La categoria dei Liberi professionisti
deve provvedere alla sua difesa con tutti i mezzi più risoluti, attraverso organizzazioni sindacali ad adesione libera,
sottratte ad ogni disciplina e gerarchia statale, limitate ai soli puri professionisti,
ossia a coloro che, unicamente da contratti di opera e mai da remunerazioni a tempo o a stipendio e quindi da lavoro subordinato,
anche se intellettualmente di alto grado, traggono i materiali mezzi della propria sussistenza".
Amadeo Bordiga, cofondatore del Sindacato Ingegneri Liberi Professionisti – Napoli, 1950

venerdì 26 agosto 2011

LIBERI PROFESSIONISTI E FUNZIONARI PUBBLICI

Lettera ai dirigenti Inarsind

Cari Membri del Comitato Nazionale Inarsind
Cari Presidenti provinciali
Il nostro Segretario nazionale Ing. Francesco Basso, ha scritto un bell’articolo dal titolo “Vero all’alba (e falso al tramonto)” con una esortazione finale:“Non abdichiamo al nostro ruolo, ma raccogliamoci nel Sindacato, per riaffermarlo con forza e per dargli la valorizzazione che merita.”
Come Inarsind Arezzo, vogliamo riproporre quanto già detto a Roma in una riunione dei Presidenti provinciali.
In quella occasione fu sostenuta la necessità di affrontare il problema della legislazione urbanistica ed edilizia, nazionale e regionale.
La differenza tra dipendenti pubblici e liberi professionisti
L’articolo dell’Ing Basso evidenzia (tra le altre cose) la differenza tra dipendenti pubblici e liberi professionisti e, in effetti, bisogna riconoscere che i dipendenti degli enti che gestiscono il territorio (Regioni, Provincie e, in particolare, Comuni) sono sulla trincea opposta rispetto a noi liberi professionisti. Nell’edilizia, nell’urbanistica e nei LL.PP.
Noi interpretiamo la normativa e rilasciamo certificazioni di ogni genere e in grandissimo numero, assumendone le relative responsabilità.
Pensiamo ad una qualunque DIA o SCIA.
Certifichiamo il tipo di lavoro, la presenza o meno di vincoli (cosa estremamente difficoltosa per il numero esuberante delle normative vincolistiche) la necessità o meno di piani sicurezza, la conformità alle norme statali, regionali e comunali, alle norme di igiene, ecc. ecc.
“Absit iniuria verbis”, ma i funzionari comunali Ingegneri o Architetti sono i nostri controllori. Se noi certifichiamo in modo scorretto, loro segnalano la cosa alle autorità competenti per le sanzioni che, ultimamente, si sono sempre più incattivite.
Nei LL.PP. è lo stesso. Loro elaborano i bandi di gara per le progettazioni e troppo spesso lo hanno fatto al massimo ribasso (finchè la norma gli lo ha concesso) in grave danno della nostra dignità e dell’interesse pubblico.
A fine mese loro hanno lo stipendio mentre noi abbiamo scoperto di essere dei precari.
I dipendenti pubblici, quindi, sono nostri avversari. Hanno interessi opposti e si organizzano.
Se la legislazione edilizia ed urbanistica (ma anche dei LL. PP.) risulta macchinosa, burocratica e inconcludente, il funzionario pubblico vedrà aumentare il proprio lavoro, per districare le norme, per disquisire, per raffrontare, per le intersezioni tra leggi, per tirare fuori il “combinato disposto” col quale, come è noto, fai quello che ti pare. Puoi “combinare” leggi, art. commi, paragrafi e anche virgole e punti, dimostrando tutto e il contrario di tutto.
Per noi liberi professionisti tutto ciò è micidiale e distrugge le nostre possibilità di lavoro.
Invece, “se” un funzionario pubblico non ha a cuore l’interesse collettivo (e qui è obbligo mettere il “se”) la burocrazia e l’inefficienza della normativa diventano garanzie di sopravvivenza.
Con la crisi epocale dell’edilizia, il numero di pratiche presso i Comuni è calato vertiginosamente.
L’elefantiaco aumento delle incombenze burocratiche (moltissime delle quali sono inutili) garantisce però che gli stessi funzionari siano sempre occupati, nel proprio posto di lavoro, anche se le pratiche sono ridotte a un quarto.
E così le poche pratiche da noi presentate sono tenute a friggere molto più tempo, in danno non solo nostro ma di tutto il settore economico collegato.
I corsi di aggiornamento professionale
I testi normativi in edilizia e urbanistica sono sempre più complicati e, parallelamente, è ormai invalso l’uso di organizzare, addirittura, corsi di formazione “a pagamento” per spiegare, ai tecnici del settore, come orientarsi e per distribuire attestati.
Corsi che, guarda caso, hanno anche,come docenti, gli stessi soggetti dipendenti pubblici che fanno da consulenti per la scrittura delle leggi. Già, proprio loro che dopo aver contribuito a scriverle in modo “strano”, poi te le spiegano. La legge del mercato (è sicuro) ci dice che più “strani” sono i testi legislativi e più “costosi” sono i corsi di aggiornamento.
“Non ci resta che piangere”? Vi ricordate il gabelliere che diceva “un fiorino”?
Oggi direbbe: “un corso di aggiornamento!”.
La crisi dell’edilizia è “epocale” ma i corsi di aggiornamento proliferano.
Se ne deduce che sono ”troppe” le leggi che servono solo per fare i corsi di aggiornamento.
Nella elaborazione della normativa, i liberi professionisti non vengono interpellati
I Comuni e le Regioni, quando legiferano per il governo del territorio, chiedono consulenza agli Ordini professionali, scambiandoli per organismi di rappresentanza della categoria. Gli Ordini degli Architetti, molto spesso, per esprimersi sulle proposte di legge di contenuto urbanistico ed edilizio, chiedono parere ai tecnici comunali (che sono comunque iscritti agli Ordini).
Le Regioni, quando legiferano, invitano ai tavoli di discussione, oltre agli Ordini, i rappresentanti tecnici dei Comuni (riuniti, per esempio, nelle ANCI).
Il risultato è che i tecnici dipendenti pubblici sono rappresentati due volte mentre i liberi professionisti sono del tutto fuori.
In questo modo i liberi professionisti risultano emarginati nella elaborazione di leggi che poi, per la massima parte, dovranno interpretare, con assunzione di responsabilità civile ben precise e importanti.
Tutto ciò non vuol dire, naturalmente, che tecnici dipendenti e liberi professionisti non possano collaborare, per i rispettivi ruoli, in modo produttivo.
Cosa deve fare il Sindacato?
Come sindacato, dobbiamo chiedere di essere presenti in ogni commissione che riguarda il governo del territorio, da quelle edilizie a quelle che discutono le norme regionali o nazionali.
Quando gli enti legiferanti sono i Comuni, il compito di chiedere e nominare i rappresentanti potrebbe essere dei sindacati provinciali.
Quando gli enti legiferanti sono le Regioni, si dovranno muovere le organizzazioni regionali (Confedertecnica).
Un esempio da sfruttare
Nel campo dei LL. PP., l’art. 4 del DL 70/2011, per la predisposizione dei Bandi da parte delle pubbliche amministrazioni, dice che vanno consultate “le categorie professionali interessate”. Occorre chiarire che gli Architetti e gli Ingegneri dovranno essere rappresentati dai sindacati e non dagli Ordini Professionali. I bandi, infatti, verranno predisposti da tecnici dipendenti di amministrazioni pubbliche che in questo caso saranno controparte dei professionisti che, per la parte progettuale, concorreranno alle gare. Gli Ordini Professionali hanno al loro interno sia i dipendenti pubblici che i liberi professionisti e perciò non potranno rappresentare contemporaneamente “capra e cavolo”.
Forse potrebbe essere utilissimo se Inarsind Nazionale:
• affrontasse questo problema col governo nazionale per affermare i giusti principi di rappresentanza della categoria;
• emanasse un invito a tutte le sedi provinciali Inarsind perché affrontino il problema e descrivano la situazione delle varie regioni d’Italia;
• valutasse l’opportunità di esprimersi, nei confronti dei consigli regionali, sui temi suesposti.
Saluti
Inarsind Arezzo
26 agosto 2011

sabato 6 agosto 2011

COMUNICATO STAMPA DEL CONSIGLIO REGIONALE ... CHE ... DEPISTA!

Si allega di seguito il testo della mail inviata al Consiglio Regionale.

Nel comunicato del 27 luglio in oggetto si dice:
"
Aula
Governo del territorio: riforma legge in agenda a settembre

Astensione tecnica di tutti i gruppi sul testo oggi al voto, impegno a rivedere il provvedimento alla ripresa dell’attività

Firenze – Astensione unanime, da parte del Consiglio toscano, alla proposta di modifica della legge regionale 1/2005 sul governo del territorio. Tale astensione, tecnicamente, respinge la proposta di legge. Che però di fatto verrà recuperata, approfondita e integrata, quando il Consiglio regionale, dopo la pausa estiva, metterà mano alla riforma dell’intera normativa sul governo del territorio. L’Assemblea doveva esprimersi, entro il 5 agosto, a norma di Statuto. Da qui l’astensione tecnica. L’impegno è stato annunciato in Aula da Vittorio Bugli, capogruppo Pd, e sostenuto da tutti i gruppi consiliari. (mc).

"

Il 27 luglio, invece, risulta approvata in aula la LEGGE REGIONALE N. 25/2011 "Modifiche alla legge regionale 3 gennaio 2005, n.1 ".

A nome dei professionisti iscritti al Sindacato Ingegneri Architetti di Arezzo, vorrei sapere come stanno le cose ...

Alessandro Cinelli Architetto Presidente INARSIND Arezzo.