La categoria dei Liberi professionisti
deve provvedere alla sua difesa con tutti i mezzi più risoluti, attraverso organizzazioni sindacali ad adesione libera,
sottratte ad ogni disciplina e gerarchia statale, limitate ai soli puri professionisti,
ossia a coloro che, unicamente da contratti di opera e mai da remunerazioni a tempo o a stipendio e quindi da lavoro subordinato,
anche se intellettualmente di alto grado, traggono i materiali mezzi della propria sussistenza".
Amadeo Bordiga, cofondatore del Sindacato Ingegneri Liberi Professionisti – Napoli, 1950

venerdì 19 ottobre 2012

QUALCHE CONSIDERAZIONE SUL SEMINARIO PROMOSSO DA INU-TOSCANA E ORDINE ARCHITETTI AREZZO


L’INU Toscana ritiene che l’ordinamento regionale sul governo del territorio rappresenti un’eccellenza.

Così si legge al 2° punto della presentazione del seminario Oltre la 1- Sette punti per il governo del territorio”, promosso dall’Istituto Nazionale di Urbanistica, sezione Toscana e dall’Ordine Architetti di Arezzo.
Tradotto in altro modo l’INU Toscana vuol dire che la Legge Urbanistica della Toscana n° 1/2005 e le leggi di settore collegate, sono un’eccellenza.
INARSIND non ha partecipato al seminario ma ha letto il documento. Non ci dilungheremo nei dettagli, che sarebbero però gustosi: un profluvio di architettese retrò da anni ’70, quindi ne descriveremo il colore per punti essenziali.
Prima però due parole sull’INU: è’ un Istituto che ha una lunga storia, risale al 1930, che svolge il proprio ruolo nel campo dell’Urbanistica e che per questo ha rapporti con la pubblica amministrazione, nel caso specifico della sua sezione Toscana, con la Regione. Che ruolo svolge? Dai toni trionfalistici sembra avere rapporti stretti con la Regione, legittimamente perché è una libera associazione, e perché rivendica con orgoglio un ruolo fondamentale nella nascita della madre della legge 1, cioè la legge 5/1995.

Riteniamo normale la vicinanza di INU agli enti pubblici, proprio per gli “scopi statutari, eminentemente culturali e scientifici: la ricerca nei diversi campi di interesse dell’urbanistica, l’aggiornamento continuo e il rinnovamento della cultura e delle tecniche urbanistiche, la diffusione di una cultura sociale sui temi della città, del territorio, dell’ambiente e dei beni culturali” (1).
Come riteniamo normale che l’INU esprima una sua idea politica molto precisa, dato che “fare urbanistica” e “fare politica” sono in fondo la medesima cosa, poichè entrambe si occupano e si preoccupano di fare un progetto per la città e per i suoi cittadini, e quando si fa un progetto che incide sulla società, si sceglie, e le scelte possono essere molto diverse, spesso opposte, a prescindere dagli aspetti squisitamente disciplinari. Quindi nessuno può gridare allo scandalo.

Però si può non essere d’accordo e criticarne le scelte e pensiamo non saranno pochi a non concordare, dopo aver letto quello che INU Toscana e Ordine Architetti di Arezzo pensano dell’urbanistica e della politica per la città e i cittadini.
Alcune perle:
Al 3° punto si legge:
La crisi economica in atto, la più grave dal 1929, pregiudica in radice il sistema di reperimento delle risorse per le politiche pubbliche elaborato negli ultimi decenni: scarseggiano sempre più le risorse in favore dei Comuni e vengono meno, insieme, i grandi investimenti privati, occasioni di “prelievo” della rendita privata in favore delle politiche pubbliche……….Insieme alla crisi è in atto una profonda riconsiderazione degli assetti istituzionali: è paradossale che, mentre il dibattito pubblico e scientifico sottolinea pressantemente l’esigenza di più incisive pianificazioni sovra comunali, il d.l. 201/11 circoscrive fortemente – se non annulla – il ruolo delle amministrazioni provinciali.” ( l’evidenziazione è nostra).

Dunque si parla di “grandi investimenti privati” come occasione di “prelievo” della rendita. Come leggere questa contorta prosa se non come il fatto che l’INU è più attenta al grande operatore piuttosto che al piccolo, alle grandi società immobiliari piuttosto che al singolo cittadino o al piccolo imprenditore, per motivi di cassa, a favore del pubblico, ma sempre cassa?  Quindi un Istituto “eminentemente culturale e scientifico, ecc. ecc” non sembra mettere al centro delle sue attenzioni i cittadini, agenti reali della società, non sembra essere questo il suo campo di interesse e di indagine. Il suo problema è la cassa dei Comuni, e con i cittadini si ritiene evidentemente che non si facciano grandi numeri, cioè che non si possano fare le concertazioni. Cosa si può chiedere ad uno che si vuole fare la propria casa oltre agli oneri? Per quanto, se avessero letto il Regolamento Urbanistico di Arezzo, si sarebbero accorti che, almeno virtualmente, anche per una o due casette, le opere pubbliche a carico del singolo sono esorbitanti, ma si vede che non sembra abbastanza nemmeno questo.

Legittimo l’INU-pensiero, anche se sentiamo sempre più profumo di anni ‘70, ma finalizzato a cosa?
Tra le altre cose, a questo:
INU Toscana ritiene che la pianificazione, dentro ed oltre la crisi, necessiti in primis di semplificazioni procedimentali e nuovi meccanismi di gestione del rapporto pubblico – privato.
Le semplificazioni devono assicurare tempi credibili nei processi di pianificazione, scongiurare appesantimenti e duplicazioni procedimentali, adeguare la complessità dell’iter alla concreta vicenda.
L’emersione a livello pubblico dei rapporti tra operatori privati ed ente pianificatore ha trovato in Toscana terreno fertile attraverso l’avviso pubblico.
Occorre tuttavia individuare ulteriori modalità innovative per la gestione dei temi della concorsualità tra operatori e dell’apporto dei privati nell’attuazione delle scelte pubbliche, così da assicurare la fattibilità economico finanziaria degli interventi e la necessaria qualità progettuale”.

Chiarissimo no? Si vuole la semplificazione, anche se è difficile credere che chi si esprime in questo modo abbia una vaga idea del significato della parola.
Però semplificare è un’esigenza assoluta e INU-Toscana ne deve avere avuta vaga percezione. Con 17 anni di ritardo. Se è vero infatti che “ la Sezione toscana dell’Istituto Nazionale di Urbanistica - cui la riforma del 1995 è in ampia parte imputabile”(2), allora anche loro ne sono responsabili. Tutto lascia pensare che non se siano accorti nemmeno adesso che lo dicono, visto che la legge continua ad essere "un'eccellenza".

Quello che sembra si conceda con una mano, si ritira con l’altra. Dice infatti l’INU che sì, c’è qualche cosa da mettere a punto e comunque semplificare va bene però “Occorre individuare …nuovi temi di concorsualità tra operatori”, cioè nuove forme di bandi pubblici, sulle aree dei privati ovviamente. Procedura paradossale visto che, se è vero che nella propria area nessuno può fare ciò che vuole, tuttavia conserva il diritto, nell’ambito delle previsioni di piano, di proporre e fare ciò che ritiene più opportuno, salvo approvazione della Pubblica Amministrazione, e di quello che propongono gli altri se ne può bellamente disinteressare, a costo di non fare niente. E infatti ad Arezzo, come altrove, non se ne è fatto di niente in nessuno dei così detti piani complessi passati tramite bando.
Crediamo a questo punto che sia chiaro il pensiero politico-urbanistico di INU-Toscana.

Due domande però vogliamo fare ai redattori del documento:
      1) Possibile che quanto sta avvenendo in questo paese, nonostante l’introduzione di maniera sulla crisi del ’29, non suggerisca niente all'INU-Toscana, non faccia ad essa comprendere l’anacronismo di un modo di pensare e di essere così lontano dalla realtà e da ciò che serve adesso, cioè semplicità, chiarezza sugli obiettivi, più merito e meno metodo, più sostanza e meno procedure, più carne e sangue e meno carta? Possibile rimanere attaccati ad un’era preistorica ormai archiviata per gli storici? 
      2) Il Consiglio dell’Ordine degli Architetti di Arezzo, che non è una libera associazione ma che ha promosso questa iniziativa, si riconosce in quanto è scritto nel documento? Vorremmo saperlo, perché quando gli iscritti l'hanno votato, di sicuro non hanno votato questo documento e i concetti in esso espressi. Se la risposta fosse sì, crediamo proprio che il Consiglio dovrebbe mettere in conto l’ipotesi di dimissioni, perché avrebbe superato ogni limite tollerabile per un organismo che  dovrebbe, secondo le loro intenzioni, rappresentare tutti gli architetti. Su questo documento, il Consiglio dell'Ordine quanti iscritti ritiene di rappresentare, anche tra coloro che li hanno votati? E’ previsto da qualche parte che l’Ordine faccia una scelta di campo politica di questo genere? Siamo sicuri che il rinnovamento che chiediamo ai politici non debba toccare anche tutti gli altri organismi pubblici in cui si articola la società?

Per completezza concludiamo dicendo che alla fine ci sono un paio di punti largamente condivisibili, quali:
- la revisione del feticcio del dimensionamento del piano, comunque non con i contenuti indicati nel documento, bensì per il fatto che non può costituire dimensionamento tutto ciò che è previsto in area urbanizzata, ovvero tutto ciò che non costituisce "nuova occupazione di suolo";
- la proposta di una nuova natura del Piano Strutturale, ma anche qui era troppo azzardato e semplice dire che occorre togliere la doppia lettura, cioè la doppia approvazione?

INARSIND Arezzo

Note:
1) Tratto dal sito dell'INU, voce "Chi siamo"
2) Tratto dal punto 1 del documento preparatorio al seminario

mercoledì 10 ottobre 2012

VARIANTE ALLE N.T.A. DEL REGOLAMENTO URBANISTICO DEL COMUNE DI AREZZO


Dopo la lettera del 25 settembre u.s. che INARSIND ha inviato all’Amministrazione Comunale, con la quale si chiedevano tempi certi e programmati per la variante,  ci è stato comunicato che é iniziato l’iter di discussione della modifica.
I principi illustrati sembrano andare nella direzione di un miglioramento delle attuali norme e non poteva essere altrimenti visto che peggiorare la situazione sembra veramente impossibile. Alcune delle modifiche chieste da INARSIND sembra che siano state  accolte come principio di carattere generale. Non è stato, però, possibile analizzare in dettaglio l’articolato della proposta di Variante. L’esperienza ci ha mostrato che le enunciazioni di principio devono essere seguite da norme scritte chiare che non contraddicano gli enunciati. E’ inoltre necessario che le nuove norme cambino radicalmente rotta per essere più efficaci e rispettose della nostra storia e tradizione. Per esempio, appare ancora fuori luogo una serie di regole normative (che verranno trasferite nel Regolamento Edilizio) che potrebbero condizionare  pesantemente la gamma del costruito, determinando nuove tipologie edilizie del tutto slegate dalle esigenze dei cittadini e vincolanti in modo inaccettabile per le future ristrutturazioni edilizie.
Altra questione ancora da definire in modo soddisfacente è la liberalizzazione delle funzioni sia per la nuova edificazione che per il riutilizzo dei manufatti sottoutilizzati. Le regole spicciole sulle altezze o sulle superfici accessorie così come le possibilità di cambio di destinazione d’uso determinano la qualità della nostra città precludendo o meno la possibilità di riadattamenti di qualità nel futuro.
Per questo motivo INARSIND chiede che la bozza venga trasmessa al più presto e in modo ufficiale agli organi consiliari, alle categorie economiche e ai professionisti  per poi aprire una discussione pubblica alla quale possano partecipare tutti i tecnici e i cittadini interessati e non solo quelli invitati a piccoli gruppi.

Arezzo 10 ottobre 2012
Il Presidente Alessandro Cinelli Architetto
Il Segretario Pietro Pagliardini Architetto

martedì 9 ottobre 2012

LETTERA APERTA ALL’AMMINISTRAZIONE COMUNALE SULLA VARIANTE AL REGOLAMENTO URBANISTICO DI AREZZO


Il Comune di Arezzo, dopo le reiterate richieste fatte dai liberi professionisti e da INARSIND, ma soprattutto, ci auguriamo, resosi conto dell’abnormità delle NTA e della sua impossibile gestione, sta procedendo ad una variante alle stesse, evitando però di modificare la cartografia.
Avremmo preferito e abbiamo sempre chiesto una revisione di tutta quella parte del RU che riguarda il patrimonio edilizio esistente, per ovvi motivi di coerenza ma, immaginiamo, per motivi di tempo e di denaro, si è scelto la strada più semplice.
O forse più semplice no, diciamo più economica. Non può essere semplice modificare una parte del tutto lasciando immodificato il disegno (che poi disegno non è, meglio chiamarlo “materiale cartografico”) e il Piano Strutturale, di cui il RU è portatore del patrimonio genetico responsabile di buona parte degli errori in questo presente. Non può essere facile perché è necessario riportare a sintesi casistiche che sono in numero impressionante e perché, come abbiamo sempre detto, il piano è un enorme e intricato database (senza capo né coda, totalmente privo di un’idea, in una parola “incolto”), un iperlink in cui non c’è mai, ad una domanda, una risposta univoca ma una “famiglia” (termine d’uso informatico appunto, ma insignificante dal punto di vista urbanistico) di risposte con rimbalzi continui ad altri casi.
E tuttavia, per renderci la vita almeno più semplice, anche la variante alle NTA è già qualcosa.
A questo punto però è necessario che il Comune si dia, e comunichi, scadenze ragionevolmente certe. Quando un cliente ci chiede un lavoro, piccolo o grande, ci chiede il rispetto di tempi, vuole sapere, oltre il quanto, il quando; ha diritto di saperlo e noi siamo tenuti ad assumerci impegni.
Crediamo che anche l’Amministrazione Comunale si debba comportare con lo stesso atteggiamento con cui noi ci poniamo nei confronti dei nostri clienti; crediamo che l’Amministrazione pubblica in genere debba trattare i cittadini come loro clienti.
Chiediamo quindi al Sindaco e all’Assessore di impegnarsi a garantire date certe. Una data per iniziare la discussione pubblica, una data di adozione e un solerte iter di approvazione.
Altrettanto chiediamo al Presidente del Consiglio Comunale e a tutte le forze politiche presenti, affinchè, nel rispetto dei diversi giudizi, dei diversi ruoli e delle diverse responsabilità, in tutti i luoghi deputati all’esame, al dibattito e all’approvazione delle norme, si facciano carico della necessità di voltare pagina prima possibile.
Non vogliamo allargare troppo il discorso, ma la crisi della politica è dovuta anche all’inefficienza e all’incapacità di assumere decisioni in tempi compatibili con i bisogni della società.
Se è vero che non saranno le nuove norme a farci uscire dalla crisi, è altrettanto vero che senza quella pur blanda medicina il malato morirebbe sicuramente e molto prima del dovuto.
Arezzo, 25 settembre 2012
Il Presidente
Alessandro Cinelli Architetto