La categoria dei Liberi professionisti
deve provvedere alla sua difesa con tutti i mezzi più risoluti, attraverso organizzazioni sindacali ad adesione libera,
sottratte ad ogni disciplina e gerarchia statale, limitate ai soli puri professionisti,
ossia a coloro che, unicamente da contratti di opera e mai da remunerazioni a tempo o a stipendio e quindi da lavoro subordinato,
anche se intellettualmente di alto grado, traggono i materiali mezzi della propria sussistenza".
Amadeo Bordiga, cofondatore del Sindacato Ingegneri Liberi Professionisti – Napoli, 1950
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venerdì 19 ottobre 2012

QUALCHE CONSIDERAZIONE SUL SEMINARIO PROMOSSO DA INU-TOSCANA E ORDINE ARCHITETTI AREZZO


L’INU Toscana ritiene che l’ordinamento regionale sul governo del territorio rappresenti un’eccellenza.

Così si legge al 2° punto della presentazione del seminario Oltre la 1- Sette punti per il governo del territorio”, promosso dall’Istituto Nazionale di Urbanistica, sezione Toscana e dall’Ordine Architetti di Arezzo.
Tradotto in altro modo l’INU Toscana vuol dire che la Legge Urbanistica della Toscana n° 1/2005 e le leggi di settore collegate, sono un’eccellenza.
INARSIND non ha partecipato al seminario ma ha letto il documento. Non ci dilungheremo nei dettagli, che sarebbero però gustosi: un profluvio di architettese retrò da anni ’70, quindi ne descriveremo il colore per punti essenziali.
Prima però due parole sull’INU: è’ un Istituto che ha una lunga storia, risale al 1930, che svolge il proprio ruolo nel campo dell’Urbanistica e che per questo ha rapporti con la pubblica amministrazione, nel caso specifico della sua sezione Toscana, con la Regione. Che ruolo svolge? Dai toni trionfalistici sembra avere rapporti stretti con la Regione, legittimamente perché è una libera associazione, e perché rivendica con orgoglio un ruolo fondamentale nella nascita della madre della legge 1, cioè la legge 5/1995.

Riteniamo normale la vicinanza di INU agli enti pubblici, proprio per gli “scopi statutari, eminentemente culturali e scientifici: la ricerca nei diversi campi di interesse dell’urbanistica, l’aggiornamento continuo e il rinnovamento della cultura e delle tecniche urbanistiche, la diffusione di una cultura sociale sui temi della città, del territorio, dell’ambiente e dei beni culturali” (1).
Come riteniamo normale che l’INU esprima una sua idea politica molto precisa, dato che “fare urbanistica” e “fare politica” sono in fondo la medesima cosa, poichè entrambe si occupano e si preoccupano di fare un progetto per la città e per i suoi cittadini, e quando si fa un progetto che incide sulla società, si sceglie, e le scelte possono essere molto diverse, spesso opposte, a prescindere dagli aspetti squisitamente disciplinari. Quindi nessuno può gridare allo scandalo.

Però si può non essere d’accordo e criticarne le scelte e pensiamo non saranno pochi a non concordare, dopo aver letto quello che INU Toscana e Ordine Architetti di Arezzo pensano dell’urbanistica e della politica per la città e i cittadini.
Alcune perle:
Al 3° punto si legge:
La crisi economica in atto, la più grave dal 1929, pregiudica in radice il sistema di reperimento delle risorse per le politiche pubbliche elaborato negli ultimi decenni: scarseggiano sempre più le risorse in favore dei Comuni e vengono meno, insieme, i grandi investimenti privati, occasioni di “prelievo” della rendita privata in favore delle politiche pubbliche……….Insieme alla crisi è in atto una profonda riconsiderazione degli assetti istituzionali: è paradossale che, mentre il dibattito pubblico e scientifico sottolinea pressantemente l’esigenza di più incisive pianificazioni sovra comunali, il d.l. 201/11 circoscrive fortemente – se non annulla – il ruolo delle amministrazioni provinciali.” ( l’evidenziazione è nostra).

Dunque si parla di “grandi investimenti privati” come occasione di “prelievo” della rendita. Come leggere questa contorta prosa se non come il fatto che l’INU è più attenta al grande operatore piuttosto che al piccolo, alle grandi società immobiliari piuttosto che al singolo cittadino o al piccolo imprenditore, per motivi di cassa, a favore del pubblico, ma sempre cassa?  Quindi un Istituto “eminentemente culturale e scientifico, ecc. ecc” non sembra mettere al centro delle sue attenzioni i cittadini, agenti reali della società, non sembra essere questo il suo campo di interesse e di indagine. Il suo problema è la cassa dei Comuni, e con i cittadini si ritiene evidentemente che non si facciano grandi numeri, cioè che non si possano fare le concertazioni. Cosa si può chiedere ad uno che si vuole fare la propria casa oltre agli oneri? Per quanto, se avessero letto il Regolamento Urbanistico di Arezzo, si sarebbero accorti che, almeno virtualmente, anche per una o due casette, le opere pubbliche a carico del singolo sono esorbitanti, ma si vede che non sembra abbastanza nemmeno questo.

Legittimo l’INU-pensiero, anche se sentiamo sempre più profumo di anni ‘70, ma finalizzato a cosa?
Tra le altre cose, a questo:
INU Toscana ritiene che la pianificazione, dentro ed oltre la crisi, necessiti in primis di semplificazioni procedimentali e nuovi meccanismi di gestione del rapporto pubblico – privato.
Le semplificazioni devono assicurare tempi credibili nei processi di pianificazione, scongiurare appesantimenti e duplicazioni procedimentali, adeguare la complessità dell’iter alla concreta vicenda.
L’emersione a livello pubblico dei rapporti tra operatori privati ed ente pianificatore ha trovato in Toscana terreno fertile attraverso l’avviso pubblico.
Occorre tuttavia individuare ulteriori modalità innovative per la gestione dei temi della concorsualità tra operatori e dell’apporto dei privati nell’attuazione delle scelte pubbliche, così da assicurare la fattibilità economico finanziaria degli interventi e la necessaria qualità progettuale”.

Chiarissimo no? Si vuole la semplificazione, anche se è difficile credere che chi si esprime in questo modo abbia una vaga idea del significato della parola.
Però semplificare è un’esigenza assoluta e INU-Toscana ne deve avere avuta vaga percezione. Con 17 anni di ritardo. Se è vero infatti che “ la Sezione toscana dell’Istituto Nazionale di Urbanistica - cui la riforma del 1995 è in ampia parte imputabile”(2), allora anche loro ne sono responsabili. Tutto lascia pensare che non se siano accorti nemmeno adesso che lo dicono, visto che la legge continua ad essere "un'eccellenza".

Quello che sembra si conceda con una mano, si ritira con l’altra. Dice infatti l’INU che sì, c’è qualche cosa da mettere a punto e comunque semplificare va bene però “Occorre individuare …nuovi temi di concorsualità tra operatori”, cioè nuove forme di bandi pubblici, sulle aree dei privati ovviamente. Procedura paradossale visto che, se è vero che nella propria area nessuno può fare ciò che vuole, tuttavia conserva il diritto, nell’ambito delle previsioni di piano, di proporre e fare ciò che ritiene più opportuno, salvo approvazione della Pubblica Amministrazione, e di quello che propongono gli altri se ne può bellamente disinteressare, a costo di non fare niente. E infatti ad Arezzo, come altrove, non se ne è fatto di niente in nessuno dei così detti piani complessi passati tramite bando.
Crediamo a questo punto che sia chiaro il pensiero politico-urbanistico di INU-Toscana.

Due domande però vogliamo fare ai redattori del documento:
      1) Possibile che quanto sta avvenendo in questo paese, nonostante l’introduzione di maniera sulla crisi del ’29, non suggerisca niente all'INU-Toscana, non faccia ad essa comprendere l’anacronismo di un modo di pensare e di essere così lontano dalla realtà e da ciò che serve adesso, cioè semplicità, chiarezza sugli obiettivi, più merito e meno metodo, più sostanza e meno procedure, più carne e sangue e meno carta? Possibile rimanere attaccati ad un’era preistorica ormai archiviata per gli storici? 
      2) Il Consiglio dell’Ordine degli Architetti di Arezzo, che non è una libera associazione ma che ha promosso questa iniziativa, si riconosce in quanto è scritto nel documento? Vorremmo saperlo, perché quando gli iscritti l'hanno votato, di sicuro non hanno votato questo documento e i concetti in esso espressi. Se la risposta fosse sì, crediamo proprio che il Consiglio dovrebbe mettere in conto l’ipotesi di dimissioni, perché avrebbe superato ogni limite tollerabile per un organismo che  dovrebbe, secondo le loro intenzioni, rappresentare tutti gli architetti. Su questo documento, il Consiglio dell'Ordine quanti iscritti ritiene di rappresentare, anche tra coloro che li hanno votati? E’ previsto da qualche parte che l’Ordine faccia una scelta di campo politica di questo genere? Siamo sicuri che il rinnovamento che chiediamo ai politici non debba toccare anche tutti gli altri organismi pubblici in cui si articola la società?

Per completezza concludiamo dicendo che alla fine ci sono un paio di punti largamente condivisibili, quali:
- la revisione del feticcio del dimensionamento del piano, comunque non con i contenuti indicati nel documento, bensì per il fatto che non può costituire dimensionamento tutto ciò che è previsto in area urbanizzata, ovvero tutto ciò che non costituisce "nuova occupazione di suolo";
- la proposta di una nuova natura del Piano Strutturale, ma anche qui era troppo azzardato e semplice dire che occorre togliere la doppia lettura, cioè la doppia approvazione?

INARSIND Arezzo

Note:
1) Tratto dal sito dell'INU, voce "Chi siamo"
2) Tratto dal punto 1 del documento preparatorio al seminario

domenica 16 settembre 2012

INTERESSANTE INTERPRETAZIONE SULLA VOLONTARIETA' DI ISCRIZIONE ALL'ORDINE

Segnaliamo questo articolo scritto da Enrico Milone, che tutti conoscono e Amedeo Schiattarella, attuale Presidente dell'Ordine APPC di Roma, sulla riforma delle professioni. Molti sono gli spunti ma ve ne è uno particolarmente significativo: l'ipotesi interpretativa che l'iscrizione all'Ordine possa essere volontaria.
Questa sarebbe una rivoluzione. Tuttavia sembra difficile immaginare di poter esercitare senza l'iscrizione a nessun Albo, per cui è plausibile che almeno all'Ordine nazionale resterebbe l'obbligo. Per certo gli autori non sono principianti e se lo hanno scritto un fondamento almeno c'è.
Ne consigliamo la lettura anche alla luce del post precedente:


DPR 137/2012: nuovi oneri per gli architetti

di E.Milone e A.Schiattarella - Riforma delle professioni





venerdì 4 maggio 2012

IL VOLTO ARCIGNO DELL’ORDINE ARCHITETTI, LA VARIANTE FANTASMA ALLE NTA E IL MISTERO SVELATO DELLA PREISTRUTTORIA


Tre considerazioni su recenti comportamenti dell’Ordine Architetti:

1) Il 30 aprile è scaduto il termine per il pagamento della quota annua di iscrizione obbligatoria all’Ordine. A questo punto, chi non avesse pagato, e abbiamo ragione di credere che qualche caso vi sia, sarà sottoposto a procedimento disciplinare. Così è scritto nella lettera inviata a suo tempo. Questo è  il classico esempio di grida manzoniana, ingiustamente e inutilmente punitiva e minacciosa. Poniamo che 50 architetti non abbiano pagato (ottimismo?): l’ordine si è impiccato ad aprire 50 procedimenti disciplinari. E’ una situazione plausibile, ragionevole, umana? E’ evidente che il pagamento della quota è un obbligo che non può essere eluso, ma all’Ordine si sono resi conto della situazione in cui versa l’economia e l’edilizia in particolare? Ne hanno la percezione oppure si crede che sia solo un refrain tipo TG che scivola via dopo averlo citato in qualche convegno? Perfino INARCASSA ha rateizzato con una penale minima. Perfino Monti ha dilazionato l’IMU. Perché l’Ordine, che è nel territorio e quindi dovrebbe essere più vicino ai propri iscritti, ha ritenuto di fare ricorso a questo metodo inquisitorio e non ha utilizzato invece una serie di more a scalare, magari non da rapina? Perché l’Ordine deve mostrare questo volto arcigno? 250 euro non è cifra del tutto irrilevante (e una delle più alte d’Italia) e qualcuno è possibile abbia qualche difficoltà a pagarle, specie se sommata a tutti gli altri innumerevoli balzelli cui siamo sottoposti.
Attendiamo con ansia l’espulsione di qualche decina di colleghi.

Siamo saltati sulla sedia! Dunque il Comune è nella fase di “preparazione” della Variante alle sole NTA. Che cosa vorrà dire “preparazione”? Si riferirà alle modalità e ai criteri da seguire nella redazione della variante o più semplicemente vorrà dire che ci stanno lavorando? Dai tempi indicati, praticamente dopodomani, sembra essere quest’ultima la risposta più plausibile. E chi è il soggetto che starebbe “preparando”? Molte altre sarebbero le domande da porsi, a riprova del fatto che nessuno sa niente, se non per “si dice”, e che la comunicazione è stata affidata ai Consigli degli Ordini, i quali sembrano assumere il ruolo di “addetti stampa” del Comune: che altro giudizio dare in assenza di un commento, di un giudizio sull’operazione in corso, dell’espressione di un pensiero? Forse dopo che gli Ordini sono stati criticati per un interventismo andato ben oltre le funzioni loro attribuite, ritengono che l’asettico ruolo di addetto stampa sia più consono alla situazione? Peccato che tale atteggiamento faccia pensare ancora peggio di prima e fornisca un’immagine di appiattimento sull’Amministrazione, con quell’astenersi da qualsiasi osservazione. Dispiace dirlo, ma questo è quanto si può ricavare dai fatti. Evidentemente è la strada che gli Ordini ritengono giusta da seguire. Non si tratta certo di giudicare i contenuti della Variante, che ci sono ignoti, ma almeno sul fatto che l’operazione si stia svolgendo in sordina, senza una comunicazione alla città, senza l’apertura di un minimo di dibattito pubblico, senza l’indicazione di una scelta culturale e politica per uno strumento che interessa cittadini, imprese, professionisti, operatori in genere, qualcosa si poteva dire. La città ha diritto di sapere cosa si sta preparando. Non il dettaglio, non il singolo articolo, non l’articolato, non il cavillo leguleio, come l'Ordine ha fatto fino ad oggi,  ma i principi che dovranno guidare le nuove NTA quelli sì, è necessario conoscerli e discuterli. Invece no, non sappiamo nemmeno se sia stato avviato il procedimento. Fatto formale, si dirà. Certamente, ma a noi interessa la sostanza: se non lo sappiamo, e immaginiamo che sia stata svolta la procedura, vuol dire che non è stata data rilevanza alcuna alla notizia, non è stato ritenuto che una variante normativa sia significativa. Non riteniamo che sia questo l’approccio giusto. Premesso che noi abbiamo chiesto, e continueremo a chiedere  una variante per tutto il patrimonio edilizio esistente - salvo essere pronti a ricrederci sui risultati quando e se li vedremo - tuttavia le Norme non sono un’azione burocratica da fare d’ufficio ma sono invece, e alla luce delle NTA vigenti a maggior ragione, la cartina al tornasole del rapporto tra pubblico e privato, tra Amministrazione e cittadini. Per le NTA vigenti il cittadino è suddito, non ha alcuna libertà, nemmeno per la cuccia del cane, l’imprenditore non può costruire un piano ammezzato interno, tutto è controllato e regimato e il poco che è concesso viene distribuito con il lumicino.
Ci piacerebbe sapere qualcosa, tutto qui, ci piacerebbe capire se possiamo sperare in meglio; ci piacerebbe che l'Amministrazione garantisse il nostro diritto di cittadini e di liberi professionisti ad una informazione vera.

3) Ma anche gli Ordini, supponiamo, non sapranno niente. Però sanno che l'assurda procedura di pre-istruttoria e, soprattutto, la blindatura dell’ufficio, presenta “criticità”. Perbacco, avevamo forse ragione noi a dire che era una superflua e dannosa procedura? Certo, l'abbiamo detto quando tutto era già fatto, visto che ce lo hanno detto alla fine, quando tutto era stato già deciso!
Gli Ordini lo sanno bene che esistono "criticità" perché l’hanno proposta, voluta, sollecitata loro, in primis l’Ordine Architetti. Maldicenza, illazione? Neanche per sogno! La rivendica con una certa dose di orgoglio l’Ordine Architetti in un documento pubblicato nel sito istituzionale, qui:


Ma noi stiamo tranquilli, perché l’Ordine, come al solito, “monitora” e le “criticità” saranno certamente rimosse.
A quando un linguaggio che non sia di soli vuoti luoghi comuni e soprattutto a quando azioni svolte nell’interesse dei liberi professionisti e non contro?
Visti i precedenti vi rivolgiamo una preghiera: state fermi, non agitatevi, riposatevi, fate il meno possibile, limitatevi a svolgere i compiti che la legge vi assegna: la quota d’iscrizione costerebbe molto meno e le cose non potrebbero che andare meglio.
Pietro Pagliardini

martedì 27 marzo 2012

PRIME INDICAZIONI DEL CNAPPC SU COME FORMULARE GLI INCARICHI

Poichè una collega architetto di Savona ha pubblicato su FaceBook una lettera del Consiglio Nazionale Architetti PPC in ordine alle nuove procedure da seguire per gli incarichi professionali, con alcune indicazioni su come potrebbero essere calcolate le parcelle, la pubblichiamo per fornire alcuni primi chiarimenti:


CONSIGLIO NAZIONALE ARCHITETTI
PIANIFICATORI, PAESAGGISTI E CONSERVATORI
Ai Consigli degli Ordini degli Architetti,
Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori
LORO SEDI

OGGETTO: Chiarimento sulle norme vigenti di contratto tra l’architetto e il cliente.

Le nuove norme approvate con il DLI/2o12, convertite con modifiche dal Parlamento il 23 marzo 2012 hanno modificato le consuetudini contrattuali tra il professionista e il cliente.
La nuova norma, infatti, stabilisce che il compenso è pattuito tra cliente e architetto sulla base di parametri che gli stessi liberamente concordano, dovendo il professionista rendere noto al cliente:
- il grado di complessità dell’incarico;
- la previsione dei costi fino alla conclusione dell’incarico stesso;
- gli estremi della polizza di RC professionale con relativi massimali.

Ciò significa che:
- deve essere redatto in forma scritta un contratto, anche semplice, che descriva l’incarico professionale e ne stabilisca ii compenso, riservandosi di di rimodularlo in caso di eventuali varianti successive o di maggiori oneri che dovessero insorgere per cause esterne impreviste ed imprevedibili all’atto dell’affidamento o di forza maggiore; anche questi successivi eventuali nuovi oneri dovranno essere esplicitati in forma scritta;
- l’importo è stabilito sulla base di parametri espliciti che il professionista concorda con il cliente e, sulla base delle ultime modifiche, non ci sono limiti nella scelta del parametri.

A titolo esemplificativo:
- costo orario relativo alle prestazioni di rilievo;
- costo orario relativo alla produzione grafica necessaria allo svolgimento della prestazione;
- costo orario relativo alla definizione e stesura della progettazione nelle sue varie fasi;
- costo orario relativo allo svolgimento della direzione e contabilizzazione dei lavori (desumibile dal tempo assegnato all’impresa per l’esecuzione dei lavori);
- costo a forfait da integrarsi con l’utile, in maniera dettagliata ed analitica con ovvia, aggiunta delle spese (a forfait o a piè di lista).

Non è escluso che per la determinazione del quantum il professionista possa attingere alla ex tariffa professionale per i lavori privati o pubblici, da utilizzare, ovviamente, solo come termine di valutazione senza necessariamente utilizzarne tutte le voci od i valori indicati.
Appare del tutto ragionevole che possano essere utilizzati, quindi, quei parametri usualmente utilizzati fino ad oggi, così come nuovi parametri liberamente scelti purché resi chiari al cliente. In caso di contenzioso il giudice si esprime, anche sentito l’Ordine professionale (altra modifica alla norma del DL 1/2012), anche sulla base delle ex tariffe per i 4 mesi successivi alla pubblicazione della Legge e, poi, sulla base di nuovi parametri sostitutivi adottati dal Ministero della Giustizia, per quanto non previsto esplicitamente dal contratto.

 Le cosiddette commissioni parcelle, ovvero i Consigli degli Ordini territoriali, potranno, quindi, essere chiamati ad esprimersi su richiesta del magistrato per verificare eventuali compensi sia in base ai “parametri” definiti dal Ministero, sia sulla conformità del lavoro dell’iscritto rispetto al contratto che ha liberamente stabilito e sottoscritto con il cliente, fermo restando che tali commissioni, per i rapporti in essere e per prestazioni professionali antecedenti al 24.01.2012 comprovabili documentalmente, opereranno in base ai preesistenti criteri.

E’ fatto divieto agli Ordini professionali di indicare un unico parametro per le prestazioni professionali - che verrebbe considerata una via surrettizia per reintrodurre le tariffe - così come di indicare una unica tipologia contrattuale Date le premesse, il Consiglio Nazionale Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori - per venire incontro alle esigenze quotidiane degli iscritti - produrrà a breve una serie di strumenti informativi, utili come esempi, utilizzabili autonomamente e liberamente sia in materia di contratti che di parametri di riferimento integrabili a piacimento.

Per quanto riguarda, invece, l’integrazione delle norme deontologiche deliberate il 25 gennaio 2012, si rammenta che si tratta dell’introduzione di una norma provvisoria legata alla forma giuridica del DL 1/2012 tale da diventare immediatamente cogente, e che sarà, successivamente, all’atto della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della Legge di conversione, immediatamente variata, adattandola alla stesura definitiva della Legge.

Con i migliori saluti.

Il Consigliere Segretario  (arch. Franco Frison)

Il Presidente (arch, Leopoldo Freyrie)

venerdì 23 marzo 2012

CONVERTITO IN LEGGE IL DECRETO LIBERALIZZAZIONI

Pubblichiamo una parte del testo del Decreto Liberalizzazioni definitivamente convertito in legge.
L'articolo 9 è stato interamente sostituito e quindi è nella sua versione definitiva. Gli altri, che trattano delle società da professionisti, sono stati modificati parzialmente e quindi di difficile lettura fino a quando non sarà pubblicata la versione integrata:


Art. 9. - (Disposizioni sulle professioni regolamentate).
1. Sono abrogate le tariffe delle professioni regolamentate nel sistema ordinistico.

2. Ferma restando l’abrogazione di cui al comma 1, nel caso di liquidazione da parte di un organo giurisdizionale, il compenso del professionista e` determinato con riferimento a parametri stabiliti con decreto del Ministro vigilante, da adottare nel termine di centoventi giorni successivi alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto. Entro lo stesso termine, con decreto del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, sono anche stabiliti i parametri per oneri e contribuzioni alle casse professionali e agli archivi precedentemente basati sulle tariffe. Il decreto deve salvaguardare l’equilibrio finanziario, anche di lungo periodo, delle casse previdenziali professionali.

3. Le tariffe vigenti alla data di entrata in vigore del presente decreto continuano ad applicarsi, limitatamente alla liquidazione delle spese giudiziali, fino alla data di entrata in vigore dei decreti ministeriali di cui al comma 2 e, comunque, non oltre il centoventesimo giorno dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto.

4. Il compenso per le prestazioni professionali e` pattuito, nelle forme previste dall’ordinamento, al momento del conferimento dell’incarico professionale. Il professionista deve rendere noto al cliente il grado di complessita` dell’incarico, fornendo tutte le informazioni utili circa gli oneri ipotizzabili dal momento del conferimento fino alla conclusione dell’incarico e deve altresı` indicare i dati della polizza assicurativa per i danni provocati nell’esercizio dell’attivita` professionale. In ogni caso la misura del compenso e` previamente resa nota al cliente con un preventivo di massima, deve essere adeguata all’importanza dell’opera e va pattuita indicando per le singole prestazioni tutte le voci di costo, comprensive di spese, oneri e contributi. Al tirocinante e` riconosciuto un rimborso spese forfettariamente concordato dopo i primi sei mesi di tirocinio.

5. Sono abrogate le disposizioni vigenti che, per la determinazione del compenso del professionista, rinviano alle tariffe di cui al comma 1.

6. La durata del tirocinio previsto per l’accesso alle professioni regolamentate non puo` essere superiore a diciotto mesi; per i primi sei mesi, il tirocinio puo` essere svolto, in presenza di un’apposita convenzione quadro stipulata tra i consigli nazionali degli ordini e il Ministro dell’istruzione, dell’universita` e della ricerca, in concomitanza con il corso di studio per il conseguimento della laurea di primo livello o della laurea magistrale o specialistica. Analoghe convenzioni possono essere stipulate tra i consigli nazionali degli ordini e il Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione per lo svolgimento del tirocinio presso pubbliche amministrazioni, all’esito del corso di laurea. Le disposizioni del presente comma non si applicano alle professioni sanitarie, per le quali resta confermata la normativa vigente.

domenica 12 febbraio 2012

SINTESI VIDEO ASSEMBLEA 150K: 1° E 2° PARTE

Dopo avere dedicato il recedente post con video all'intervento di Enrico Milone, si prosegue con una rassegna sintesi degli interventi che si sono succeduti al palco dell'Assemblea 150K organizzata da amatelarchitettura.com.

L'ordine in cui sono messi è cronologico, con l'avvertenza che non di tutti abbiamo purtroppo potuto realizzare il video, anche se la rassegna è comunque ampia.
Ciascun intervento è stato tagliato e ne abbiamo espunto le parti che a noi sono sembrate più significative.
Nei prossimi giorni contiamo di montare altri video.

venerdì 10 febbraio 2012

ENRICO MILONE: L'ANOMALO RUOLO DELL'ORDINE

Il giorno 8 febbraio scorso abbiamo partecipato alla Assemblea aperta 150K, tenuta a Roma, organizza dal blog amatelarchitettura insieme ad una rete di architetti, ingegneri e blog e siti.

L'assemblea è partita da 10 domande sulla condizione professionale dell'architetto poste da amatelarchitettura, che hanno suscitato notevole interesse e molti commenti, tanto da trasformarsi in una iniziativa di più ampio respiro il cui inizio è stata proprio l'Assemblea aperta a Roma.

Durante l'assemblea vi sono stati numerosissimi interventi di architetti provenienti da ogni parte d'Italia, da Palermo a Milano, di ogni età e con situazioni professionali molto diverse.
Molti gli ex Consiglieri dell'Ordini e anche Consiglieri in carica, rappresentanti dei vari sindacati e di Confedertecnica. A questo incontro seguirà la formazione di gruppi di lavoro su temi specifici.
Gli argomenti più trattati sono stati le liberalizzazioni, la difficile situazione economica attuale che costringe molti colleghi, soprattutto giovani, a lasciare la partita IVA a causa dei costi insostenibili rispetto agli incarichi e alle entrate che si assottigliano fino a sparire, la mancanza di rappresentanza degli architetti, stretti tra gli Ordini professionali che non possono, per legge e nei fatti, rappresentare tutti i vari profili dell'architetto, da una parte, e la debolezza economica dei sindacati, che ne riduce l'operatività, dall'altra.

Di grande significato, in questo senso, l'intervento di Enrico Milone, che tutti gli architetti conoscono per aver studiato sul suo libro Manuale della professione, già Presidente dell'Ordine di Roma e componente del CNA, Consiglio Nazionale degli Architetti, quindi un uomo che incarna "l'istituzione Ordine".
 Da lui, pure così legato per storia e cultura al sistema ordinistico, che conosce in ogni suo aspetto, sono state dette parole importanti che denunciano una condizione di sostanziale illegittimità di rappresentanza, ai sensi delle legge istitutiva, che rende peraltro difficile la nascita di veri organi di rappresentanza per gli architetti. Su questa lunghezza d'onda si è mossa la grandissima maggioranza degli interventi, consiglieri ed ex consiglieri compresi, con l'eccezione di un consigliere di Pescara il quale, tuttavia, ha fatto dei distinguo in base alle "persone" che appartengono ai consigli, con ciò confermando tuttavia l'esistenza del problema.

Vogliamo rendere chiari a tutti i concetti espressi dall'Arch. Enrico Milone, che INARSIND condivide totalmente, con il video che segue. Milone dimostra una grande capacità di interpretare la realtà smentendo così il luogo comune che l'età rende necessariamente conservatori e nostalgici.

mercoledì 25 gennaio 2012

DECRETO LIBERALIZZAZIONI APPROVATO CON MODIFICHE

E' stato firmato dal Presidente della Repubblica il Decreto Legge sulle liberalizzazioni.
E' modificato, per la parte che ci riguarda, rispetto alla versione uscita dal Consiglio dei Ministri la prima volta e riportato nel post precedente. Sembra in verità migliorato perchè ha chiarito quel punto di incertezza cui accennavamo con quell'indicazione di dover essere l'onorario a preventivo "onnicomprensivo". Adesso si chiarisce, come è giusto e possibile, che si devono fornire gli onorari per le singole prestazioni.
E' scomparso anche quel termine "preventivo" su cui qualcuno aveva avuto dei dubbi interpretativi.

Questo il testo nuovo. A fine pagina il link al testo completo del decreto.

Art. 9
(Disposizioni sulle professioni regolamentate)

1. Sono abrogate le tariffe delle professioni regolamentate nel sistema ordinistico.

2. Ferma restando l’abrogazione di cui al comma 1, nel caso di liquidazione da parte di un organo giurisdizionale, il compenso del professionista è determinato con riferimento a parametri stabiliti con decreto del ministro vigilante. Con decreto del Ministro della Giustizia di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze sono anche stabiliti i parametri per oneri e contribuzioni alle casse professionale e agli archivi precedentemente basati sulle tariffe. L’utilizzazione dei parametri nei contratti individuali tra professionisti e consumatori o microimprese da’ luogo alla nullità della clausola relativa alla determinazione del compenso ai sensi dell’art. 36 del decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206.

3. Il compenso per le prestazioni professionali è pattuito al momento del conferimento dell’incarico professionale. Il professionista deve rendere noto al cliente il grado di complessità dell’incarico, fornendo tutte le informazioni utili circa gli oneri ipotizzabili dal momento del conferimento alla conclusione dell’incarico e deve altresì indicare i dati della polizza assicurativa per i danni provocati nell’esercizio dell’attività professionale. In ogni caso la misura del compenso, previamente resa nota al cliente anche in forma scritta se da questi richiesta, deve essere adeguata all’importanza dell’opera e va pattuita indicando per le singole prestazioni tutte le voci di costo, comprensive di spese, oneri e contributi. L’inottemperanza di quanto disposto nel presente comma costituisce illecito disciplinare del professionista.

4.Sono abrogate le disposizioni vigenti che per la determinazione del compenso del professionista, rinviano alle tariffe di cui al comma 1

  TESTO COMPLETO DEL DECRETO

sabato 21 gennaio 2012

DECRETO LIBERALIZZAZIONI

Pubblichiamo la parte di articolo del decreto sulle liberalizzazioni che riguarda l'abolizione delle tariffe e le norme che regolano le condizioni di incarico. La parte restante regola il tirocinio.

Tralasciamo per adesso commenti approfonditi e poniamo solo alcune domande:
- come verranno stabiliti i parametri per la liquidazioni delle parcelle e perché dovrebbero essere di competenza ministeriale? Una liberalizzazione autentica avrebbe dovuto sottintendere l'esistenza di soggetti diversi da quelli statali;

- la pattuizione onnicomprensiva necessiterà di una interpretazione allo stesso tempo più precisa e più ampia, dato che nello svolgimento di un incarico esistono condizioni di variabilità non dipendenti dalla volontà o capacità del professionista ma, ad esempio, da norme sopraggiunte, interpretazioni e volontà diverse della pubblica amministrazione, volontà stesse del committente e incertezze insite nella realizzazione dell'opera, quali ad esempio un lavoro che per motivi vari potrebbe svolgersi per fasi operative e tempi di investimento successivi non programmabili a priori al momento dell'incarico.

  Art. 9
(Disposizioni sulle professioni regolamentate)


1) Sono abrogate le tariffe delle professioni regolamentate nel sistema ordinistico.


2) Ferma restando l’abrogazione di cui al comma 1, nel caso di liquidazione da parte di un organo giurisdizionale, il compenso al professionista è determinato con riferimento a parametri stabiliti con decreto del ministro vigilante.


3) Il Compenso per le prestazioni professionali è pattuito per iscritto al momento del conferimento dell’incarico professionale. Il professionista deve rendere noto al cliente il grado di complessità dell’incarico professionale, fornendo tutte le informazioni utili circa gli oneri ipotizzabili dal momento del conferimento alla conclusione dell’incarico e deve altresì indicare i dati della polizza assicurativa per i danni provocati nell’esercizio dell’attività professionale. In ogni caso la misura del compenso, previamente resa nota al cliente con preventivo scritto, deve essere adeguata all’importanza dell’opera e va pattuita in modo onnicomprensivo. L’inottemperanza di quanto disposto dal presente comma costituisce illecito disciplinare del professionista.

lunedì 10 ottobre 2011

SUL COMUNICATO DEGLI ORDINI PER IL REGOLAMENTO URBANISTICO DI AREZZO


Pubblichiamo il comunicato degli Ordini degli Architetti e degli Ingegneri e del Collegio dei Geometri apparso, a pagamento e con un commento del giornale, su La Nazione di domenica 9 ottobre.

Ne condividiamo i contenuti generali anche perché sono gli stessi che INARSIND, con 200 firme di professionisti, ha denunciato subito dopo l’adozione del RU, quando era già evidente a tutti quale sarebbe stato il risultato e quindi non possiamo che rallegrarci del fatto che gli Ordini siano arrivati alle medesime conclusioni.
Abbiamo apprezzato la volontà e lo sforzo degli Ordini in merito alle osservazioni, ma sappiamo tutti che nemmeno duemilaseicento osservazioni accolte avrebbero potuto migliorare di molto un piano talmente aggrovigliato da risultare inemendabile.

Del documento non condividiamo invece gli obiettivi enunciati. Noi riteniamo che sia necessaria una Variante Generale al RU non solo per le PAT o  per le AT o per questo o quel caso, ma per la mancanza di una struttura stessa del piano, di un disegno complessivo, di un'idea di città e per l'impianto normativo che resta indecifrabile e oscuro e dovrà essere completamente riscritto, smagrito e reso leggibile e non soggetto a mille interpretazioni possibili.

Non esistono parti buone e parti meno buone in questo Regolamento Urbanistico e l’ultima Legge Regionale ha affossato una delle poche cose che potevano funzionare.
Non condividiamo nemmeno il rito di apertura di “Tavoli”, che in passato non ha prodotto alcun risultato e non può garantire in alcun modo l’auspicata terzietà.  

Purtroppo i “tavoli veri” non potranno che essere quelli che ciascun professionista  sarà costretto ad aprire personalmente con i tecnici degli uffici edilizia: a questo ci costringe l'impossibilità di risolvere qualsiasi problema, dai più piccoli ai più grandi, in quel guazzabuglio inestricabile delle NTA.
E' una condizione che ci umilia tutti ma che è divenuta inevitabile, e non sono risolvibili al “Tavolo” l’infinità di casi possibili, in modo tale da escludere l'errore e quindi la denuncia, con le sanzioni anche aggravate dalle ultime norme. 
Il metodo dei “Tavoli”, inoltre, è divenuto un rito opaco che in sostanza rischia di essere utile solo a chi vi partecipa, contro ogni buona intenzione che noi non mettiamo in discussione.

Quindi, pur sapendo che il PRG è costato qualche milione di euro e che le finanze locali sono allo stremo, non resta che mettere mano ad un nuovo piano.
Occorre che l'Amministrazione, nella persona del Sindaco, prenda serenamente atto di questa situazione.
In alternativa non restano che le deprecate varianti, vale a dire il piano trasformato dai privati, inevitabile risultato di strumenti urbanistici sbagliati, astratti, arroganti e fatti a dispetto dei cittadini.

DOCUMENTO ORDINE ARCHITETTI, ORDINE INGEGNERI E COLLEGIO DEI GEOMETRI (La Nazione, 9/10/2011)

Giunti ormai a sei mesi dall'approvazione definitiva dei R.U. e dopo quasi tre mesi dall'inizio dell'applicazione quotidiana dello stesso è giunto il momento per un'analisi delle conseguenze che il R.U. ha sullo sviluppo della città e del suo territorio.

Gli Ordini professionali esprimono un giudizio forte­mente negativo sui Regolamento Urbanistico in vigore. Svolgendo un ruolo di assoluta terzietà, avevano già espresso forti critiche con vari documenti al testo del Regolamento Urbanistico, critiche preventive alla adozio­ne, segnalando i punti critici che si evidenziavano dalle illustrazioni degli indirizzi programmatici negli incontri preliminari, invitando i referenti politici e gli estensori del piano ad una riflessione sulle metodologie applicative.

Dopo l'adozione, proseguendo nell'azione di verifica pun­tuale del testo normativo, avevano segnalato l'illeggibilità delle norme, mal confezionate e di difficile gestione, con continui rimandi da un articolo all'altro in una sorta di gioco dell'oca, la loro imperfezione strutturale con buchi applicativi che ne avrebbero reso difficile la gestio­ne quotidiana non solo per i professionisti e per i funzionari dell'amministrazione, ma soprattutto per i cittadini.
Nel tentativo di correggere questa impostazione ope­rativa, senza entrare nel campo delle scelte di indirizzo urbanistiche, scelte che competevano all'amministra­zione che se ne assumerà ogni responsabilità politica, gli Ordini professionali avevano segnalato, articolo per articolo, le problematiche funzionali, indicando le incongruità, gli errori, le errate valutazone quantitative e numeriche, ricevendo negli incontri avuti con gli amministratori e i tecnici, ampi consensi sulla neces­sità di adeguamenti e correzioni.

Le osservazioni presentate dagli ordini, oltre 60 artico­late praticamente sull'intero testo normativo, stanno a dimostrare la dedizione alla causa. Oggi purtroppo emerge agli occhi di tutti gli addetti ai lavori ed ormai anche ai semplici cittadini come la ste­sura definitiva del Regolamento Urbanistico abbia disatteso completamente le aspettative di correzione e modifica prospettate, compromettendo ulteriormente l'attività edilizia urbanistica dell'intera comunità costi­tuita non solo dai professionisti ma anche dagli opera­tori economici e da tutti i cittadini. 

Dal punto di vista dello sviluppo urbanistico sarà necessario al più presto riprendere il dibattito cultura­le sulle grandi aree e sugli interventi strategici, dibat­tito culturale che è stato praticamente assente e che è fondamentale per una corretta e completa programmazione per lo sviluppo della città e per le scelte del­l'indirizzo da dare al futuro di Arezzo.

Sarà necessario inoltre dare chiarezza ad alcuni punti salienti del Regolamento Urbanistico, quali ad esempio le Potenziali Aree di Trasformazione (P.A.T.), che avevano dato l'illusione di un nuovo approccio al problema del recupero e della rigenerazione urbana dell'esistente, ma che ad oggi continuano ad essere un oggetto misterio­so sia per le modalità applicative che per il futuro nel tempo dei diritti edificatori derivanti dalle demolizioni; le Aree di Trasformazione (AT) e Aree di Trasformazione Strategica (A.T.S.) che in molti casi risultano inattuabili e che renderanno necessario avviare un percorso di Variante al Regolamento Urbanistico per il quale è indispensabile aprire un confronto aperto alla città.

Dal punto di vista edilizio, come era stato più volte segnalato nel tempo, i dubbi interpretativi che emer­gono nell'applicazione del Regolamento Urbanistico sono numerosissimi e gli operatori dell'amministrazio­ne, che sono chiamati a rispondere quotidianamente alle richieste di professionisti e cittadini, si trovano nel­l'impossibilità di dare risposte certe ed univoche e sono costretti a limitarsi spesso a recepire i quesiti rinviando le risposte quotidianamente dopo approfondimenti il cui iter procedurale appare nebuloso in relazione alle specifiche competenze.

Tale incertezza applicativa ed interpretativa è interve­nuta per altro in una fase di modifica della normativa nazionale e regionale con l'entrata in vigore della S.C.I.A. e del silenzio assenso sul Permesso a Costruire.

Tale normativa responsabilizza ulteriormente i proget­tisti che dovranno certificare la rispondenza degli inter­venti a tutte le normative vigenti, ivi compresi ovvia­mente anche gli strumenti e atti comunali approvati.
I professionisti sono costretti ad accollarsi questo ulte­riore livello di responsabilità, ma pretendono come contropartita norme certe, chiare, non interpretabili ma solo applicabili.

In assenza di ciò richiedono di atti­vare un continuo e costante confronto con l'ammini­strazione e con i suoi tecnici, con la costituzione di un Tavolo di monitoraggio e con la massima pubblicità e trasparenza alle evoluzioni interpretative che nel tempo verranno a maturarsi e con l'attivazione di un servizio di preistruttoria per un confronto preliminare documentato sulle problematiche degli interventi.
Tutto ciò nell'interesse non solo dei professionisti ma anche e soprattutto di tutti i cittadini che chiedono certezze sui loro diritti.