La categoria dei Liberi professionisti
deve provvedere alla sua difesa con tutti i mezzi più risoluti, attraverso organizzazioni sindacali ad adesione libera,
sottratte ad ogni disciplina e gerarchia statale, limitate ai soli puri professionisti,
ossia a coloro che, unicamente da contratti di opera e mai da remunerazioni a tempo o a stipendio e quindi da lavoro subordinato,
anche se intellettualmente di alto grado, traggono i materiali mezzi della propria sussistenza".
Amadeo Bordiga, cofondatore del Sindacato Ingegneri Liberi Professionisti – Napoli, 1950

lunedì 28 maggio 2012

INCONTRO CON ASSESSORE URBANISTICA E UFFICI DI AREZZO - REPORT

Stamani, lunedì 28 maggio 2012, il Consiglio Direttivo di INARSIND si è incontrato con il Vice Sindaco e Assessore all’Urbanistica Stefano Gasperini. Erano presenti con l’assessore, l’architetto Roberto Calussi e l’architetto Fabrizio Beoni.

Scopo dell’incontro, richiesto da INARSIND, era:
  1. Presentare richiesta formale di una profonda modifica dell’attuale procedura di pre-istruttoria che, come da noi largamente previsto e pubblicamente esternato, ha mancato gli obiettivi, generando, per adesso, solo grande insoddisfazione tra i colleghi
  2. Essere informati, per informare i colleghi, delle decisioni prese dall’Amministrazione in ordine alla indispensabile, urgente e più volte da noi richiesta di Variante al Regolamento Urbanistico.

Quanto al punto 1, Il Presidente INARSIND Arezzo Arch. Alessandro Cinelli ha consegnato e illustrato all’Assessore e all’Ufficio un documento (clicca qui) con richieste precise, sintetizzabili nel ritornare al vecchio metodo dell’apertura libera al pubblico, lasciando la così detta pre-istruttoria come possibilità di offerta aggiuntiva e non esclusiva da parte dell’Amministrazione, un optional praticamente.

L’Architetto Calussi ha riconosciuto i problemi creati da tale procedura, pur rivendicandone l’utilità, soprattutto in relazione alla SCIA, eha confermato che gli uffici torneranno aperti al pubblico il martedì e il giovedì, in maniera libera o comunque con procedure da determinarsi. La pre-istruttoria cambierà nome, nel senso che diventerà quello che effettivamente può essere, cioè un esame della completezza formale della pratica fatta in collaborazione tra ufficio e professionista, restando poi l’istruttoria vera e propria di esclusiva competenza dell’ufficio (e la responsabilità di esclusiva competenza del professionista, come è ovvio). Le modalità precise saranno successivamente chiarite e affinate dall’Ufficio. Quello che a noi premeva era riaprire l’ufficio al pubblico, possibilmente con un orario più ampio di quello precedente, stante le difficoltà interpretative delle NTA a tutti note. Abbiamo fatto presente che non è con nuove procedure che si risolvono i problemi del RU, ma con un contatto snello e flessibile dei professionisti con l’ufficio per chiarire le numerosissime difficoltà interpretative, quando non l’assoluta incomprensibilità delle norme, con cui ciascuno di noi si scontra ogni volta che apre il “libro”. Fermo restando che la priorità è rimuovere la causa, cioè modificare il RU stesso.


Venendo al punto 2l’Assessore Gasperini e l’Arch. Calussi ci hanno comunicato di aver dato inizio ad una profonda revisione e potatura delle NTA.

A puro titolo di esempio da non prendere alla lettera, vi dovrebbe essere una riduzione quantitativa delle Norme pari ad almeno 1/3 del totale, rinviando molte norme al Regolamento Edilizio, come è logico che debba essere, anche per la più snella procedura di modifica e aggiornamento dello stesso. E’ parere dell’Ufficio che allo stato attuale, riconosciuta l’impraticabilità dell’attuale impianto normativo, questa sia la vera emergenza cui dover porre rimedio, ragion per cui il Comune procederà senza alcuna variante di tipo cartografico. In sostanza la variante inciderà esclusivamente sulle norme relative al patrimonio edilizio esistente, non andando quindi ad incidere sulle Aree di Trasformazione.

In particolare è stata posta per adesso l’attenzione sulle parti più controverse del piano, vale a dire sulle aree agricole e sul tessuto consolidato, le così dette zone B. Mentre sulle aree agricole la revisione è ad uno stato più avanzato, per le zone B permane il problema del “dimensionamento” che è un limite difficilmente superabile per norma regionale. Calussi intende tuttavia dare una almeno parziale soluzione al problema utilizzando quanto resta del “mitico” dimensionamento (l’ironia d’obbligo è ovviamente nei confronti della norma-feticcio regionale), i cui dettagli interessano fino ad un certo punto, trattandosi a nostro avviso di falsi problemi di carattere squisitamente burocratico, interessando invece il risultato che ne uscirà, e che nessuno allo stato attuale è in grado di prevedere.

Una semplificazione delle destinazioni, ha detto Calussi, nonchè la correzione delle assurdità normative presenti, sarà fatta anche per il sistema della produzione, cioè le zone P.

Naturalmente non conosciamo l’articolato, anche perché ancora è in forma di bozza di lavoro, ma l’architetto Calussi ci ha dato alcuni flash per capirne lo spirito:

  • ovviare alle limitazioni imposte dalla legge 40 regionale per le addizioni funzionali mediante l’introduzione della sostituzione edilizia con premi,  come a suo tempo proposto a Calussi stesso da INARSIND;
  • abolizione della classificazione di manufatti “precari”, restando probabilmente una normativa più restrittiva per le sole tettoie
  • forte semplificazione della lettura delle norme per le zone agricole attualmente impostata sui numerosi sotto-sistemi,  partendo invece dalla tipologia di intervento, vale a dire, ad esempio, in base al fatto se si tratti di interventi per aziende agricole o per edifici di civile abitazione in zona agricola, indicando poi dove è possibile effettuare tali interventi.

Da quanto è emerso, sopra riassunto per sommi capi, ci siamo formati l’opinione che non solo sia molto difficile arrivare all’adozione della variante “prima delle chiusura estiva”, come ci è stato comunicato dagli Ordini, ma non sia nemmeno opportuno. Questo non perché non vi sia urgenza, tutt’altro, ma perché riteniamo che sia doveroso, prima di portare le nuove norme nelle commissioni e in Consiglio Comunale, fornire un’informazione completa ai cittadini e ai professionisti in particolare, al fine di evitare di commettere nuovi errori che produrrebbero una nuova massa di osservazioni.

Per questo intendiamo invitare l’Assessore e l’Ufficio ad un incontro pubblico per la seconda quindicina di giugno, per illustrare la variante, che a quel punto dovrebbe avere una più puntuale definizione. Questo nello spirito di instaurare un rapporto informativo bi-direzionale, continuo e non formale tra Amministrazione e liberi professionisti, senza pregiudiziali da parte di nessuno; un confronto a cui tutti gli interessati abbiano la possibilità di partecipare e di portare il loro contributo e la loro esperienza diretta.

L’impressione che abbiamo ricavato dall’incontro è, finalmente, quella di una presa di coscienza da parte dell’Amministrazione dei problemi esistenti e del fatto che sembra esistere la volontà di porvi rimedio, almeno parzialmente. La scelta fatta non va del tutto incontro alle nostre richieste emerse chiaramente nel corso dell’incontro pubblico tenuta il 22 febbraio in Comune, tuttavia, nella logica che il meglio è nemico del bene, e riservandoci di valutare il risultato finale, riteniamo sia doveroso riconoscere un atteggiamento di apertura alle sollecitazioni provenienti da parte dei liberi professionisti.

Certamente resta il nodo irrisolto di un piano del tutto privo di disegno, della mancanza complessiva di un’idea di città, di una errata applicazione della normativa sulla “perequazione”, da ritenersi esosa in tempi di bolla speculativa, figuriamoci nell’attuale situazione in cui versa l’economia e l’edilizia in particolare.

Alla luce di tutto questo, a fine riunione abbiamo consegnato all’Ufficio, quale esempio virtuoso non da copiare e nemmeno da usare come traccia ma da interpretare nei suoi principi-guida, le NTA del Piano di Governo del Territorio di Milano (corrispondente al nostro RU), in approvazione da parte della Giunta Pisapia. A parte l’estrema sintesi di tale documento (solo 35 articoli per tutto il patrimonio edilizio esistente nell’intero comune di Milano), quello che più conta è lo spirito “liberal” che lo contraddistingue, con la piena liberalizzazione delle destinazioni funzionali ovunque e senza quote percentuali, un ricorso al metodo della “moral suasion” e dell’incentivo piuttosto che di ferree regole impositive, un atto di fiducia verso i cittadini piuttosto che di diffidenza, gli intelligenti e pre-determinati incentivi per il social housing e una perequazione equa relativa alla sola cessione di aree a disposizione del pubblico per verde e attrezzature per la mobilità. Norme che consentono di andare nella direzione di un autentico, possibile e auspicabile recupero del patrimonio edilizio esistente, al di là delle dichiarazioni di principio poi smentite dai fatti.

Milano, la città italiana più aperta al mondo e alla modernità, con il suo Sindaco non sospettabile certo di iper-liberismo o di essere a favore della deregulation selvaggia, ci offre un esempio virtuoso il cui spirito ci auguriamo possa essere recepito. Scherzosamente abbiano fatto osservare di avere "scavalcato a sinistra" l'Amministrazione proponendo questo esempio.

Un personaggio di altro profilo, quale l’urbanista e storico della città prof. Marco Romano, ha definito quelle norme, sul Corriere della Sera, una “svolta radicale” nell’urbanistica italiana.

Ci auguriamo che l’Amministrazione sappia cogliere lo spirito propositivo con cui ci siamo permessi di portare alla sua attenzione queste NTA.

domenica 6 maggio 2012

ORDINE DEGLI ARCHITETTI - COMUNE DI AREZZO - INARSIND AREZZO


Tre cose.
1) 250€ di iscrizione annuale all’Ordine Architetti.
2) Le preistruttorie al Comune di Arezzo.
3) Le trattative tra Ordini e Comune sul Regolamento Urbanistico.
1) Da una indagine nazionale svolta su Facebook, l'Ordine degli Architetti di Arezzo è tra i più cari (negli altri ordini  la quota varia all’incirca da 155 a 220 €). L'Ordine degli Ingegneri di Arezzo mi sembra costi sui 120 € annui. Meno della metà. È ovvio che il costo esagerato di un Ordine deriva dalle attività non istituzionali, quelle,cioè, non assegnate dalla legge istitutiva.
Ma veniamo al problema. All'ultima assemblea per l'approvazione del bilancio, tra consiglieri ed iscritti c'erano circa 13 persone su 850 iscritti.
È vero che gli assenti hanno sempre torto. Ma è altrettanto vero che il buon senso, in questi casi, dovrebbe suggerire di limitare le spese alle sole funzioni istituzionali.
Inoltre, potrebbe essere fatta una indagine semplicissima tra gli iscritti, utilizzando la posta elettronica. L'esito, peró, di tale indagine sarebbe scontata. Agli 830 iscritti su 850 che non partecipano all'assemblea di bilancio, cosa può importare di spendere per convegni, pubblicazioni, biblioteca, bella sede ecc. ecc.? Ma forse è proprio questa consapevolezza che impedisce di fare un sondaggio e suggerisce invece atteggiamenti polizieschi.
2) Le preistruttorie, improvvidamente chieste al Comune da parte dell’Ordine degli Architetti allungano i tempi in maniera esponenziale. Per avere una semplice consulenza su come il Comune interpreta qualcuna delle astruse norme del  RU, a me hanno dato appuntamento dopo 20 gg. Può un cliente attendere una risposta con questi tempi? Può significare la perdita di un lavoro! Una volta, non solo non c’era un RU così astruso ma andavi negli uffici il Martedì o il Giovedì e, se eri sfortunato (sic), ti facevi un paio d’ore di fila e poi parlavi con un tecnico istruttore. Ora invece devi compilare una scheda spiegando preliminarmente il problema, la devi inviare per e-mail, devi aspettare la risposta, andare su, avere il colloquio e forse compilare un verbale. Se poi fai la SCIA si ricomincia daccapo. Quando invii la scheda per l’appuntamento, c’è poi ovviamente  un tecnico comunale che la deve analizzare, stabilire il tipo di domanda, classificarla, scegliere chi sarà l’istruttore in base al regolamento interno, verificare che non sia in ferie o a qualche corso di formazione, individuare la data del colloquio, comunicarla al professionista esterno e al tecnico interno prescelto. Come tempi, senza aver fatto ancora il colloquio, siamo già oltre quello che sarebbe stato alla vecchia maniera. In questo momento di crisi e di pochissimo lavoro per tutti, sembra che il problema sia stato risolto, per i tecnici comunali, aumentando le procedure e i tempi per le poche pratiche esistenti. I liberi professionisti e i loro clienti, però, si vedono aggiungere, oltre al danno, la beffa.
Era meglio se l’Ordine degli Architetti non avesse travalicato la sua funzione istituzionale andando a proporre simili procedure al Comune di Arezzo.
3)Gli Ordini Professionali, del tutto al di fuori del proprio ruolo, si sono messi, ormai da qualche anno, a trattare nei “tavoli di confronto” con l’amministrazione comunale su urbanistica e regolamenti vari. Lo hanno fatto a spese degli iscritti (250 € annui per gli architettie senza avere da loro (gli iscritti) alcun tipo di mandato.
Qualcuno (cft. commento di “Luigi Sturzo”, pseudonimo su Informarezzo) si è chiesto se  “trattare" in via riservata le modifiche al Regolamento Urbanistico del Comune di Arezzo” sia compito degli Ordini. La risposta è ovvia. Ciò “non rientra” tra i compiti istituzionali degli Ordini e, quando viene fatto, si crea soltanto confusione di ruoli e si fa danno. Quella delle preistruttorie è l’ultimo esempio. 
Gli Ordini non sono un organismo di rappresentanza di categoria ma, al contrario, sono istituzioni statali nate per controllare i professionisti i quali hanno l’obbligo di iscrizione. Gli Ordini sono una istituzione statale come lo sono anche i Comuni. Per questo motivo, dire che sono diventati “addetti stampa” del Comune (come ha fatto l’amico Piero) non è poi una grande offesa poiché, tra istituzioni, ci si aiuta a vicenda. Il problema nasce quando qualcuno vuol dare a bere l’idea che gli Ordini “trattano” col Comune per difendere i propri iscritti (che, tra l’altro, sono eterogenei e con interessi spesso molto conflittuali) quando invece, di fatto, e al di là, forse, delle intenzioni, risultano coalizzati per avallare regolamenti astrusi e procedure Kafkiane.  Per esempio, quando si sono levate voci contro il Regolamento Urbanistico all’indomani dell’adozione, dal comune hanno risposto che gli Ordini erano d’accordo, in virtù del fatto che c’erano stati dei “tavoli di confronto”.
Rinnovo anche io l’appello agli Ordini fatto da Pietro Pagliardini. “Limitatevi a svolgere le funzioni che la legge vi assegna: la quota d’iscrizione costerebbe molto meno e le cose non potrebbero che andare meglio”.
La rappresentanza di categoria dei liberi professionisti spetta al sindacato, liberamente scelto senza obbligo di iscrizione.
I tecnici comunali hanno i loro sindacati. I liberi professionisti, ad Arezzo  hanno Inarsind che nelle occasioni importanti ha già mobilitato centinaia  di persone nonostante alcune conclamate forme di boicottaggio.
Inarsind rappresenta i tecnici che devono interpretare e applicare le norme comunali (prendendosi le relative responsabilità).  Inarsind è in grado di fornire al comune di Arezzo la vasta esperienza dei propri iscritti, nell’interesse non solo della categoria ma di tutta la cittadinanza.
Inarsind non ha mai chiesto un tavolo di trattativa privata col Comune.
Inarsind chiede, invece, un confronto pubblico costante con l’amministrazione comunale, sui temi urbanistici ed edilizi, aperto a tutti gli interessati.
Alessandro Cinelli Architetto

venerdì 4 maggio 2012

IL VOLTO ARCIGNO DELL’ORDINE ARCHITETTI, LA VARIANTE FANTASMA ALLE NTA E IL MISTERO SVELATO DELLA PREISTRUTTORIA


Tre considerazioni su recenti comportamenti dell’Ordine Architetti:

1) Il 30 aprile è scaduto il termine per il pagamento della quota annua di iscrizione obbligatoria all’Ordine. A questo punto, chi non avesse pagato, e abbiamo ragione di credere che qualche caso vi sia, sarà sottoposto a procedimento disciplinare. Così è scritto nella lettera inviata a suo tempo. Questo è  il classico esempio di grida manzoniana, ingiustamente e inutilmente punitiva e minacciosa. Poniamo che 50 architetti non abbiano pagato (ottimismo?): l’ordine si è impiccato ad aprire 50 procedimenti disciplinari. E’ una situazione plausibile, ragionevole, umana? E’ evidente che il pagamento della quota è un obbligo che non può essere eluso, ma all’Ordine si sono resi conto della situazione in cui versa l’economia e l’edilizia in particolare? Ne hanno la percezione oppure si crede che sia solo un refrain tipo TG che scivola via dopo averlo citato in qualche convegno? Perfino INARCASSA ha rateizzato con una penale minima. Perfino Monti ha dilazionato l’IMU. Perché l’Ordine, che è nel territorio e quindi dovrebbe essere più vicino ai propri iscritti, ha ritenuto di fare ricorso a questo metodo inquisitorio e non ha utilizzato invece una serie di more a scalare, magari non da rapina? Perché l’Ordine deve mostrare questo volto arcigno? 250 euro non è cifra del tutto irrilevante (e una delle più alte d’Italia) e qualcuno è possibile abbia qualche difficoltà a pagarle, specie se sommata a tutti gli altri innumerevoli balzelli cui siamo sottoposti.
Attendiamo con ansia l’espulsione di qualche decina di colleghi.

Siamo saltati sulla sedia! Dunque il Comune è nella fase di “preparazione” della Variante alle sole NTA. Che cosa vorrà dire “preparazione”? Si riferirà alle modalità e ai criteri da seguire nella redazione della variante o più semplicemente vorrà dire che ci stanno lavorando? Dai tempi indicati, praticamente dopodomani, sembra essere quest’ultima la risposta più plausibile. E chi è il soggetto che starebbe “preparando”? Molte altre sarebbero le domande da porsi, a riprova del fatto che nessuno sa niente, se non per “si dice”, e che la comunicazione è stata affidata ai Consigli degli Ordini, i quali sembrano assumere il ruolo di “addetti stampa” del Comune: che altro giudizio dare in assenza di un commento, di un giudizio sull’operazione in corso, dell’espressione di un pensiero? Forse dopo che gli Ordini sono stati criticati per un interventismo andato ben oltre le funzioni loro attribuite, ritengono che l’asettico ruolo di addetto stampa sia più consono alla situazione? Peccato che tale atteggiamento faccia pensare ancora peggio di prima e fornisca un’immagine di appiattimento sull’Amministrazione, con quell’astenersi da qualsiasi osservazione. Dispiace dirlo, ma questo è quanto si può ricavare dai fatti. Evidentemente è la strada che gli Ordini ritengono giusta da seguire. Non si tratta certo di giudicare i contenuti della Variante, che ci sono ignoti, ma almeno sul fatto che l’operazione si stia svolgendo in sordina, senza una comunicazione alla città, senza l’apertura di un minimo di dibattito pubblico, senza l’indicazione di una scelta culturale e politica per uno strumento che interessa cittadini, imprese, professionisti, operatori in genere, qualcosa si poteva dire. La città ha diritto di sapere cosa si sta preparando. Non il dettaglio, non il singolo articolo, non l’articolato, non il cavillo leguleio, come l'Ordine ha fatto fino ad oggi,  ma i principi che dovranno guidare le nuove NTA quelli sì, è necessario conoscerli e discuterli. Invece no, non sappiamo nemmeno se sia stato avviato il procedimento. Fatto formale, si dirà. Certamente, ma a noi interessa la sostanza: se non lo sappiamo, e immaginiamo che sia stata svolta la procedura, vuol dire che non è stata data rilevanza alcuna alla notizia, non è stato ritenuto che una variante normativa sia significativa. Non riteniamo che sia questo l’approccio giusto. Premesso che noi abbiamo chiesto, e continueremo a chiedere  una variante per tutto il patrimonio edilizio esistente - salvo essere pronti a ricrederci sui risultati quando e se li vedremo - tuttavia le Norme non sono un’azione burocratica da fare d’ufficio ma sono invece, e alla luce delle NTA vigenti a maggior ragione, la cartina al tornasole del rapporto tra pubblico e privato, tra Amministrazione e cittadini. Per le NTA vigenti il cittadino è suddito, non ha alcuna libertà, nemmeno per la cuccia del cane, l’imprenditore non può costruire un piano ammezzato interno, tutto è controllato e regimato e il poco che è concesso viene distribuito con il lumicino.
Ci piacerebbe sapere qualcosa, tutto qui, ci piacerebbe capire se possiamo sperare in meglio; ci piacerebbe che l'Amministrazione garantisse il nostro diritto di cittadini e di liberi professionisti ad una informazione vera.

3) Ma anche gli Ordini, supponiamo, non sapranno niente. Però sanno che l'assurda procedura di pre-istruttoria e, soprattutto, la blindatura dell’ufficio, presenta “criticità”. Perbacco, avevamo forse ragione noi a dire che era una superflua e dannosa procedura? Certo, l'abbiamo detto quando tutto era già fatto, visto che ce lo hanno detto alla fine, quando tutto era stato già deciso!
Gli Ordini lo sanno bene che esistono "criticità" perché l’hanno proposta, voluta, sollecitata loro, in primis l’Ordine Architetti. Maldicenza, illazione? Neanche per sogno! La rivendica con una certa dose di orgoglio l’Ordine Architetti in un documento pubblicato nel sito istituzionale, qui:


Ma noi stiamo tranquilli, perché l’Ordine, come al solito, “monitora” e le “criticità” saranno certamente rimosse.
A quando un linguaggio che non sia di soli vuoti luoghi comuni e soprattutto a quando azioni svolte nell’interesse dei liberi professionisti e non contro?
Visti i precedenti vi rivolgiamo una preghiera: state fermi, non agitatevi, riposatevi, fate il meno possibile, limitatevi a svolgere i compiti che la legge vi assegna: la quota d’iscrizione costerebbe molto meno e le cose non potrebbero che andare meglio.
Pietro Pagliardini