esistente, consapevoli del fatto che cambiare le sole norme, riducendone l’impressionante mole, l’illeggibilità e l’astruseria interpretativa costituisce di certo un passo avanti, ma che senza cambiare l’impostazione del piano il problema è di fatto solo procrastinato.

Tuttavia, tenendo conto delle condizioni di partenza, abbiamo il dovere di apprezzare lo sforzo fatto dall’ufficio per andare a sporcarsi le mani in un documento davvero complicato, tanto più senza poter modificare, per ovvi motivi di tempo e immaginiamo di bilancio, anche l’essenziale dato cartografico.

Certo resta il rimpianto per il fatto che l’Amministrazione non abbia voluto ascoltare o credere alle voci dei professionisti che si levavano già prima dell’adozione a denunciare il basso livello culturale e tecnico del piano nel suo complesso. Se avesse creduto a coloro che di questo lavoro vivono e del quale sono competenti, se avesse avuto fiducia nei consigli prima e nelle inevitabili, legittime e doverose proteste poi,  se non avesse pensato ad una sorta di inesistente atteggiamento pregiudiziale da parte nostra, avremmo potuto risparmiare tempo, energie e inutili frizioni.
Ci auguriamo tuttavia che questa vicenda sia di esempio per il futuro.

Ci auguriamo che non sia lontano questo futuro per mettere mano alla variante a tutto lo strumento urbanistico, a partire dal Piano strutturale, che aveva in sé i germi degli errori successivamente manifestatisi in tutta la gravità ed evidenza con lo strumento operativo del RU.
Oggi che tutti possiamo disporre di questa prima versione informale  della NTA variate, dobbiamo contribuire a migliorarle, ove possibile, già prima dell’adozione. Ciò anche allo scopo di cercare di ridurre al massimo le osservazioni che seguiranno all’adozione.

Per questo chiediamo a tutti di studiare le nuove NTA e, possibilmente, inviarci i vostri suggerimenti, eventuali errori rilevati, osservazioni per migliorarle. Queste verranno raccolte e sistematizzate, per quanto possibile, e quindi trasmesse all’ufficio. E’ evidente che ognuno di noi potrà anche attivarsi personalmente, ma riteniamo più utile, per evitare ripetizioni e non dilatare i tempi, mandare un corpus unico che abbia un minimo di strutturazione.

Chiediamo a chi vorrà aderire a questa iniziativa la massima sintesi possibile, consapevoli che si tratta di una operazione di tipo emergenziale e che in questa fase non possiamo raggiungere il meglio in assoluto ma porre rimedio al peggio. Lo diciamo senza volere sminuire il lavoro di chi ci ha lavorato con impegno e competenza e che sa bene che di questo si tratta, essendo un’operazione parziale ancorchè utile ma estremamente difficile da svolgere.

Da una prima lettura ci sembra che il miglioramento generale vi sia, in termini di leggibilità, di semplificazione e riduzione del testo, di strutturazione del testo per ridurre i continui rinvii ad altri articoli, di contenuti anche, non ultimo l’inserimento delle zone B anche se non in modo generalizzato.
Rimane un atteggiamento ancora timido negli incentivi di superficie e nelle destinazioni, pur semplificate e parzialmente liberalizzate.  Ma non ora il momento per scendere in dettagli.

L’indirizzo a cui inviare i contributi è il seguente:

Naturalmente possono essere lasciati in forma di commenti a questo post.

Chi volesse inviare per pubblicarli sul nostro blog (www.inarsindarezzo.com )giudizi generali più articolati o articoli può farlo, specificando però che è materiale per la pubblicazione.

WORKSHOP
Anticipiamo inoltre che abbiamo intenzione di favorire nel modo a noi più congeniale, cioè con progetti ed idee, l'avvio della variante al Piano strutturale e al RU, dando a tutti la possibilità di esprimersi. Lo vorremmo fare tramite un Workshop aperto a tutti, soprattutto ai colleghi aretini ci auguriamo. Vorremmo individuare alcuni temi generali e altri specifici (non molti) e chi lo vorrà potrà inviare progetti o contributi di idee sotto altra forma, che saranno raccolte e organizzate per aree tematiche. Naturalmente il tema è sempre Arezzo. Durante il Workshop gli autori ne illustreranno i contenuti. Ci auguriamo che i colleghi, specie i più giovani, vogliano cogliere questa occasione.
Chiediamo anche ai colleghi che fossero interessati alla fase preparatoria dei contenuti e a quella organizzativa, non semplice evidentemente, e tenendo conto che tutto dovrà essere rigorosamente "a costo zero", sia per l'organizzazione che per coloro che vorranno partecipare con progetti, di contattarci tramite la mail di cui sopra.
Quando avremo chiarito meglio i contenuti e le modalità di svolgimento del Workshop vi informeremo.
Dopo anni che non si discute di città ma di norme, dopo le proteste è il momento delle proposte. Vorremmo restituire la parola ai liberi professionisti. Spetta a tutti noi fare in modo che avvenga.

Cordiali saluti
Il Presidente
Arch. Alessandro Cinelli
Il Segretario
Arch. Pietro Pagliardini

venerdì 19 ottobre 2012

QUALCHE CONSIDERAZIONE SUL SEMINARIO PROMOSSO DA INU-TOSCANA E ORDINE ARCHITETTI AREZZO


L’INU Toscana ritiene che l’ordinamento regionale sul governo del territorio rappresenti un’eccellenza.

Così si legge al 2° punto della presentazione del seminario Oltre la 1- Sette punti per il governo del territorio”, promosso dall’Istituto Nazionale di Urbanistica, sezione Toscana e dall’Ordine Architetti di Arezzo.
Tradotto in altro modo l’INU Toscana vuol dire che la Legge Urbanistica della Toscana n° 1/2005 e le leggi di settore collegate, sono un’eccellenza.
INARSIND non ha partecipato al seminario ma ha letto il documento. Non ci dilungheremo nei dettagli, che sarebbero però gustosi: un profluvio di architettese retrò da anni ’70, quindi ne descriveremo il colore per punti essenziali.
Prima però due parole sull’INU: è’ un Istituto che ha una lunga storia, risale al 1930, che svolge il proprio ruolo nel campo dell’Urbanistica e che per questo ha rapporti con la pubblica amministrazione, nel caso specifico della sua sezione Toscana, con la Regione. Che ruolo svolge? Dai toni trionfalistici sembra avere rapporti stretti con la Regione, legittimamente perché è una libera associazione, e perché rivendica con orgoglio un ruolo fondamentale nella nascita della madre della legge 1, cioè la legge 5/1995.

Riteniamo normale la vicinanza di INU agli enti pubblici, proprio per gli “scopi statutari, eminentemente culturali e scientifici: la ricerca nei diversi campi di interesse dell’urbanistica, l’aggiornamento continuo e il rinnovamento della cultura e delle tecniche urbanistiche, la diffusione di una cultura sociale sui temi della città, del territorio, dell’ambiente e dei beni culturali” (1).
Come riteniamo normale che l’INU esprima una sua idea politica molto precisa, dato che “fare urbanistica” e “fare politica” sono in fondo la medesima cosa, poichè entrambe si occupano e si preoccupano di fare un progetto per la città e per i suoi cittadini, e quando si fa un progetto che incide sulla società, si sceglie, e le scelte possono essere molto diverse, spesso opposte, a prescindere dagli aspetti squisitamente disciplinari. Quindi nessuno può gridare allo scandalo.

Però si può non essere d’accordo e criticarne le scelte e pensiamo non saranno pochi a non concordare, dopo aver letto quello che INU Toscana e Ordine Architetti di Arezzo pensano dell’urbanistica e della politica per la città e i cittadini.
Alcune perle:
Al 3° punto si legge:
La crisi economica in atto, la più grave dal 1929, pregiudica in radice il sistema di reperimento delle risorse per le politiche pubbliche elaborato negli ultimi decenni: scarseggiano sempre più le risorse in favore dei Comuni e vengono meno, insieme, i grandi investimenti privati, occasioni di “prelievo” della rendita privata in favore delle politiche pubbliche……….Insieme alla crisi è in atto una profonda riconsiderazione degli assetti istituzionali: è paradossale che, mentre il dibattito pubblico e scientifico sottolinea pressantemente l’esigenza di più incisive pianificazioni sovra comunali, il d.l. 201/11 circoscrive fortemente – se non annulla – il ruolo delle amministrazioni provinciali.” ( l’evidenziazione è nostra).

Dunque si parla di “grandi investimenti privati” come occasione di “prelievo” della rendita. Come leggere questa contorta prosa se non come il fatto che l’INU è più attenta al grande operatore piuttosto che al piccolo, alle grandi società immobiliari piuttosto che al singolo cittadino o al piccolo imprenditore, per motivi di cassa, a favore del pubblico, ma sempre cassa?  Quindi un Istituto “eminentemente culturale e scientifico, ecc. ecc” non sembra mettere al centro delle sue attenzioni i cittadini, agenti reali della società, non sembra essere questo il suo campo di interesse e di indagine. Il suo problema è la cassa dei Comuni, e con i cittadini si ritiene evidentemente che non si facciano grandi numeri, cioè che non si possano fare le concertazioni. Cosa si può chiedere ad uno che si vuole fare la propria casa oltre agli oneri? Per quanto, se avessero letto il Regolamento Urbanistico di Arezzo, si sarebbero accorti che, almeno virtualmente, anche per una o due casette, le opere pubbliche a carico del singolo sono esorbitanti, ma si vede che non sembra abbastanza nemmeno questo.

Legittimo l’INU-pensiero, anche se sentiamo sempre più profumo di anni ‘70, ma finalizzato a cosa?
Tra le altre cose, a questo:
INU Toscana ritiene che la pianificazione, dentro ed oltre la crisi, necessiti in primis di semplificazioni procedimentali e nuovi meccanismi di gestione del rapporto pubblico – privato.
Le semplificazioni devono assicurare tempi credibili nei processi di pianificazione, scongiurare appesantimenti e duplicazioni procedimentali, adeguare la complessità dell’iter alla concreta vicenda.
L’emersione a livello pubblico dei rapporti tra operatori privati ed ente pianificatore ha trovato in Toscana terreno fertile attraverso l’avviso pubblico.
Occorre tuttavia individuare ulteriori modalità innovative per la gestione dei temi della concorsualità tra operatori e dell’apporto dei privati nell’attuazione delle scelte pubbliche, così da assicurare la fattibilità economico finanziaria degli interventi e la necessaria qualità progettuale”.

Chiarissimo no? Si vuole la semplificazione, anche se è difficile credere che chi si esprime in questo modo abbia una vaga idea del significato della parola.
Però semplificare è un’esigenza assoluta e INU-Toscana ne deve avere avuta vaga percezione. Con 17 anni di ritardo. Se è vero infatti che “ la Sezione toscana dell’Istituto Nazionale di Urbanistica - cui la riforma del 1995 è in ampia parte imputabile”(2), allora anche loro ne sono responsabili. Tutto lascia pensare che non se siano accorti nemmeno adesso che lo dicono, visto che la legge continua ad essere "un'eccellenza".

Quello che sembra si conceda con una mano, si ritira con l’altra. Dice infatti l’INU che sì, c’è qualche cosa da mettere a punto e comunque semplificare va bene però “Occorre individuare …nuovi temi di concorsualità tra operatori”, cioè nuove forme di bandi pubblici, sulle aree dei privati ovviamente. Procedura paradossale visto che, se è vero che nella propria area nessuno può fare ciò che vuole, tuttavia conserva il diritto, nell’ambito delle previsioni di piano, di proporre e fare ciò che ritiene più opportuno, salvo approvazione della Pubblica Amministrazione, e di quello che propongono gli altri se ne può bellamente disinteressare, a costo di non fare niente. E infatti ad Arezzo, come altrove, non se ne è fatto di niente in nessuno dei così detti piani complessi passati tramite bando.
Crediamo a questo punto che sia chiaro il pensiero politico-urbanistico di INU-Toscana.

Due domande però vogliamo fare ai redattori del documento:
      1) Possibile che quanto sta avvenendo in questo paese, nonostante l’introduzione di maniera sulla crisi del ’29, non suggerisca niente all'INU-Toscana, non faccia ad essa comprendere l’anacronismo di un modo di pensare e di essere così lontano dalla realtà e da ciò che serve adesso, cioè semplicità, chiarezza sugli obiettivi, più merito e meno metodo, più sostanza e meno procedure, più carne e sangue e meno carta? Possibile rimanere attaccati ad un’era preistorica ormai archiviata per gli storici? 
      2) Il Consiglio dell’Ordine degli Architetti di Arezzo, che non è una libera associazione ma che ha promosso questa iniziativa, si riconosce in quanto è scritto nel documento? Vorremmo saperlo, perché quando gli iscritti l'hanno votato, di sicuro non hanno votato questo documento e i concetti in esso espressi. Se la risposta fosse sì, crediamo proprio che il Consiglio dovrebbe mettere in conto l’ipotesi di dimissioni, perché avrebbe superato ogni limite tollerabile per un organismo che  dovrebbe, secondo le loro intenzioni, rappresentare tutti gli architetti. Su questo documento, il Consiglio dell'Ordine quanti iscritti ritiene di rappresentare, anche tra coloro che li hanno votati? E’ previsto da qualche parte che l’Ordine faccia una scelta di campo politica di questo genere? Siamo sicuri che il rinnovamento che chiediamo ai politici non debba toccare anche tutti gli altri organismi pubblici in cui si articola la società?

Per completezza concludiamo dicendo che alla fine ci sono un paio di punti largamente condivisibili, quali:
- la revisione del feticcio del dimensionamento del piano, comunque non con i contenuti indicati nel documento, bensì per il fatto che non può costituire dimensionamento tutto ciò che è previsto in area urbanizzata, ovvero tutto ciò che non costituisce "nuova occupazione di suolo";
- la proposta di una nuova natura del Piano Strutturale, ma anche qui era troppo azzardato e semplice dire che occorre togliere la doppia lettura, cioè la doppia approvazione?

INARSIND Arezzo

Note:
1) Tratto dal sito dell'INU, voce "Chi siamo"
2) Tratto dal punto 1 del documento preparatorio al seminario

mercoledì 10 ottobre 2012

VARIANTE ALLE N.T.A. DEL REGOLAMENTO URBANISTICO DEL COMUNE DI AREZZO


Dopo la lettera del 25 settembre u.s. che INARSIND ha inviato all’Amministrazione Comunale, con la quale si chiedevano tempi certi e programmati per la variante,  ci è stato comunicato che é iniziato l’iter di discussione della modifica.
I principi illustrati sembrano andare nella direzione di un miglioramento delle attuali norme e non poteva essere altrimenti visto che peggiorare la situazione sembra veramente impossibile. Alcune delle modifiche chieste da INARSIND sembra che siano state  accolte come principio di carattere generale. Non è stato, però, possibile analizzare in dettaglio l’articolato della proposta di Variante. L’esperienza ci ha mostrato che le enunciazioni di principio devono essere seguite da norme scritte chiare che non contraddicano gli enunciati. E’ inoltre necessario che le nuove norme cambino radicalmente rotta per essere più efficaci e rispettose della nostra storia e tradizione. Per esempio, appare ancora fuori luogo una serie di regole normative (che verranno trasferite nel Regolamento Edilizio) che potrebbero condizionare  pesantemente la gamma del costruito, determinando nuove tipologie edilizie del tutto slegate dalle esigenze dei cittadini e vincolanti in modo inaccettabile per le future ristrutturazioni edilizie.
Altra questione ancora da definire in modo soddisfacente è la liberalizzazione delle funzioni sia per la nuova edificazione che per il riutilizzo dei manufatti sottoutilizzati. Le regole spicciole sulle altezze o sulle superfici accessorie così come le possibilità di cambio di destinazione d’uso determinano la qualità della nostra città precludendo o meno la possibilità di riadattamenti di qualità nel futuro.
Per questo motivo INARSIND chiede che la bozza venga trasmessa al più presto e in modo ufficiale agli organi consiliari, alle categorie economiche e ai professionisti  per poi aprire una discussione pubblica alla quale possano partecipare tutti i tecnici e i cittadini interessati e non solo quelli invitati a piccoli gruppi.

Arezzo 10 ottobre 2012
Il Presidente Alessandro Cinelli Architetto
Il Segretario Pietro Pagliardini Architetto

martedì 9 ottobre 2012

LETTERA APERTA ALL’AMMINISTRAZIONE COMUNALE SULLA VARIANTE AL REGOLAMENTO URBANISTICO DI AREZZO


Il Comune di Arezzo, dopo le reiterate richieste fatte dai liberi professionisti e da INARSIND, ma soprattutto, ci auguriamo, resosi conto dell’abnormità delle NTA e della sua impossibile gestione, sta procedendo ad una variante alle stesse, evitando però di modificare la cartografia.
Avremmo preferito e abbiamo sempre chiesto una revisione di tutta quella parte del RU che riguarda il patrimonio edilizio esistente, per ovvi motivi di coerenza ma, immaginiamo, per motivi di tempo e di denaro, si è scelto la strada più semplice.
O forse più semplice no, diciamo più economica. Non può essere semplice modificare una parte del tutto lasciando immodificato il disegno (che poi disegno non è, meglio chiamarlo “materiale cartografico”) e il Piano Strutturale, di cui il RU è portatore del patrimonio genetico responsabile di buona parte degli errori in questo presente. Non può essere facile perché è necessario riportare a sintesi casistiche che sono in numero impressionante e perché, come abbiamo sempre detto, il piano è un enorme e intricato database (senza capo né coda, totalmente privo di un’idea, in una parola “incolto”), un iperlink in cui non c’è mai, ad una domanda, una risposta univoca ma una “famiglia” (termine d’uso informatico appunto, ma insignificante dal punto di vista urbanistico) di risposte con rimbalzi continui ad altri casi.
E tuttavia, per renderci la vita almeno più semplice, anche la variante alle NTA è già qualcosa.
A questo punto però è necessario che il Comune si dia, e comunichi, scadenze ragionevolmente certe. Quando un cliente ci chiede un lavoro, piccolo o grande, ci chiede il rispetto di tempi, vuole sapere, oltre il quanto, il quando; ha diritto di saperlo e noi siamo tenuti ad assumerci impegni.
Crediamo che anche l’Amministrazione Comunale si debba comportare con lo stesso atteggiamento con cui noi ci poniamo nei confronti dei nostri clienti; crediamo che l’Amministrazione pubblica in genere debba trattare i cittadini come loro clienti.
Chiediamo quindi al Sindaco e all’Assessore di impegnarsi a garantire date certe. Una data per iniziare la discussione pubblica, una data di adozione e un solerte iter di approvazione.
Altrettanto chiediamo al Presidente del Consiglio Comunale e a tutte le forze politiche presenti, affinchè, nel rispetto dei diversi giudizi, dei diversi ruoli e delle diverse responsabilità, in tutti i luoghi deputati all’esame, al dibattito e all’approvazione delle norme, si facciano carico della necessità di voltare pagina prima possibile.
Non vogliamo allargare troppo il discorso, ma la crisi della politica è dovuta anche all’inefficienza e all’incapacità di assumere decisioni in tempi compatibili con i bisogni della società.
Se è vero che non saranno le nuove norme a farci uscire dalla crisi, è altrettanto vero che senza quella pur blanda medicina il malato morirebbe sicuramente e molto prima del dovuto.
Arezzo, 25 settembre 2012
Il Presidente
Alessandro Cinelli Architetto

sabato 22 settembre 2012

IL SITO WEB DEL CNA E' LO SPECCHIO DELLA SUA UTILITA' ED EFFICIENZA?


Queste sono le immagini copiate con Printscreen delle pagine principali del sito del CNAPPC. Fate bene attenzione, la prima è la Home page, le altre sono le pagine indicate nel menu in alto.
Abbiamo aggiunto in alto ad ognuna delle quattro pagine, in alto, titoli in bianco delle pagine:
Se volete vedere meglio potete cliccare sull'immagine, ma fidatevi: sono tutte uguali.
Non è un fatto occasionale di manutenzione, è così sempre.
Manca la quinta pagina per motivi di composizione, ma non vi date pena, è uguale alle altre.
Domanda: quanto costa tenere in vita, o meglio in morte, questo sito? Speriamo quanto l'informazione che offre, cioè ZERO.
Se il CNA svolge bene il suo compito come tiene il suo (nostro?) sito, stiamo messi male.

P. S. Se qualcuno fosse come San Tommaso, può verificare di persona:
CONSIGLIO NAZIONALE ARCHITETTI PPC

venerdì 21 settembre 2012

ANCORA CAMBIAMENTI IN CORSO NELLA RIFORMA

Il caos regna sovrano nella ridicola riforma delle professioni fatta dai Tecnici con l'approvazione degli Ordini professionali. Ma non è caos creativo, è solo confusione.
Nemmeno la legge, o meglio le leggi è ormai sicura.
Si legge infatti, su Edilizia e Territorio, che gli Ordini devono controllare che le "tariffe" (così le chiama il giornalista), cioè i nuovi parametri, non siano superiori alle vecchie tariffe.
Se così fosse vorrebbe dire che i parametri sarebbero ancora suscettibili di modifiche.
Non solo vogliono impiccarci, ma pretendono anche che sia l'impiccato a verificare il funzionamento della forca.
E spuntano fuori anche le spese forfettizzate, ma solo per "le infrastrutture", quasi che gli architetti e gli ingegneri liberi professionisti siano tutti interessati alla progettazione delle opere pubbliche e il resto, cioè la stragrande maggioranza, non lavori per i committenti privati! Ma nulla si dice sul fatto se per i privati le spese possano essere forfettizzate: si suppone di sì, ma non è mai detto.
Pare anche che il Ministero abbia garantito che non saranno applicate, sempre per gli incarichi pubblici, cioè per la base di gara, le riduzioni o gli aumenti (non ne dubitavamo di questi) del 60%.
Ce ne rallegriamo, ma continuiamo a pensare che, visto che sembrano esistere margini di trattativa anche a legge approvata, gli Ordini si dovrebbero preoccupare anche della "grande conquista"della formazione continua nella sua in forma obbligatoria e non volontaria, come si addice ad una professione "libera" e non governata dallo Stato, che grava inutilmente su tutti gli architetti e gli ingegneri: liberi solo, anzi obbligati, a non avere tariffe per rispettare le leggi del libero mercato, ma non liberi di stare nel mercato scegliendo se e quali aggiornamenti seguire. Davvero un principio di coerenza straordinariamente efficace.
Ma qui immaginiamo che non troveremo ascolto, visti gli interessi in gioco, degli Ordini, che vi trovano l'ultimo squarcio di potere rimasto, e delle varie organizzazioni che vedranno il proprio fatturato in aumento vertiginoso: un altro caso di lavoro improduttivo prodotto da leggi, cioè un semplice spostamento di reddito dalle tasche di alcuni (cioè i soliti, noi) a quelle di altri.

Non possiamo nemmeno spiegare più ciò che è impossibile da capire, vi proponiamo solo la lettura di questo articolo, lasciando ad ognuno l'interpretazione:

NUOVE TARIFFE NEL DECRETO INFRASTRUTTURE: TORNA IL RIMBORSO SPESE AL 20%

Chi desiderasse maggiori chiarimenti si rivolga al CNA e al CNI.

Il sito del CNA ci propone nel frattempo nella sua Home page una serie di argomenti tipo:

ARCHITETTURA: FREYRIE, CONSIGLIO NAZIONALE ARCHITETTI,'TORNI A REALIZZARE PROGETTI PER LA COMUNITÀ"

oppure, News come questa:

CERIMONIA DI ASSEGNAZIONE DEL PREMIO NAZIONALE DI BIOARCHITETTURA COSTRUIRE NEL COSTRUITO / RECUPERARE L'ESISTENTE 2011 - ROMA

o ancora:

 ma sulla riforma troviamo solo questo documento:

VADEMECUM SUL DPR DELLA RIFORMA DELLE PROFESSIONI

Anche il sito del CNI non è che offra molto di più.
Quindi sembra proprio che non ci resti che aspettare ciò che ci capiterà addosso senza poter fare altro che adeguarsi.

domenica 16 settembre 2012

INTERESSANTE INTERPRETAZIONE SULLA VOLONTARIETA' DI ISCRIZIONE ALL'ORDINE

Segnaliamo questo articolo scritto da Enrico Milone, che tutti conoscono e Amedeo Schiattarella, attuale Presidente dell'Ordine APPC di Roma, sulla riforma delle professioni. Molti sono gli spunti ma ve ne è uno particolarmente significativo: l'ipotesi interpretativa che l'iscrizione all'Ordine possa essere volontaria.
Questa sarebbe una rivoluzione. Tuttavia sembra difficile immaginare di poter esercitare senza l'iscrizione a nessun Albo, per cui è plausibile che almeno all'Ordine nazionale resterebbe l'obbligo. Per certo gli autori non sono principianti e se lo hanno scritto un fondamento almeno c'è.
Ne consigliamo la lettura anche alla luce del post precedente:


DPR 137/2012: nuovi oneri per gli architetti

di E.Milone e A.Schiattarella - Riforma delle professioni





mercoledì 12 settembre 2012

NUOVI PARAMETRI E OBBLIGO DI PREVENTIVO: PRIME INDICAZIONI


Come sapete sono entrate in vigore le nuove leggi che regolano le professioni. Tralasciando per il momento l’elencazione precisa delle stesse, avvenuta in un susseguirsi caotico di anticipazioni e modifiche, è tuttavia possibile adesso fissare alcuni paletti precisi in ordine all’abolizione delle tariffe e all’introduzione dei nuovi parametri stabiliti con legge Decreto Ministero Giustizia 20.07.2012 n° 140 , G.U. 22.08.2012

Sull’incarico, o più correttamente, sul preventivo obbligatorio e sul significato che assumono i nuovi parametri possiamo dare qualche valutazione e indicazione ai colleghi, con l’avvertenza che non si può escludere l’introduzione di altre novità e che potrebbero uscire circolari esplicative o interpretative.

E’ bene prendere quindi con una dose di prudenza quanto di seguito andremo a dire, considerandola solo una nostra ragionevole ma non certa interpretazione.

Invitiamo i colleghi a lasciare contributi, porre domande, esprimere pareri lasciando commenti al post, preferibilmente, oppure via mail.
***
La legge è composta di una parte introduttiva generale, che riguarda alcuni principi validi per tutte le professioni e di alcune parti specifiche, ognuna riferite alle varie professioni ordinistiche (esclusa la professione medica) raggruppate per aree omogenee. La parte che riguarda ingegneri e architetti è quella dell’area così detta tecnica, che comprende anche geometri, periti ecc.  Vale a dire che, fatte salve le diverse competenze, i parametri sono gli stessi per tutte le professioni dell’area tecnica.

A questo punto è preferibile argomentare per domande e risposte, cioè per FAQ. Seguiranno alcuni commenti e suggerimenti:

I parametri sono le nuove tariffe?
No, i parametri non sono le nuove tariffe, dato che ogni riferimento tariffario è stato abolito, anche se sono strutturate in modo del tutto analogo alla vecchia tariffa per le opere pubbliche.

Perché sono stati introdotti i nuovi parametri?
I nuovi parametri, che sono strutturati con criterio basato su costo dell’opera, percentuale, tipo di prestazioni effettuate, tipologia dell’opera e/o della prestazione, e con l’introduzione di un nuovo indice, il grado di complessità dell’opera, dovranno essere applicati per la liquidazione da parte di un organo giurisdizionale (vale a dire in caso di controversia, dal tribunale o dal collegio arbitrale), ma serviranno anche come base di riferimento per i progetti di opere pubbliche. Quindi nel primo caso, la controversia, serviranno a posteriori, nel secondo caso, le opere pubbliche, invece serviranno alle amministrazioni a priori. In quest’ultimo senso svolgono di fatto una funzione del tutto analoga alla vecchia tariffa, naturalmente tenendo conto del campo di variabilità dovuto ai ribassi.

Ci sono novità nei principi generali?
Sì, ci sono, ed è necessario conoscerli e valutarli con grande attenzione perché, viceversa, possono avere ricadute importanti in caso di contenzioso con il committente.

Quali sono le novità?
Sono molte, ma, tralasciando per ora i tecnicismi legati al calcolo dei parametri, la più importante è quella del comma 6 dell’Art.1 che recita: “L’assenza di prova del preventivo di massima……costituisce elemento di valutazione negativa da parte dell’organo giurisdizionale”. E’ naturale che questa disposizione rende di fatto obbligatorio, oltre che utile in ogni caso, un preventivo scritto reso dal professionista al committente. E’ bene specificare, anche se potrebbe sembrare inutile dirlo, che per preventivo la legge non intende significare che il committente è tenuto a chiedere più preventivi a più professionisti (cosa che in verità accade sempre più stesso nella prassi), ma che il professionista, prima di iniziare le proprie prestazioni per conto di un cliente ha l’obbligo di informare quest’ultimo sui costi che egli dovrà sostenere  per il compenso al professionista. Il preventivo è quindi l’indicazione precisa che costituirà contrattualmente il nostro compenso.
Alla luce del comma di cui sopra, non possiamo non consigliare i colleghi di stipulare un incarico scritto, di complessità variabile in funzione del tipo di incarico. La voce più importante di questo incarico dovrà essere l’indicazione dei compensi (e delle spese, che non sono comprese nei parametri), cercando anche di regolamentare i compensi per imprevisti non attribuibili al professionista stesso, quali, ad esempio, varianti al progetto richieste dal committente, nuove norme intervenute dopo la firma dell’incarico, cambi di programma economico da parte del committente, fatti imprevedibili durante l’esecuzione dell’opera e quant’altro. Se questi imprevisti non sono quantificabili a priori, è bene comunque prevedere nell’indicare che in caso di varianti o nuove prestazioni non previste si dovrà concordare il compenso prima dell’inzio della prestazione stessa.
Per i lavori di modesta entità e impegno dove la parte amministrativa è prevalente sull’importo dei lavori (Es.: una sanatoria, un gazebo, una tettoia, ecc) riteniamo possa essere sufficiente una mail o una semplice scrittura con i nomi di committente e professionista, l’oggetto dell’incarico e l’indicazione dell’importo del compenso.

Cosa significa “elemento di valutazione negativa del compenso”?
Non è facile dare una risposta esaustiva. Per certo, al Capo V, Disposizioni concernenti le professioni dell’area tecnica, l’art. 36, Complessità della prestazione, al comma 2 recita per intero: “In considerazione, altresì, della natura dell’opera, pregio della prestazione, dei risultati e dei vantaggi, anche non economici, conseguiti dal cliente, dell’eventuale urgenza della prestazione, l’organo giurisdizionale può aumentare o diminuire il compenso di regola fino al 60 per cento rispetto a quello altrimenti liquidabile”.
Quindi, se da un lato entrano nella valutazione giurisdizionale “i risultati e i vantaggi, anche non economici (quindi quelli economici sono compresi, NdR) conseguiti dal cliente”, che potrebbero essere causa di maggiorazione, dall’altro è difficile non pensare che una forte riduzione possa essere determinata dalla impossibilità di dimostrare la esistenza di preventivo.
E’ altresì vero che al Capo I, Disposizioni generali, Art. 1, comma 7 c’è scritto che: “In nessun caso le soglie numeriche indicate, anche a mezzo di percentuale, sia nei minimi che nei massimi, per la liquidazione del compenso, nel presente decreto e nelle tabelle allegate, sono vincolanti per la liquidazione della stessa”. Difficile darne una interpretazione univoca fino a quando non vi sarà giurisprudenza, ma allo stato attuale è consigliabile, per prudenza, immaginare che, in mancanza di dimostrazione di aver informato il cliente, l’organo giurisdizionale possa anche decidere di andare ben oltre la riduzione del 60% o addirittura possa non riconoscere alcun diritto alla riscossione dei compensi da parte del professionista.
*****
A questo punto, senza entrare nel dettaglio sul calcolo del compenso in base ai parametri, peraltro abbastanza ben comprensibile dalla lettura attenta della legge, c’è la domanda delle domande, e cioè:

Come si fa a prevedere il compenso se non c’è più una tariffa?
Questa è la parte di suggerimenti da prendere con maggiore prudenza. Premesso che ognuno può adottare il metodo che vuole, che gli è più congeniale, cui è più abituato o a cui sono più abituati i propri clienti, i metodi, tuttavia, possono essere ridotti ai seguenti:
a percentuale, naturalmente in base a molti parametri individuali, quali la consuetudine, il mercato, la trattativa, un’analisi dettagliata dei costi di studio e dell’utile necessario, riportata poi ad una percentuale, ecc.
in base ad una unità di misura oggettiva della costruzione, vale a dire un valore in euro a mq di SUL, oppure, rapportato al volume, in euro a mc di costruzione;
a corpo, cioè la vecchia discrezione, vale a dire un valore unico per tutta la prestazione, stando tuttavia sempre attenti a normare eventuali varianti;
in ragione del tempo prevedibile, definendo un costo orario.

Tuttavia riteniamo opportuno, qualunque sia il metodo scelto, effettuare una verifica con i parametri di cui alla legge, entro una banda di oscillazione intermedia rispetto ai valori limite di legge. Questo, sia chiaro, senza richiamarli nell’incarico.

Ci sembra una soluzione ragionevole per due motivi:
-         -  In caso di contenzioso con il cliente, visto anche il vasto campo di variabilità che oscilla, teoricamente, da una riduzione del 60% ad un aumento del 60% sul compenso medio ottenuto con le varie tabelle, è quanto meno utile non uscire da questo ampio intervallo, per non doversi trovare di fronte a brutte sorprese nel giudizio. C’è in questo intervallo un ampio margine di trattativa con il cliente, sempre ipotizzando un mercato non drogato dalla crisi e dal pessimo esempio dato dai ribassi assurdi imposti dagli enti pubblici negli ultimi anni.
-        -   E’ utile, a lunga distanza, avere quei riferimenti parametrici, in modo tale da trovare nel mercato uno standard medio che non vuol dire creare una condizione di non concorrenza, ma che significa trovare una soglia di decenza entro cui poter lavorare ed anche una ragionevole previsione di spesa che il cliente sa di dover affrontare quando intraprende un’operazione economica.
Ricordiamo infine che, per incarichi che prevedono più “prestazioni”, cioè progetto preliminare, definitivo, esecutivo e D.L., è consigliabile dettagliare nell’incarico i compensi per ognuna delle fasi. Questo perché, in caso di interruzioni di incarico, potrebbe essere più facile evitare il contenzioso, visto che l’Art. 1, al comma 5 prevede: “Per gli incarichi non conclusi,  o prosecuzioni  di  precedenti incarichi, si tiene conto dell'opera effettivamente svolta”, e il rischio che l’organo giurisdizionale possa modificare in più o in meno il compenso potrebbe costituire un deterrente sia per il cliente che per il professionista. Diamo cioè per scontato che è sempre preferibile trovare un accordo piuttosto che imbarcarsi in cause dall'esito e dai tempi sempre incerti.

venerdì 31 agosto 2012

BACHECA: L'INTERVENTO DELL'ARCH. MARINO BOTTI



Inauguriamo questo nuovo sistema della Bacheca con un contributo dell'Arch. Marino Botti.

Questo il link:


BACHECA DEGLI INTERVENTI DEI COLLEGHI



Poichè cominciano ad arrivare pareri e interventi di colleghi, per adesso tutti incentrati naturalmente sul tema Province, abbiamo ritenuto opportuno dare una struttura più razionale al blog.

Abbiamo collocato ogni intervento in una pagina, praticamente un post a se stante.
A sinistra in alto della pagina principale del blog abbiamo già inserito l'elenco degli interventi fino ad oggi pervenuti.

Abbiamo chiamato BACHECA questa raccolta. Avevamo pensato anche a Tazebao ma abbiamo soprasseduto, per non far credere che si debba trattare di lamentazioni, mentre si auspicano interventi propositivi o riflessioni o analisi, se possibile.

Ogni volta che ci sarà un nuovo intervento faremo un breve post dove ci sarà scritto il nome del collega, l'argomento e il link alla pagina. Naturalmente sarà possibile accedere a tutte le pagine dall'elenco delle BACHECA.

Per adesso i due interventi degli architetti Marco Lucherini e Giovanni Rupi resteranno anche nel post precedente, oltre che in BACHECA.

Ci scusiamo per questa modifica in corsa e per la prolissa spiegazione che appare più complicata a leggerla che non ad usarla.

Invitiamo caldamente tutti i colleghi ad utilizzare questo spazio a loro disposizione, considerandolo una specie di blog con più autori. Non escludiamo di accogliere anche contributi di soggetti diversi da architetti o ingegneri, l'importante è che l'argomento sia attinente alla professione.

QUALCHE PARERE DEI COLLEGHI SULLA PROVINCIA

In risposta alla nostra domanda ai colleghi sulla soluzione più idonea per il riordino delle province toscane, sono pervenute numerose mail, fatto positivamente insolito per noi professionisti, spesso purtroppo disattenti ai fatti istituzionali, almeno fino a quando non è troppo tardi.
I pareri ad oggi pervenuti, salvo decimali, sono al 60% per Arezzo provincia da sola e al 40% per Arezzo capoluogo dell'area vasta Arezzo-Siena-Grosseto.
Di queste mail pubblichiamo il contenuto di due colleghi che hanno argomentato il loro parere in maniera più estesa.
I due pareri sono quelli dell'architetto Marco Lucherini e dell'arch. Giovanni Rupi..
I due testi affrontano il tema in maniera molto diversa: Marco Lucherini consigliando, tra l'altro, il coinvolgimento degli avvocati, in vista di una possibile perdita, nel tempo, del Tribunale e della Questura, Giovanni Rupi, in maniera più provocatoria, introducendo il tema delle relazioni tra Arezzo e l'Umbria, soprattutto in ordine alla gestione delle risorse idriche (diga di Montedoglio e Lago Trasimeno), tema, questo del legame con l'Umbria, che si è affacciato anche in diversi articoli e commenti su Informarezzo.
Invitiamo tutti a partecipare al sondaggio on line di ArezzoNotizie sulla proposta del Presidente Rossi. Il sondaggio è anonimo, semplice, non richiede iscrizione e, al momento, il  numero dei votanti è sulla soglia di 1000. I sondaggi on line non hanno ovviamente precisione statistica, tuttavia sono rappresentativi di una tendenza, specialmente per il numero dei votanti. E ci sembra che quasi 1000 votanti sia un numero importante.

Sollecitiamo i colleghi ad inviare loro contributi a questo blog che li pubblicherà con piacere, sempre a condizione che i contenuti non siano offensivi o lesivi della dignità delle persone, e con l'avvertenza che i pareri pubblicati, salvo esplicita indicazione, sono da intendersi come contributi personali non necessariamente condivisi da INARSIND Arezzo.

Testo della mail dell'architetto Marco Lucherini

L’argomento merita l’attenzione di tutti noi, per questo aggiungo il mio sollecito a partecipare compatti al dibattito.
La prima osservazione e di natura legislativa.
Non è possibile che il legislatore abbia trascurato che i dati di censimento non possono essere assoluti e che non sia stato introdotto un principio minimo di tolleranza numerica sulla soglia di sbarramento (solo l’1%, nel caso nostro, rappresenterebbe 3.500 abitanti circa).
Basterebbe a questo proposito controllare se effettivamente tutte le famiglie chiamate a fornire i dati censuari abbiano ottemperato a questo obbligo.
Il dato pertanto non può che essere che in difetto, quindi anche in assenza di un preciso dato legislativo a tutela del criterio di valutazione, il Governatore dovrebbe tenere conto di quanto sopra osservato ed esprimere un parere più equilibrato.
In secondo luogo credo di poter sottolineare come il  processo di riorganizzazione che necessariamente dovrà attivarsi, non sia affatto indolore dal punto di vista economico, senza parlare delle conseguenze e delle ricadute sul piano del servizio ai cittadini che la suddetta fase genererà. Esperienza insegna abbondantemente!!!
Va anche considerato  il vasto territorio che la nuova maxiprovincia  sottenderà in futuro, che dal punto di vista dei collegamenti risulta il meno attrezzato della regione, e anche di gran parte dell’intera nazione.
Per farsi un’idea basta pensare al calvario necessario per raggiungere Siena dalla val Marecchia!!
Ho la sensazione che il Governatore non abbia la minima idea di ciò di cui si sta parlando.
Quarta osservazione, non certo per importanza dell’argomento, è che Arezzo perderà oltre a Camera di Commercio e Prefettura, anche  Questura, e in futuro il Tribunale. Con quest’ultima argomentazione tenderei a coinvolgere nell’animata discussione anche gli sventurati avvocati aretini, con i quali potremo, se non altro condividere allegre colazioni al bar Trombetta di Rigomagno Scalo, o cene a Palazzolo, perché forare il Calcione è sacrilegio (questa si che è una faccenda seria).
Concludendo rapidamente mi pare che, come spesso accade  nel nostro paese, si tratti di una soluzione “toppa” per dare risposte ai cittadini  di carattere politico dopo aver sbandierato canovacci con sopra scritte le terapie per tutti i mali. La realtà è ben diversa.
Mi pare che l’unica soluzione ragionevole sarebbe stata abolire le regioni, delegando semplicemente le competenze ai Comuni dei relativi capoluoghi, come succede praticamente ovunque, ma subito, evitando soluzioni “ponte” per addolcire la medicina in attesa di arrivare al vero obiettivo, che verrà centrato alla prossima congiuntura sfavorevole. Semmai!!
La Soluzione proposta costerà senza dubbio di più (non vedo come la eliminazione di due consigli provinciali possa compensare l’inevitabile aumento delle spese di struttura tecnico/amministrativa); non eliminerà inoltre il costo dei passaggi elettorali;
Tanto vale lasciare le cose come stanno, in modo particolare in provincie delle dimensioni territoriali come la nostra.
Marco Lucherini

Testo dell'architetto Giovanni Rupi
(pubblicato anche sul Corriere di Arezzo)

In questo secchissimo Ferrarrosto il tema che tiene banco è, senza dubbio, il destino della Provincia di Arezzo, ma più di questa è il Capoluogo.
Tragedia. Dopo le esternazioni del Governatore Enrico Rossi pare che la Maitresse Firenze si sia accordata con l’odiatissima Siena per far diventare Siena Capoluogo, in barba ai parametri numerici, per questo, assai chiari che indicherebbero Arezzo come capoluogo.
Bene.
Bene un ciufolo!
Nonostante il corpo in putrefazione del Monte dei Paschi si va avanti egualmente, segno che gli inciuci Politica-Quattrini vengono sempre sostenuti dai boiardi toscani.
Nonostante tutto.
Bravi!
In questo caso c’è solo una cosa da fare, e cioè rilanciare.
Il Valdarno vuole andare con Firenze? Lo faccia pure.
Il Casentino ama Firenze? S’accomodi.
Noi, se ci vorranno, andremo con l’Umbria, va da sé che bisognerebbe fossero da riformare anche le Regioni, come mi fa osservare il mio amico Enrico Valentini.
Meglio, molto meglio con l’odiata Perugia che con l’odiatissima Siena.
E c’è di più. Andando con l’Umbria con ogni probabilità manterremmo il Capoluogo e poi noi porteremmo in dote la cosa più preziosa che c’è. L’acqua. La diga di Montedoglio, in questo caso fornirebbe il suo preziosissimo minerale a noi e ai cugini umbri, e l’inanellata maitresse, con la supponente rossa di mattoni, e non solo, rimarrebbero a bocca asciutta ( è proprio il caso di dirlo ).
Se poi volessimo esagerare, ma non molto, potremmo proporre come Capoluogo Cortona, che in quanto a storia, caro Governatore è anche più antica di Roma. Tale Enea ne fu l’urbanista più qualificato.
In ultimo, carissimi Compagni, che da sempre sostenete con il vostro legittimo voto il governo della Toscana, nonostante tutto e tutti, non vi pare che a Firenze vi adoperino un po’?
Non vi hanno dato un Assessore vi vogliono spazzare via. Vi piace ancora?
E della Due Mari, alias, la Grosseto Fano, da Siena a Grosseto l’hanno raddoppiata, ad Arezzo non è stata nemmeno tracciata… non sentile un lieve bruciorino?
Allora vi piace! Sappiate che con il vostro voto loro ci campano e bene.
Si realizza il vecchio assioma: se un tizio ha due figli, uno laborioso, ubbidiente, altruista, e uno capriccioso, piantagrane prepotente, quest’ultimo avrà sempre di più, l’altro molto meno, tanto è mite e quindi non vale la pena supportarlo.
Nel vostro caso loro sono sicuri che li voterete sempre e comunque.
Bravi, loro e anche voi però!
Giovanni Rupi