Oggetto:
1)
Delibera del C.C. n. 88 del 28.05.2014 pubblicata sul BURT n. 26 del
02.07.2014
avente ad oggetto l’adozione del Piano di Recupero del
comparto
C1/A con contestuale variante al Piano Complesso di
Intervento
dell’A.S.I. 3.3 “Cittadella degli Affari” – area ex Lebole e
variante
al Regolamento Urbanistico
2)
Delibera del C.C. n 89 del 28.05.2014 pubblicata sul BURT n. 27 del
09.07.2014
avente ad oggetto l’adozione della variante al Piano
Comunale
di Classificazione Acustica in relazione al Piano di Recupero
del
comparto C1/A del P.C.I. ASI 3.3 e al Regolamento Urbanistico
OSSERVAZIONI
per
INARSIND, Sindacato Nazionale di Architetti ed Ingegneri liberi
professionisti
Sezione provinciale di Arezzo, nella persona del Presidente e
legale
rappresentante pro tempore Dott. Arch. Alessandro Cinelli
domiciliato
per la carica presso la sede di Arezzo in via Guadagnoli n. 69.
INARSID
è un Sindacato che ha tra i propri scopi la tutela della Libera
Professione
di Ingegnere e Architetto e la rappresentanza sindacale in sede
nazionale
e internazionale degli iscritti per la difesa e la tutela dei diritti e
degli
interessi della categoria degli ingegneri e degli architetti liberi
professionisti
anche nei confronti delle Pubbliche Amministrazioni.
Il
Sindacato è quindi portatore di un qualificato interesse all’apporto
collaborativo
finalizzato alla pianificazione di vaste porzioni territoriali
anche
in considerazione degli importanti riflessi economici e sociali certamente
ricadenti sull’intera categoria dei professionisti rappresentati.
A.
Osservazioni di carattere procedurale (inviate con
documento a parte).
Inarsind, in altre
occasioni, ha lungamente sottolineato come i liberi professionisti siano
colpiti dall'eccesso di leggi urbanistiche e di burocrazia al punto che anche i
lavori più modesti e irrilevanti dal punto di vista ambientale vengono
sottoposti ad una infinità di inutili verifiche e procedure.
Inarsind auspica
una drastica semplificazione burocratica per rendere "normale" il
lavoro dei liberi professionisti ma, allo stesso tempo, ritiene che anche le
progettazioni svolte dall'amministrazione pubblica o da soggetti economicamente
potenti debbano sottostare alle procedure di legge con la stessa perizia
imposta ai tecnici privati e relativi committenti.
Nel caso specifico
il rispetto delle procedure è anche garanzia per gli investitori interessati
alle varianti oggetto di osservazione.
Il sindacato
Inarsind ha presentato osservazioni inn data 28/08/2014 che mettono in evidenza
quelli che sembrano a tutti gli effetti vizi di procedura nell'adozione del
piano di recupero del comparto C1a con contestuale variante al Piano Complesso
di Intervento dell'A.S.I. 3.3 "Cittadelle degli Affari" - area ex
Lebole e variante al Regolamento Urbanistico.
In breve sintesi
l'osservazione riguarda:
1.
L’inefficacia del PCI vigente;
2. La mancata variante al PS;
3. La violazione dell’art. 18 l.r. 1/2005 (la pratica non è stata preceduta dall’avvio del procedimento né dalla nomina del responsabile del procedimento);
4. La violazione dell’art. 56 della l.r. 1/2005 (contenuti minimi richiesti al 2° comma);
5. La illegittima riduzione del dimensionamento dell’ERS;
6. La violazione delle prescrizioni imposte dalla Conferenza di Pianificazione;
7. La violazione della l.r. 10/2010 (VAS);
8. Parcheggi ex DM 1444 - sottodimensionamento ed erroneità;
9. La mancanza dei pareri degli enti coinvolti dall’attuazione del comparto C1;
10. L’errore sui presupposti della relazione sulla viabilità;
11. L’errore del dimensionamento posto a base della valutazione acustica;
12. Convenzione (poca chiarezza).
2. La mancata variante al PS;
3. La violazione dell’art. 18 l.r. 1/2005 (la pratica non è stata preceduta dall’avvio del procedimento né dalla nomina del responsabile del procedimento);
4. La violazione dell’art. 56 della l.r. 1/2005 (contenuti minimi richiesti al 2° comma);
5. La illegittima riduzione del dimensionamento dell’ERS;
6. La violazione delle prescrizioni imposte dalla Conferenza di Pianificazione;
7. La violazione della l.r. 10/2010 (VAS);
8. Parcheggi ex DM 1444 - sottodimensionamento ed erroneità;
9. La mancanza dei pareri degli enti coinvolti dall’attuazione del comparto C1;
10. L’errore sui presupposti della relazione sulla viabilità;
11. L’errore del dimensionamento posto a base della valutazione acustica;
12. Convenzione (poca chiarezza).
Per la consultazione del testo integrale delle
osservazione del 28/08/2014 si rimanda al link
http://inarsindarezzo.blogspot.it/2014/08/osservazioni-al-piano-di-recupero-del.html
B. Osservazioni riferite alla qualità
urbanistica dell'intervento.
Il
sindacato INARSIND, nel periodo precedente l'approvazione del Piano Complesso
di intervento del 2011, del quale l'attuale Piano costituisce variante, ha
organizzato dibattiti pubblici sul tema del riuso degli spazi urbani. Nel
settembre 2010 fu organizzato il convegno " Il riuso delle aree
produttive: sviluppo e trasformazione della città. il caso dell'area ex
Lebole".
Nella relazione introduttiva al convegno si
diceva: "Il
riuso delle grandi aree e contenitori per attività ormai dismesse è oggi una
sfida economica e urbanistica. É un’occasione per riqualificare non solo l’area
“biglietto da visita” per chi arriva dall’autostrada ma anche l’intera Arezzo. Un riutilizzo sbagliato
produrrebbe effetti negativi per tutta la città.
L’idea di grandi centri
commerciali ormai non funziona più neanche dal punto di vista strettamente
economico e, proprio nelle nazioni che li avevano inventati, il loro declino,
prima economico e poi fisico, è iniziato da molti anni. In molti casi, per riconvertire
le aree, si è ipotizzato un riutilizzo per attività economiche e umane plurime,
ben miscelate, attraverso la costituzione di una maglia viaria più fitta e
legata al resto della città. Si pensa all’abitare, al tempo libero, al piccolo
commercio, agli uffici, alla ristorazione ecc.. Si pensa a volumi non
esuberanti con edilizia di base ed edilizia specialistica
ben rapportate.
La città storica diventa di
nuovo il modello di riferimento."
In estrema sintesi i principi richiamati sono
stati quattro:
1 1 evitare
la costituzione di grandi centri commerciali che danneggiano il commercio
esistente nella città storica facilitandone il degrado;
2 evitare la monofunzionalità che ha già dimostrato, nella limitrofa via Galvani, l'incapacità di reggere alle modificazioni economiche della nostra società. Via Galvani, oggi, è un luogo triste e desolato e non è certo il caso di continuare, con l'area Lebole, con una monofunzionalità edilizia del tutto simile;
3 considerare l'area Lebole come interstizio urbano tra i quartieri Pescaiola e Fiorentina (in senso tangenziale) e tra l'area di via Galvani e il centro storico (in senso radiale alla città), facendone una occasione di ricucitura e riqualificazione non solo dell'area dismessa ma anche degli importanti quartieri limitrofi.
4 utilizzare la previsione della maglia viaria come principale elemento per realizzare i propositi di riqualificazione urbana.
2 evitare la monofunzionalità che ha già dimostrato, nella limitrofa via Galvani, l'incapacità di reggere alle modificazioni economiche della nostra società. Via Galvani, oggi, è un luogo triste e desolato e non è certo il caso di continuare, con l'area Lebole, con una monofunzionalità edilizia del tutto simile;
3 considerare l'area Lebole come interstizio urbano tra i quartieri Pescaiola e Fiorentina (in senso tangenziale) e tra l'area di via Galvani e il centro storico (in senso radiale alla città), facendone una occasione di ricucitura e riqualificazione non solo dell'area dismessa ma anche degli importanti quartieri limitrofi.
4 utilizzare la previsione della maglia viaria come principale elemento per realizzare i propositi di riqualificazione urbana.
Il
piano approvato nel 2011, anche se in modo sintetico, aveva recepito alcune
delle problematiche discusse e, per il comparto C1, aveva indicato nelle norme
la divisione in 9 lotti funzionali non accorpabili.
La
previsione dell'attuale piano adottato costituisce un grave passo indietro sia
nel metodo che nel merito.
L'elaborato
di comparazione tra norme del precedente piano e piano adottato mostra
chiaramente simili passi indietro con le eliminazioni delle norme che dovevano
garantire un minimo di qualità urbana e infatti sono state cassate frasi come:
·
"riconfigurazione
urbanistica dell’intera area circostante"
·
"il
Piano dovrà prevedere un'ipotesi di progetto di suolo complessivo dell’intera
area compresa nel PCI, esteso agli ambiti urbani limitrofi per quanto attiene
alla continuità del sistema infrastrutturale."
·
"
IL Piano dovrà definire l’articolazione in Lotti del Comparto 1 ed il relativo
perimetro degli stessi garantendone la funzionalità secondo le quantità
indicate nelle schede norma di riferimento. Non è consentito l’accorpamento
delle destinazioni commerciali previste nei vari lotti."
Giova
ricordare che l'area in questione è strategica per le sorti di tutta la città e
un suo errato riutilizzo produrrebbe effetti negativi sul tessuto del
commercio, sul tessuto sociale, sulla mobilità e sulla qualità urbana non solo
dei quartieri limitrofi ma di tutta la città.
Nel
metodo, l'adozione è avvenuta senza vero confronto con la comunità aretina. In
rare occasioni, previo sollecitazione di alcune associazioni di categoria, sono
state illustrate alcune generiche caratteristiche della variante e la presentazione del progetto avvenuta un
paio di giorni prima dello scadere del termine per le osservazioni è suonata
come beffarda.
Quando
l'amministrazione pubblica è stata sollecitata con idee concrete circa le
caratteristiche urbanistiche e di qualità che l'area avrebbe dovuto avere, la
risposta è stata laconica e fuorviante. Si chiedeva, in sostanza, di reperire
anche gli investitori interessati a simili ipotesi ribaltando quella che deve
essere invece l'azione dell'amministrazione pubblica in favore del pubblico
interesse. L'amministrazione pubblica dovrebbe dettare le condizioni
urbanistiche all'interno delle quali si devono muovere gli investitori e invece
si è operato al contrario, assecondando la richiesta di liberare l'area da
qualsiasi ipotesi necessaria alla qualità urbana, ovvero, in sintesi, da quanto
indicato ai quattro punti precedenti.
La
variante adottata elimina alcune garanzie che la precedente pratica approvata
aveva introdotto e perciò aumenta arbitrariamente la libertà di manovra in
danno della qualità urbana che riguarda tutti i cittadini. La libertà di
manovra degli investitori, sacrosanta, deve essere invece una risorsa per
l'interesse di tutta la città.
In
mancanza di un quadro urbanistico dettato dall'amministrazione pubblica, l'uso
di aree come la ex Lebole può sconfinare nella logica di gruppi economici che
vogliono mantenere situazioni di mercato più o meno concorrenziale, nel pur
legittimo interesse di alcuni privati, ma in forte contrasto con l'interesse
cittadino.
Nel
merito, il progetto adottato riguarda sostanzialmente il comparto C1 e
individua un sottocomparto C1a con destinazione monofunzionale (commercio e
servizi) e la zona C1b a destinazione Edilizia Residenziale Sociale.
La
libertà di manovra nella zona C1a è ben rappresentata dalle ipotesi progettuali
dei volumi edilizi. Tre capannoni accostati e una distesa di parcheggi a
corredo, ben visibili come biglietto da visita per chi entra in città
dall'autostrada. I capannoni potranno essere facilmente accorpati. Non bastavano i capannoni dismessi di via
Galvani e si continua con la stessa logica.
La
zona a ERS è staccata e anch'essa monofunzionale. La sua effettiva
realizzazione è legata ad un improbabile aumento delle superfici edificate
rispetto alla quantità esistente da ristrutturare. Appare evidente, quindi,
come l'intenzione sia quella di ricostruire, nella zona C1a, i capannoni ora
esistenti senza impelagarsi in ERS e d'altronde c'è da augurarsi che quella
edilizia monofunzionale residenziale/dormitorio non venga mai realizzata.
Le
norme tecniche, al riguardo della divisione in due comparti (C1a e C1b) parlano
di possibilità e non di prescrizione a dimostrazione che si è voluta garantire solo
la massima libertà di manovra.
Sul
fronte viabilità è da notare che nelle tavole grafiche è stata inserita una
rotatoria, di collegamento col centro affari, sottopassata dal raccordo e ad
esso collegata con quattro bretelle. Oltre alle caratteristiche del tutto
inurbane manca il parere ANAS (così risulta dai documenti consultati) e le
prescrizioni delle norme tecniche parlano di possibile interramento e di
possibile raddoppio del raccordo.
Manca
una ipotesi di collegamento radiale con la città e manca l'ipotesi di
collegamento tra i quartieri Pescaiola e Fiorentina. la strada disegnata dalla
rotatoria alla ferrovia, che potrebbe continuare, con sottopasso, verso
Pescaiola, non trova riscontro effettivo e garanzia di realizzazione nelle
norme tecniche.
Tutto
ciò a dimostrazione che la maglia viaria ipotizzata è del tutto aleatoria e
quindi incapace di riqualificare l'esistente.
In
sintesi, il piano adottato è incapace di difendere l'interesse pubblico e anche
quello degli investitori che vedranno sorgere ulteriori capannoni in una zona
già degradata dai capannoni dismessi di
via Galvani. La qualità urbana non è
minimamente garantita e l'aleatorietà delle indicazioni normative contrasta del
tutto con le necessità di una corretta amministrazione pubblica.
Per i motivi suesposti
si confida
che il Consiglio Comunale in accoglimento
delle presenti osservazioni vorrà
rifiutare sia l’approvazione della variante
al RU, al PCI e del correlato Piano
di Recupero cosi come adottati sia della
afferente variante al Piano Comunale
di Classificazione
Acustica.
Distinti saluti
Il Presidente di
INARSIND
Sezione provinciale di Arezzo
Dott. Arch. Alessandro Cinelli
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