La categoria dei Liberi professionisti
deve provvedere alla sua difesa con tutti i mezzi più risoluti, attraverso organizzazioni sindacali ad adesione libera,
sottratte ad ogni disciplina e gerarchia statale, limitate ai soli puri professionisti,
ossia a coloro che, unicamente da contratti di opera e mai da remunerazioni a tempo o a stipendio e quindi da lavoro subordinato,
anche se intellettualmente di alto grado, traggono i materiali mezzi della propria sussistenza".
Amadeo Bordiga, cofondatore del Sindacato Ingegneri Liberi Professionisti – Napoli, 1950
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venerdì 22 marzo 2013

IL COMUNE DI BIBBIENA HA ABOLITO IL VALORE LEGALE DEL TITOLO DI STUDIO


Un pesce d'aprile anticipato?

No, un titolo paradossale alla scelta fatta dal Comune di Bibbiena (AR) nel suo BANDO PERL’AFFIDAMENTO DELL’ INCARICO PROFESSIONALE DELLA PROGETTAZIONE EDEVENTUALE  DD.LL. DELL’ ADEGUAMENTO SISMICO DELL’ EDIFICIO DEL PALAZZO COMUNALE DI BIBBIENA, dove, all’Art. 5, coma f) è previsto il seguente requisito per la partecipazione (ripetiamo: requisito per la partecipazione): 


f) frequenza (o docenza) da parte del responsabile delle parti strutturali del progetto di corsi specifici sulla progettazione di interventi di recupero in zona sismica per edifici in muratura, o di corsi post-universitari di specializzazione in ingegneria antisismica per edifici in muratura , o di master universitari di II livello attinenti la materia della riduzione del rischio sismico per edifici in muratura.

Questa lodevole e meritocratica richiesta non costituisce però titolo per conseguire un maggior punteggio, ma costituisce un requisito in mancanza del quale non si può nemmeno accedere al bando.

Probabilmente deve essere sfuggito a chi ha redatto il Bando, il significato vero di una scelta come questa: essere in possesso di laurea, abilitazione all’esercizio della professione e iscrizione al rispettivo Ordine non riveste più alcun valore, ingegneri e architetti non sono più tutti uguali tra loro (in linea di principio ovviamente perché nei fatti è ovvio che non lo siano comunque) ma prevalgono competenze e conoscenze di tipo diverso acquisite sul campo, con la docenza (nei corsi di formazione?), con la discenza (nei corsi di formazione?) con l’esperienza, con lo studio e quant’altro.

In discussione non è il merito della scelta, in discussione è la gravità di detta scelta sotto il profilo della sua legittimità. Fino a quando il titolo di studio sarà riconosciuto legalmente, fino a quando occorrerà essere iscritti agli ordini per esercitare la professione, fino a quando le amministrazioni pubbliche dovranno rispondere alle leggi dello stato oltre che garantire pari condizioni di partenza, salvo valutare dopo, cioè con la gara, la reale capacità e adeguatezza di ciascuno al compito richiesto, requisiti di esclusione come questi non crediamo proprio possano essere adottati.

Tutto questo senza voler pensare male o fare dietrologia, ma solo come semplice osservazione ad un bando sbagliato che crediamo sia il caso di annullare e modificare prontamente, magari trasferendo quella richiesta dalla categoria “requisiti” alla categoria “criteri per la selezione e la scelta”.

A margine una semplice riflessione: aldilà della bizzarra scelta fatta in questo Bando, tuttavia si può cominciare a intravedere una probabile conseguenza dell'obbligo di formazione permanente, dove i titoli formali e cartacei, quelli impersonali uso concorso pubblico d'antan, si trasformeranno in punteggi. Scelte apparentemente meritocratiche, ma che in realtà saranno probabilmente solo burocratiche.

venerdì 28 dicembre 2012

SEMPLIFICARE SI PUO', BASTA...VOLERLO


Semplificazione è la parola d'ordine, ma tra il dire e il fare c'è di mezzo il capire cosa significhi semplificare.
Per questo pubblichiamo, a mero titolo di esempio qualitativo, senza cioè pretendere di affrontare in maniera sistematica l'argomento, anche per la difficoltà della lingua, lo stampato del Comune di Jena per le pratiche edilizie. La scelta di Jena è puramente casuale determinata dalla presenza in quella città di uno studente aretino. Tuttavia Jena è una città con un numero di abitanti appena superiore a quello di Arezzo e quindi abbastanza omogenea.
Il modulo, in formato PDF riempibile direttamente on line oppure in formato cartaceo, è valido sia per il permesso di costruire (in alto a sinistra) che per una sorta di SCIA che non richiede preventiva autorizzazione.
Ma non è affatto importante il mezzo di trasmissione, contrariamente a quello che si pensa e si scrive da noi, dove il farlo via Internet si ritiene una conquista di modernità e una "semplificazione", quanto il contenuto.

Le pagine in tutto sono tre, scarse, meno della nostra Denuncia di Attività Edilizia Libera.

Le caselle da riempire sono nella stragrande maggioranza informazioni sulla proprietà, sul richiedente, sui progettisti, le informazioni sul vicinato, con le eventuali firme dei confinanti, notizie sugli accessi e sulla presenza di servizi.
Per quanto attiene al progetto vero e proprio tutto è contenuto nella tabellina ad inizio dei pagina 3, ma non c'è un riferimento che sia uno a leggi, a parametri edilizi, a volumi, a SUL, ad altezze, a distanze e quant'altro. C'è solo da scrivere il numero di tavole presentate per ogni argomento: anti-incendio, strutture, ecc.
In sostanza il sistema sulla fiducia verso il cittadino e sulla sua responsabilità.

Questo modulo conferma quanto già sappiamo grazie all'ormai famoso servizio di Report di cui questo è il link:


A noi non resta che sognare un sistema più civile, più democratico, più economico, più umano.

Anche questo è uno spread altissimo nei confronti della Germania.























lunedì 26 novembre 2012

CONGRESSO NAZIONALE INARSIND 2012, FIRENZE: VIDEO



Venerdì 23 novembre 2012, a Firenze, si è svolto il VII Congresso Nazionale di INARSIND, il cui tema è stato:
Un grande cantiere per il futuro
Valutazione della nuova riforma delle professioni
Ingegneri e Architetti Liberi Professionisti: produttori di idee o fornitori di servizi

Dopo i saluti iniziali portati da Don Giovanni Momigli, in rappresentanza dell'Arcivescovo di Firenze S.E. Cardinal Betori, da Elisabetta Meucci, Assessore alle Politiche del Territorio del Comune di Firenze, da Jacopo Cellai, Vicepresidente Vicario del Consiglio Comunale, dal Prof. Arch. Ing. Gennaro Tampone, Presidente del Collegio degli Ingegneri della Toscana, dall'Ing. Paolo Della Queva, Presidente Ordine Ingegneri di Firenze, ha introdotto i lavori l'Ing.Valentina Stefanini, Presidente INARSIND Firenze.

Sono seguite le relazioni di:
Ing. Salvo Garofalo, Presidente Nazionale INARSIND
Arch. Paolo Coppola, Componente del Comitato Nazionale INARSIND, Valutazione della riforma delle professioni
Ing. Pietro Berna, Componente del Comitato Nazionale INARSIND
Arch. Alessandro Cinelli, Presidente INARSIND Arezzo, Semplificazione Normativa

L'Arch. Paola Muratorio, Presidente INARCASSA, ha svolto una relazione sulla nuova disciplina della Cassa di Previdenza e ha fatto valutazioni sullo stato della professione in relazione alle nuove leggi.

Nel pomeriggio si è svolta una tavola rotonda seguita da un dibattito sul tema:
Le città intelligenti e sostenibili: il ruolo delle libere professioni tecniche
coordinato dall'Ing. Valentina Stefanini, cui hanno partecipato:
Ing. Enrico Bocci, Ing. Giorgio Chimenti, Avv. Marco Manneschi, Avv. Francesco Francini, Arch. Pietro Pagliardini.
é seguita la presentazione delle mozioni congressuali.

Del congresso riportiamo una prima parte dei video, scusandoci per quelli mancanti che verranno inseriti prima possibile:













venerdì 21 settembre 2012

ANCORA CAMBIAMENTI IN CORSO NELLA RIFORMA

Il caos regna sovrano nella ridicola riforma delle professioni fatta dai Tecnici con l'approvazione degli Ordini professionali. Ma non è caos creativo, è solo confusione.
Nemmeno la legge, o meglio le leggi è ormai sicura.
Si legge infatti, su Edilizia e Territorio, che gli Ordini devono controllare che le "tariffe" (così le chiama il giornalista), cioè i nuovi parametri, non siano superiori alle vecchie tariffe.
Se così fosse vorrebbe dire che i parametri sarebbero ancora suscettibili di modifiche.
Non solo vogliono impiccarci, ma pretendono anche che sia l'impiccato a verificare il funzionamento della forca.
E spuntano fuori anche le spese forfettizzate, ma solo per "le infrastrutture", quasi che gli architetti e gli ingegneri liberi professionisti siano tutti interessati alla progettazione delle opere pubbliche e il resto, cioè la stragrande maggioranza, non lavori per i committenti privati! Ma nulla si dice sul fatto se per i privati le spese possano essere forfettizzate: si suppone di sì, ma non è mai detto.
Pare anche che il Ministero abbia garantito che non saranno applicate, sempre per gli incarichi pubblici, cioè per la base di gara, le riduzioni o gli aumenti (non ne dubitavamo di questi) del 60%.
Ce ne rallegriamo, ma continuiamo a pensare che, visto che sembrano esistere margini di trattativa anche a legge approvata, gli Ordini si dovrebbero preoccupare anche della "grande conquista"della formazione continua nella sua in forma obbligatoria e non volontaria, come si addice ad una professione "libera" e non governata dallo Stato, che grava inutilmente su tutti gli architetti e gli ingegneri: liberi solo, anzi obbligati, a non avere tariffe per rispettare le leggi del libero mercato, ma non liberi di stare nel mercato scegliendo se e quali aggiornamenti seguire. Davvero un principio di coerenza straordinariamente efficace.
Ma qui immaginiamo che non troveremo ascolto, visti gli interessi in gioco, degli Ordini, che vi trovano l'ultimo squarcio di potere rimasto, e delle varie organizzazioni che vedranno il proprio fatturato in aumento vertiginoso: un altro caso di lavoro improduttivo prodotto da leggi, cioè un semplice spostamento di reddito dalle tasche di alcuni (cioè i soliti, noi) a quelle di altri.

Non possiamo nemmeno spiegare più ciò che è impossibile da capire, vi proponiamo solo la lettura di questo articolo, lasciando ad ognuno l'interpretazione:

NUOVE TARIFFE NEL DECRETO INFRASTRUTTURE: TORNA IL RIMBORSO SPESE AL 20%

Chi desiderasse maggiori chiarimenti si rivolga al CNA e al CNI.

Il sito del CNA ci propone nel frattempo nella sua Home page una serie di argomenti tipo:

ARCHITETTURA: FREYRIE, CONSIGLIO NAZIONALE ARCHITETTI,'TORNI A REALIZZARE PROGETTI PER LA COMUNITÀ"

oppure, News come questa:

CERIMONIA DI ASSEGNAZIONE DEL PREMIO NAZIONALE DI BIOARCHITETTURA COSTRUIRE NEL COSTRUITO / RECUPERARE L'ESISTENTE 2011 - ROMA

o ancora:

 ma sulla riforma troviamo solo questo documento:

VADEMECUM SUL DPR DELLA RIFORMA DELLE PROFESSIONI

Anche il sito del CNI non è che offra molto di più.
Quindi sembra proprio che non ci resti che aspettare ciò che ci capiterà addosso senza poter fare altro che adeguarsi.

domenica 16 settembre 2012

INTERESSANTE INTERPRETAZIONE SULLA VOLONTARIETA' DI ISCRIZIONE ALL'ORDINE

Segnaliamo questo articolo scritto da Enrico Milone, che tutti conoscono e Amedeo Schiattarella, attuale Presidente dell'Ordine APPC di Roma, sulla riforma delle professioni. Molti sono gli spunti ma ve ne è uno particolarmente significativo: l'ipotesi interpretativa che l'iscrizione all'Ordine possa essere volontaria.
Questa sarebbe una rivoluzione. Tuttavia sembra difficile immaginare di poter esercitare senza l'iscrizione a nessun Albo, per cui è plausibile che almeno all'Ordine nazionale resterebbe l'obbligo. Per certo gli autori non sono principianti e se lo hanno scritto un fondamento almeno c'è.
Ne consigliamo la lettura anche alla luce del post precedente:


DPR 137/2012: nuovi oneri per gli architetti

di E.Milone e A.Schiattarella - Riforma delle professioni





mercoledì 12 settembre 2012

NUOVI PARAMETRI E OBBLIGO DI PREVENTIVO: PRIME INDICAZIONI


Come sapete sono entrate in vigore le nuove leggi che regolano le professioni. Tralasciando per il momento l’elencazione precisa delle stesse, avvenuta in un susseguirsi caotico di anticipazioni e modifiche, è tuttavia possibile adesso fissare alcuni paletti precisi in ordine all’abolizione delle tariffe e all’introduzione dei nuovi parametri stabiliti con legge Decreto Ministero Giustizia 20.07.2012 n° 140 , G.U. 22.08.2012

Sull’incarico, o più correttamente, sul preventivo obbligatorio e sul significato che assumono i nuovi parametri possiamo dare qualche valutazione e indicazione ai colleghi, con l’avvertenza che non si può escludere l’introduzione di altre novità e che potrebbero uscire circolari esplicative o interpretative.

E’ bene prendere quindi con una dose di prudenza quanto di seguito andremo a dire, considerandola solo una nostra ragionevole ma non certa interpretazione.

Invitiamo i colleghi a lasciare contributi, porre domande, esprimere pareri lasciando commenti al post, preferibilmente, oppure via mail.
***
La legge è composta di una parte introduttiva generale, che riguarda alcuni principi validi per tutte le professioni e di alcune parti specifiche, ognuna riferite alle varie professioni ordinistiche (esclusa la professione medica) raggruppate per aree omogenee. La parte che riguarda ingegneri e architetti è quella dell’area così detta tecnica, che comprende anche geometri, periti ecc.  Vale a dire che, fatte salve le diverse competenze, i parametri sono gli stessi per tutte le professioni dell’area tecnica.

A questo punto è preferibile argomentare per domande e risposte, cioè per FAQ. Seguiranno alcuni commenti e suggerimenti:

I parametri sono le nuove tariffe?
No, i parametri non sono le nuove tariffe, dato che ogni riferimento tariffario è stato abolito, anche se sono strutturate in modo del tutto analogo alla vecchia tariffa per le opere pubbliche.

Perché sono stati introdotti i nuovi parametri?
I nuovi parametri, che sono strutturati con criterio basato su costo dell’opera, percentuale, tipo di prestazioni effettuate, tipologia dell’opera e/o della prestazione, e con l’introduzione di un nuovo indice, il grado di complessità dell’opera, dovranno essere applicati per la liquidazione da parte di un organo giurisdizionale (vale a dire in caso di controversia, dal tribunale o dal collegio arbitrale), ma serviranno anche come base di riferimento per i progetti di opere pubbliche. Quindi nel primo caso, la controversia, serviranno a posteriori, nel secondo caso, le opere pubbliche, invece serviranno alle amministrazioni a priori. In quest’ultimo senso svolgono di fatto una funzione del tutto analoga alla vecchia tariffa, naturalmente tenendo conto del campo di variabilità dovuto ai ribassi.

Ci sono novità nei principi generali?
Sì, ci sono, ed è necessario conoscerli e valutarli con grande attenzione perché, viceversa, possono avere ricadute importanti in caso di contenzioso con il committente.

Quali sono le novità?
Sono molte, ma, tralasciando per ora i tecnicismi legati al calcolo dei parametri, la più importante è quella del comma 6 dell’Art.1 che recita: “L’assenza di prova del preventivo di massima……costituisce elemento di valutazione negativa da parte dell’organo giurisdizionale”. E’ naturale che questa disposizione rende di fatto obbligatorio, oltre che utile in ogni caso, un preventivo scritto reso dal professionista al committente. E’ bene specificare, anche se potrebbe sembrare inutile dirlo, che per preventivo la legge non intende significare che il committente è tenuto a chiedere più preventivi a più professionisti (cosa che in verità accade sempre più stesso nella prassi), ma che il professionista, prima di iniziare le proprie prestazioni per conto di un cliente ha l’obbligo di informare quest’ultimo sui costi che egli dovrà sostenere  per il compenso al professionista. Il preventivo è quindi l’indicazione precisa che costituirà contrattualmente il nostro compenso.
Alla luce del comma di cui sopra, non possiamo non consigliare i colleghi di stipulare un incarico scritto, di complessità variabile in funzione del tipo di incarico. La voce più importante di questo incarico dovrà essere l’indicazione dei compensi (e delle spese, che non sono comprese nei parametri), cercando anche di regolamentare i compensi per imprevisti non attribuibili al professionista stesso, quali, ad esempio, varianti al progetto richieste dal committente, nuove norme intervenute dopo la firma dell’incarico, cambi di programma economico da parte del committente, fatti imprevedibili durante l’esecuzione dell’opera e quant’altro. Se questi imprevisti non sono quantificabili a priori, è bene comunque prevedere nell’indicare che in caso di varianti o nuove prestazioni non previste si dovrà concordare il compenso prima dell’inzio della prestazione stessa.
Per i lavori di modesta entità e impegno dove la parte amministrativa è prevalente sull’importo dei lavori (Es.: una sanatoria, un gazebo, una tettoia, ecc) riteniamo possa essere sufficiente una mail o una semplice scrittura con i nomi di committente e professionista, l’oggetto dell’incarico e l’indicazione dell’importo del compenso.

Cosa significa “elemento di valutazione negativa del compenso”?
Non è facile dare una risposta esaustiva. Per certo, al Capo V, Disposizioni concernenti le professioni dell’area tecnica, l’art. 36, Complessità della prestazione, al comma 2 recita per intero: “In considerazione, altresì, della natura dell’opera, pregio della prestazione, dei risultati e dei vantaggi, anche non economici, conseguiti dal cliente, dell’eventuale urgenza della prestazione, l’organo giurisdizionale può aumentare o diminuire il compenso di regola fino al 60 per cento rispetto a quello altrimenti liquidabile”.
Quindi, se da un lato entrano nella valutazione giurisdizionale “i risultati e i vantaggi, anche non economici (quindi quelli economici sono compresi, NdR) conseguiti dal cliente”, che potrebbero essere causa di maggiorazione, dall’altro è difficile non pensare che una forte riduzione possa essere determinata dalla impossibilità di dimostrare la esistenza di preventivo.
E’ altresì vero che al Capo I, Disposizioni generali, Art. 1, comma 7 c’è scritto che: “In nessun caso le soglie numeriche indicate, anche a mezzo di percentuale, sia nei minimi che nei massimi, per la liquidazione del compenso, nel presente decreto e nelle tabelle allegate, sono vincolanti per la liquidazione della stessa”. Difficile darne una interpretazione univoca fino a quando non vi sarà giurisprudenza, ma allo stato attuale è consigliabile, per prudenza, immaginare che, in mancanza di dimostrazione di aver informato il cliente, l’organo giurisdizionale possa anche decidere di andare ben oltre la riduzione del 60% o addirittura possa non riconoscere alcun diritto alla riscossione dei compensi da parte del professionista.
*****
A questo punto, senza entrare nel dettaglio sul calcolo del compenso in base ai parametri, peraltro abbastanza ben comprensibile dalla lettura attenta della legge, c’è la domanda delle domande, e cioè:

Come si fa a prevedere il compenso se non c’è più una tariffa?
Questa è la parte di suggerimenti da prendere con maggiore prudenza. Premesso che ognuno può adottare il metodo che vuole, che gli è più congeniale, cui è più abituato o a cui sono più abituati i propri clienti, i metodi, tuttavia, possono essere ridotti ai seguenti:
a percentuale, naturalmente in base a molti parametri individuali, quali la consuetudine, il mercato, la trattativa, un’analisi dettagliata dei costi di studio e dell’utile necessario, riportata poi ad una percentuale, ecc.
in base ad una unità di misura oggettiva della costruzione, vale a dire un valore in euro a mq di SUL, oppure, rapportato al volume, in euro a mc di costruzione;
a corpo, cioè la vecchia discrezione, vale a dire un valore unico per tutta la prestazione, stando tuttavia sempre attenti a normare eventuali varianti;
in ragione del tempo prevedibile, definendo un costo orario.

Tuttavia riteniamo opportuno, qualunque sia il metodo scelto, effettuare una verifica con i parametri di cui alla legge, entro una banda di oscillazione intermedia rispetto ai valori limite di legge. Questo, sia chiaro, senza richiamarli nell’incarico.

Ci sembra una soluzione ragionevole per due motivi:
-         -  In caso di contenzioso con il cliente, visto anche il vasto campo di variabilità che oscilla, teoricamente, da una riduzione del 60% ad un aumento del 60% sul compenso medio ottenuto con le varie tabelle, è quanto meno utile non uscire da questo ampio intervallo, per non doversi trovare di fronte a brutte sorprese nel giudizio. C’è in questo intervallo un ampio margine di trattativa con il cliente, sempre ipotizzando un mercato non drogato dalla crisi e dal pessimo esempio dato dai ribassi assurdi imposti dagli enti pubblici negli ultimi anni.
-        -   E’ utile, a lunga distanza, avere quei riferimenti parametrici, in modo tale da trovare nel mercato uno standard medio che non vuol dire creare una condizione di non concorrenza, ma che significa trovare una soglia di decenza entro cui poter lavorare ed anche una ragionevole previsione di spesa che il cliente sa di dover affrontare quando intraprende un’operazione economica.
Ricordiamo infine che, per incarichi che prevedono più “prestazioni”, cioè progetto preliminare, definitivo, esecutivo e D.L., è consigliabile dettagliare nell’incarico i compensi per ognuna delle fasi. Questo perché, in caso di interruzioni di incarico, potrebbe essere più facile evitare il contenzioso, visto che l’Art. 1, al comma 5 prevede: “Per gli incarichi non conclusi,  o prosecuzioni  di  precedenti incarichi, si tiene conto dell'opera effettivamente svolta”, e il rischio che l’organo giurisdizionale possa modificare in più o in meno il compenso potrebbe costituire un deterrente sia per il cliente che per il professionista. Diamo cioè per scontato che è sempre preferibile trovare un accordo piuttosto che imbarcarsi in cause dall'esito e dai tempi sempre incerti.

mercoledì 29 agosto 2012

IL RIORDINO DELLE PROVINCE E LE RICADUTE SUI PROFESSIONISTI DELLA PROVINCIA DI AREZZO


Cari colleghi,
in questi giorni le notizie di stampa riportano alcune ipotesi di riordino del sistema delle Province Toscane e in particolare di quella Aretina. Le ipotesi in discussione  principalmente sono due:
1.    Il mantenimento della provincia aretina
2.    L’accorpamento di  Arezzo, Siena e Grosseto.
Per la seconda ipotesi il presidente della Regione Enrico Rossi si è espresso a favore di Siena capoluogo. INARSIND della provincia di Arezzo non ha preso posizione al riguardo. In passato, però, questo sindacato (attraverso Inarsind  e Confedertecnica regionali) ha elaborato documenti e interventi presso la regione Toscana nei quali si individuava non tanto il problema delle province e del loro riassetto quanto piuttosto il problema della Regione. In sintesi, questo sindacato ha più volte espresso forti dubbi sulla utilità del sistema di leggi e della burocrazia che la regione Toscana ha via via costruito.
Sistema di leggi e burocrazia che non difende il territorio ma, al contrario, mortifica le autonomie dei comuni, le legittime aspettative dei cittadini, delle famiglie, delle piccole imprese e di tutto l’indotto economico collegato, lasciando pressoché inalterate, invece, le possibilità di intervento delle grandi società e dei grandi gruppi economici e finanziari, spesso in dispetto della qualità del territorio.
Tutto ciò rischia di essere dimenticato a favore di discussioni che potrebbero diventare campanilistiche.

Cionondimeno occorre valutare le ricadute pratiche che le ipotesi di riassetto avrebbero sulla nostra professione. Pensiamo, a titolo esemplificativo, alle novità sulla localizzazione e strutturazione di Ordini Professionali  (che, ricordiamo, hanno carattere provinciale) , Genio Civile, SovrintendenzaCamera di Commercio, Prefettura, ASL, oltre, naturalmente, alla sede della Provincia e degli altri organismi collegati presso i quali dobbiamo spessissimo espletare molte pratiche Amministrative.

Ricordiamo che questa nuova situazione di riordino dell’assetto istituzionale ha fatto inevitabilmente riemergere una serie di istanze legate alle caratteristiche, alle tradizioni e alla storia dei vari territori, per cui in Valdarno si sono manifestate volontà di aggregarsi con Firenze e in Val Tiberina con l’Umbria. Tutto questo per significare che il riordino delle Province non può essere in alcun modo archiviato come una cosa di scarso interesse.

In occasioni come queste è necessario esprimersi e far sentire la nostra voce altrimenti dovremo subire l’ennesima mortificazione della nostra attività.
Per questo motivo chiediamo a ognuno di voi di esprimersi attraverso commenti a questo articolo.

Cordiali saluti
28/08/2012
Il Presidente Alessandro Cinelli  
Il Segretario Pietro Pagliardini

lunedì 28 maggio 2012

INCONTRO CON ASSESSORE URBANISTICA E UFFICI DI AREZZO - REPORT

Stamani, lunedì 28 maggio 2012, il Consiglio Direttivo di INARSIND si è incontrato con il Vice Sindaco e Assessore all’Urbanistica Stefano Gasperini. Erano presenti con l’assessore, l’architetto Roberto Calussi e l’architetto Fabrizio Beoni.

Scopo dell’incontro, richiesto da INARSIND, era:
  1. Presentare richiesta formale di una profonda modifica dell’attuale procedura di pre-istruttoria che, come da noi largamente previsto e pubblicamente esternato, ha mancato gli obiettivi, generando, per adesso, solo grande insoddisfazione tra i colleghi
  2. Essere informati, per informare i colleghi, delle decisioni prese dall’Amministrazione in ordine alla indispensabile, urgente e più volte da noi richiesta di Variante al Regolamento Urbanistico.

Quanto al punto 1, Il Presidente INARSIND Arezzo Arch. Alessandro Cinelli ha consegnato e illustrato all’Assessore e all’Ufficio un documento (clicca qui) con richieste precise, sintetizzabili nel ritornare al vecchio metodo dell’apertura libera al pubblico, lasciando la così detta pre-istruttoria come possibilità di offerta aggiuntiva e non esclusiva da parte dell’Amministrazione, un optional praticamente.

L’Architetto Calussi ha riconosciuto i problemi creati da tale procedura, pur rivendicandone l’utilità, soprattutto in relazione alla SCIA, eha confermato che gli uffici torneranno aperti al pubblico il martedì e il giovedì, in maniera libera o comunque con procedure da determinarsi. La pre-istruttoria cambierà nome, nel senso che diventerà quello che effettivamente può essere, cioè un esame della completezza formale della pratica fatta in collaborazione tra ufficio e professionista, restando poi l’istruttoria vera e propria di esclusiva competenza dell’ufficio (e la responsabilità di esclusiva competenza del professionista, come è ovvio). Le modalità precise saranno successivamente chiarite e affinate dall’Ufficio. Quello che a noi premeva era riaprire l’ufficio al pubblico, possibilmente con un orario più ampio di quello precedente, stante le difficoltà interpretative delle NTA a tutti note. Abbiamo fatto presente che non è con nuove procedure che si risolvono i problemi del RU, ma con un contatto snello e flessibile dei professionisti con l’ufficio per chiarire le numerosissime difficoltà interpretative, quando non l’assoluta incomprensibilità delle norme, con cui ciascuno di noi si scontra ogni volta che apre il “libro”. Fermo restando che la priorità è rimuovere la causa, cioè modificare il RU stesso.


Venendo al punto 2l’Assessore Gasperini e l’Arch. Calussi ci hanno comunicato di aver dato inizio ad una profonda revisione e potatura delle NTA.

A puro titolo di esempio da non prendere alla lettera, vi dovrebbe essere una riduzione quantitativa delle Norme pari ad almeno 1/3 del totale, rinviando molte norme al Regolamento Edilizio, come è logico che debba essere, anche per la più snella procedura di modifica e aggiornamento dello stesso. E’ parere dell’Ufficio che allo stato attuale, riconosciuta l’impraticabilità dell’attuale impianto normativo, questa sia la vera emergenza cui dover porre rimedio, ragion per cui il Comune procederà senza alcuna variante di tipo cartografico. In sostanza la variante inciderà esclusivamente sulle norme relative al patrimonio edilizio esistente, non andando quindi ad incidere sulle Aree di Trasformazione.

In particolare è stata posta per adesso l’attenzione sulle parti più controverse del piano, vale a dire sulle aree agricole e sul tessuto consolidato, le così dette zone B. Mentre sulle aree agricole la revisione è ad uno stato più avanzato, per le zone B permane il problema del “dimensionamento” che è un limite difficilmente superabile per norma regionale. Calussi intende tuttavia dare una almeno parziale soluzione al problema utilizzando quanto resta del “mitico” dimensionamento (l’ironia d’obbligo è ovviamente nei confronti della norma-feticcio regionale), i cui dettagli interessano fino ad un certo punto, trattandosi a nostro avviso di falsi problemi di carattere squisitamente burocratico, interessando invece il risultato che ne uscirà, e che nessuno allo stato attuale è in grado di prevedere.

Una semplificazione delle destinazioni, ha detto Calussi, nonchè la correzione delle assurdità normative presenti, sarà fatta anche per il sistema della produzione, cioè le zone P.

Naturalmente non conosciamo l’articolato, anche perché ancora è in forma di bozza di lavoro, ma l’architetto Calussi ci ha dato alcuni flash per capirne lo spirito:

  • ovviare alle limitazioni imposte dalla legge 40 regionale per le addizioni funzionali mediante l’introduzione della sostituzione edilizia con premi,  come a suo tempo proposto a Calussi stesso da INARSIND;
  • abolizione della classificazione di manufatti “precari”, restando probabilmente una normativa più restrittiva per le sole tettoie
  • forte semplificazione della lettura delle norme per le zone agricole attualmente impostata sui numerosi sotto-sistemi,  partendo invece dalla tipologia di intervento, vale a dire, ad esempio, in base al fatto se si tratti di interventi per aziende agricole o per edifici di civile abitazione in zona agricola, indicando poi dove è possibile effettuare tali interventi.

Da quanto è emerso, sopra riassunto per sommi capi, ci siamo formati l’opinione che non solo sia molto difficile arrivare all’adozione della variante “prima delle chiusura estiva”, come ci è stato comunicato dagli Ordini, ma non sia nemmeno opportuno. Questo non perché non vi sia urgenza, tutt’altro, ma perché riteniamo che sia doveroso, prima di portare le nuove norme nelle commissioni e in Consiglio Comunale, fornire un’informazione completa ai cittadini e ai professionisti in particolare, al fine di evitare di commettere nuovi errori che produrrebbero una nuova massa di osservazioni.

Per questo intendiamo invitare l’Assessore e l’Ufficio ad un incontro pubblico per la seconda quindicina di giugno, per illustrare la variante, che a quel punto dovrebbe avere una più puntuale definizione. Questo nello spirito di instaurare un rapporto informativo bi-direzionale, continuo e non formale tra Amministrazione e liberi professionisti, senza pregiudiziali da parte di nessuno; un confronto a cui tutti gli interessati abbiano la possibilità di partecipare e di portare il loro contributo e la loro esperienza diretta.

L’impressione che abbiamo ricavato dall’incontro è, finalmente, quella di una presa di coscienza da parte dell’Amministrazione dei problemi esistenti e del fatto che sembra esistere la volontà di porvi rimedio, almeno parzialmente. La scelta fatta non va del tutto incontro alle nostre richieste emerse chiaramente nel corso dell’incontro pubblico tenuta il 22 febbraio in Comune, tuttavia, nella logica che il meglio è nemico del bene, e riservandoci di valutare il risultato finale, riteniamo sia doveroso riconoscere un atteggiamento di apertura alle sollecitazioni provenienti da parte dei liberi professionisti.

Certamente resta il nodo irrisolto di un piano del tutto privo di disegno, della mancanza complessiva di un’idea di città, di una errata applicazione della normativa sulla “perequazione”, da ritenersi esosa in tempi di bolla speculativa, figuriamoci nell’attuale situazione in cui versa l’economia e l’edilizia in particolare.

Alla luce di tutto questo, a fine riunione abbiamo consegnato all’Ufficio, quale esempio virtuoso non da copiare e nemmeno da usare come traccia ma da interpretare nei suoi principi-guida, le NTA del Piano di Governo del Territorio di Milano (corrispondente al nostro RU), in approvazione da parte della Giunta Pisapia. A parte l’estrema sintesi di tale documento (solo 35 articoli per tutto il patrimonio edilizio esistente nell’intero comune di Milano), quello che più conta è lo spirito “liberal” che lo contraddistingue, con la piena liberalizzazione delle destinazioni funzionali ovunque e senza quote percentuali, un ricorso al metodo della “moral suasion” e dell’incentivo piuttosto che di ferree regole impositive, un atto di fiducia verso i cittadini piuttosto che di diffidenza, gli intelligenti e pre-determinati incentivi per il social housing e una perequazione equa relativa alla sola cessione di aree a disposizione del pubblico per verde e attrezzature per la mobilità. Norme che consentono di andare nella direzione di un autentico, possibile e auspicabile recupero del patrimonio edilizio esistente, al di là delle dichiarazioni di principio poi smentite dai fatti.

Milano, la città italiana più aperta al mondo e alla modernità, con il suo Sindaco non sospettabile certo di iper-liberismo o di essere a favore della deregulation selvaggia, ci offre un esempio virtuoso il cui spirito ci auguriamo possa essere recepito. Scherzosamente abbiano fatto osservare di avere "scavalcato a sinistra" l'Amministrazione proponendo questo esempio.

Un personaggio di altro profilo, quale l’urbanista e storico della città prof. Marco Romano, ha definito quelle norme, sul Corriere della Sera, una “svolta radicale” nell’urbanistica italiana.

Ci auguriamo che l’Amministrazione sappia cogliere lo spirito propositivo con cui ci siamo permessi di portare alla sua attenzione queste NTA.

venerdì 4 maggio 2012

IL VOLTO ARCIGNO DELL’ORDINE ARCHITETTI, LA VARIANTE FANTASMA ALLE NTA E IL MISTERO SVELATO DELLA PREISTRUTTORIA


Tre considerazioni su recenti comportamenti dell’Ordine Architetti:

1) Il 30 aprile è scaduto il termine per il pagamento della quota annua di iscrizione obbligatoria all’Ordine. A questo punto, chi non avesse pagato, e abbiamo ragione di credere che qualche caso vi sia, sarà sottoposto a procedimento disciplinare. Così è scritto nella lettera inviata a suo tempo. Questo è  il classico esempio di grida manzoniana, ingiustamente e inutilmente punitiva e minacciosa. Poniamo che 50 architetti non abbiano pagato (ottimismo?): l’ordine si è impiccato ad aprire 50 procedimenti disciplinari. E’ una situazione plausibile, ragionevole, umana? E’ evidente che il pagamento della quota è un obbligo che non può essere eluso, ma all’Ordine si sono resi conto della situazione in cui versa l’economia e l’edilizia in particolare? Ne hanno la percezione oppure si crede che sia solo un refrain tipo TG che scivola via dopo averlo citato in qualche convegno? Perfino INARCASSA ha rateizzato con una penale minima. Perfino Monti ha dilazionato l’IMU. Perché l’Ordine, che è nel territorio e quindi dovrebbe essere più vicino ai propri iscritti, ha ritenuto di fare ricorso a questo metodo inquisitorio e non ha utilizzato invece una serie di more a scalare, magari non da rapina? Perché l’Ordine deve mostrare questo volto arcigno? 250 euro non è cifra del tutto irrilevante (e una delle più alte d’Italia) e qualcuno è possibile abbia qualche difficoltà a pagarle, specie se sommata a tutti gli altri innumerevoli balzelli cui siamo sottoposti.
Attendiamo con ansia l’espulsione di qualche decina di colleghi.

Siamo saltati sulla sedia! Dunque il Comune è nella fase di “preparazione” della Variante alle sole NTA. Che cosa vorrà dire “preparazione”? Si riferirà alle modalità e ai criteri da seguire nella redazione della variante o più semplicemente vorrà dire che ci stanno lavorando? Dai tempi indicati, praticamente dopodomani, sembra essere quest’ultima la risposta più plausibile. E chi è il soggetto che starebbe “preparando”? Molte altre sarebbero le domande da porsi, a riprova del fatto che nessuno sa niente, se non per “si dice”, e che la comunicazione è stata affidata ai Consigli degli Ordini, i quali sembrano assumere il ruolo di “addetti stampa” del Comune: che altro giudizio dare in assenza di un commento, di un giudizio sull’operazione in corso, dell’espressione di un pensiero? Forse dopo che gli Ordini sono stati criticati per un interventismo andato ben oltre le funzioni loro attribuite, ritengono che l’asettico ruolo di addetto stampa sia più consono alla situazione? Peccato che tale atteggiamento faccia pensare ancora peggio di prima e fornisca un’immagine di appiattimento sull’Amministrazione, con quell’astenersi da qualsiasi osservazione. Dispiace dirlo, ma questo è quanto si può ricavare dai fatti. Evidentemente è la strada che gli Ordini ritengono giusta da seguire. Non si tratta certo di giudicare i contenuti della Variante, che ci sono ignoti, ma almeno sul fatto che l’operazione si stia svolgendo in sordina, senza una comunicazione alla città, senza l’apertura di un minimo di dibattito pubblico, senza l’indicazione di una scelta culturale e politica per uno strumento che interessa cittadini, imprese, professionisti, operatori in genere, qualcosa si poteva dire. La città ha diritto di sapere cosa si sta preparando. Non il dettaglio, non il singolo articolo, non l’articolato, non il cavillo leguleio, come l'Ordine ha fatto fino ad oggi,  ma i principi che dovranno guidare le nuove NTA quelli sì, è necessario conoscerli e discuterli. Invece no, non sappiamo nemmeno se sia stato avviato il procedimento. Fatto formale, si dirà. Certamente, ma a noi interessa la sostanza: se non lo sappiamo, e immaginiamo che sia stata svolta la procedura, vuol dire che non è stata data rilevanza alcuna alla notizia, non è stato ritenuto che una variante normativa sia significativa. Non riteniamo che sia questo l’approccio giusto. Premesso che noi abbiamo chiesto, e continueremo a chiedere  una variante per tutto il patrimonio edilizio esistente - salvo essere pronti a ricrederci sui risultati quando e se li vedremo - tuttavia le Norme non sono un’azione burocratica da fare d’ufficio ma sono invece, e alla luce delle NTA vigenti a maggior ragione, la cartina al tornasole del rapporto tra pubblico e privato, tra Amministrazione e cittadini. Per le NTA vigenti il cittadino è suddito, non ha alcuna libertà, nemmeno per la cuccia del cane, l’imprenditore non può costruire un piano ammezzato interno, tutto è controllato e regimato e il poco che è concesso viene distribuito con il lumicino.
Ci piacerebbe sapere qualcosa, tutto qui, ci piacerebbe capire se possiamo sperare in meglio; ci piacerebbe che l'Amministrazione garantisse il nostro diritto di cittadini e di liberi professionisti ad una informazione vera.

3) Ma anche gli Ordini, supponiamo, non sapranno niente. Però sanno che l'assurda procedura di pre-istruttoria e, soprattutto, la blindatura dell’ufficio, presenta “criticità”. Perbacco, avevamo forse ragione noi a dire che era una superflua e dannosa procedura? Certo, l'abbiamo detto quando tutto era già fatto, visto che ce lo hanno detto alla fine, quando tutto era stato già deciso!
Gli Ordini lo sanno bene che esistono "criticità" perché l’hanno proposta, voluta, sollecitata loro, in primis l’Ordine Architetti. Maldicenza, illazione? Neanche per sogno! La rivendica con una certa dose di orgoglio l’Ordine Architetti in un documento pubblicato nel sito istituzionale, qui:


Ma noi stiamo tranquilli, perché l’Ordine, come al solito, “monitora” e le “criticità” saranno certamente rimosse.
A quando un linguaggio che non sia di soli vuoti luoghi comuni e soprattutto a quando azioni svolte nell’interesse dei liberi professionisti e non contro?
Visti i precedenti vi rivolgiamo una preghiera: state fermi, non agitatevi, riposatevi, fate il meno possibile, limitatevi a svolgere i compiti che la legge vi assegna: la quota d’iscrizione costerebbe molto meno e le cose non potrebbero che andare meglio.
Pietro Pagliardini

giovedì 26 aprile 2012

EDILIZIA AREZZO: VOGLIAMO LE CONSULENZE (E LA VARIANTE AL RU)

E’ insopportabile dire “l’avevamo detto”, però noi l’avevamo detto: la procedura di preistruttoria crea problemi a tutti. E tanto per essere ancora più insopportabili, diciamo anche che ci voleva poco a prevedere che il sistema non avrebbe potuto funzionare: non siamo in Svizzera, abbiamo norme particolarmente cervellotiche e inoltre non era, e non è, accettabile un sistema che, di fatto, blinda l’ufficio al normale rapporto con il pubblico e con i liberi professionisti in particolare.

Non era questa la procedura di cui avevamo, e abbiamo ancora, bisogno: in un momento in cui l’ufficio edilizia stesso non è in grado di dare risposte certe alle inestricabili regole del Regolamento Urbanistico, c’era, e c’è, bisogno di consulenze, quelle di base, quelle minime di partenza riassumibili nella banalissima ma autentica frase: “Che ci posso fare qui?”. Occorreva intervenire dalle fondamenta e invece si è voluto, chissà perché, cominciare dal tetto. Oggi sappiamo tutti che il vero problema è l’interpretazione della norma e non solo di quella già ingrata del RU, ma anche delle molteplici altre che ad esso si intrecciano e sovrappongono in un labirinto senza via di uscita.
C’è bisogno di una rapporto collaborativo tra uffici e liberi professionisti, un rapporto certamente regolato, data la forte pressione, ma un rapporto anche umano in cui noi non dobbiamo sentirci un impiccio e un problema: il problema è il piano e non l’ufficio edilizia o i professionisti che sono i primi a subirne le conseguenze. In fondo, è bene ricordarlo, siamo cittadini e lo stato - e il comune è “stato”- ci appartiene e non viceversa, almeno in teoria. La qualità della nostra vita professionale, prescindendo anche dai non secondari problemi economici, è fortemente peggiorata negli ultimi tempi e non esiste un solo motivo per doverla incrudire con procedure impervie.
Non che in linea di principio una prestruttoria, soprattutto per le SCIA, sia deprecabile. Ma le procedure non sono invenzioni e regole fini a se stesse; esse devono essere inserite e calibrate nel contesto della situazione reale e in relazione alla assoluta straordinarietà della normativa vigente, devono tenere conto delle reali possibilità dell’ufficio e dei veri bisogni di coloro che i progetti li firmano. Queste condizioni, così appare dai risultati, non sono state considerate e i liberi professionisti si sono trovati una nuova regola pre-confezionata, senza alcuna comunicazione da parte dell’amministrazione, se non a cose fatte, senza consultazione. La procedura non mostra solo una impersonale e burocratica “criticità” ma denuncia semplicemente il suo fallimento.
E adesso? C’è qualche speranza che possa essere abbandonato il sistema dopo che è stato pagato anche il consulente che però non ci sembra abbia dato buoni consigli? Noi ci auguriamo che sia possibile e che si valuti ciò che effettivamente serve: consulenza sull’interpretazione delle norme e massima disponibilità a dialogare.
Non le abbiamo scritte noi quelle norme e anzi ci siamo opposti ma non siamo stati minimamente ascoltati. Adesso dimentichiamo come è nato quel piano e affrontiamo la situazione alla luce delle risultanze.
Noi chiediamo due cose:
- Un servizio di consulenza programmato ed efficiente, ma amichevole, user friendly, come si dice, che ci permetta di dare risposta alle domande dei nostri clienti (pochi, ma, proprio per questo, più importanti che mai):

- La Variante al Regolamento Urbanistico per tutta la parte che riguarda l'art.55 comma 1 lettera a, cioè per il patrimopnio edilizio esistente.

Sappiamo che esiste un problema economico, ma questa è una emergenza ed ha priorità assoluta e d’altra parte se si spendono soldi per una consulenza procedurale non necessaria, si possono spendere anche per una consulenza di qualità per la inderogabile variante al piano. Non abbiamo più tempo e non possiamo lasciare marcire la situazione.
Due mesi fa INARSIND ha organizzato un’assemblea pubblica in Comune dove un grandissimo numero di professionisti ha chiesto di procedere velocemente alla variante al RU. L’assessore ha poi promesso iniziative al riguardo ma fino ad oggi non ci sono stati segnali. I professionisti aretini sono in una crisi profonda, molto più accentuata rispetto al resto d’Italia. Moltissimi colleghi ritengono che per sbloccare la situazione siano necessarie iniziative clamorose.
Noi speriamo che l’Amministrazione, silenziosa come non mai, dica qualcosa e soprattutto faccia qualcosa, e lo faccia anche per bene, dato che non possiamo più permetterci di sbagliare.


giovedì 19 aprile 2012

E' COSI' CHE SI SOSTIENE L'ECONOMIA DI UNA CITTA'?


E’ clamoroso! In questo periodo di crisi economica generale, questo Regolamento Urbanistico sembra fatto per dare il colpo di grazia all’economia della città. Se un imprenditore artigiano o  industriale si trova nella necessità di ampliare la propria azienda e assumere qualcuno, cosa avviene?  Avviene che, norme alla mano, non può fare niente! Norme assurde, tempi biblici e immobilismo. Immobilismo che, in questi casi, significa o chiudere bottega o emigrare altrove.
Con il PRG il Comune fissa regole di modificazione della città valide per tutti i cittadini intesi come singoli individui ma anche come soggetti facenti parte di vari corpi sociali quali categorie economiche, associazioni culturali, sindacati, scuole e quant’altro. Il PRG è dunque  uno strumento che può sviluppare le numerose attività presenti nella nostra società, incentivando un settore piuttosto che un altro, in base a scelte contingenti o strategiche.
Purtroppo il Regolamento Urbanistico di Arezzo, oltre che povero dal punto di vista del disegno, non fornisce risposte né ai cittadini né alle attività produttive ed anzi, rispetto a queste ultime, penalizza proprio chi avrebbe la possibilità di espandersi facendo del bene non solo alla propria azienda ma a tutta la collettività.
Un caso tra i tanti che ogni giorno si scoprono - e in questo senso il RU non riesce mai a deluderci - riguarda proprio le aree produttive. Proveremo a spiegarlo cercando di limitare i tecnicismi.

Si prenda il caso di una azienda che abbia costruito la propria sede con il precedente PRG, esaurendo tutta la superficie coperta a disposizione, pari al 60% della superficie del  lotto. Consideriamo ad esempio un lotto di 1000 mq con un capannone di 600 mq. Poniamo che oggi l’azienda abbia necessità di aumentare il numero di occupati e quindi voglia realizzare un piano ammezzato di 200 mq nella fabbrica alta 7 metri. Un’opera semplice: qualche pilastro, travi e solaio. Un’opera che non incide sulla superficie libera rimasta, un’opera racchiusa dentro l’involucro dell’edificio esistente e che nemmeno si vede dall’esterno salvo qualche finestra in più. Ebbene, non la potrà fare. Perché? Perché le norme attuali consentono una occupazione del lotto di 400 mq invece dei 600 precedenti!

Per essere più precisi, lo potrebbe fare ma a condizione che riporti la superficie del fabbricato esistente a 400 mq e, detto senza eufemismi, a condizione di demolire 200 mq di capannone. Avete letto bene: demolire 200 mq di capannone (operazione spesso impossibile oltre che insensata) per rifare gli stessi 200 mq necessari al piano superiore!
Questa norma non è solo astratta - difetto che dimostra il distacco dalla realtà delle cose - ma è anche inutilmente punitiva e “non sostenibile” nel senso politicamente corretto del termine. Privilegiare una norma di questo tipo, costringendo quindi l’azienda o a non crescere e a non creare nuova occupazione, oppure a trasferirsi in altra sede (possibilmente fuori di Arezzo, dove è più facile e gli imprenditori vengono di norma accolti a braccia aperte) significa sì avere un disegno per la città, ma depressivo e ostile anche al minimo sviluppo.

La conseguenza logica è che queste norme del piano non possono in alcun modo essere aggiustate, essendo troppe le variabili imprevedibili e tutte negative, ma solo azzerate e riscritte con spirito positivo aperto alla realtà. Tanto meno questa riscrittura potrà essere fatta dallo stesso ufficio che ha contribuito alla redazione di norme del genere.

Alessandro Cinelli  e Pietro Pagliardini Architetti INARSIND Arezzo.

P.S.
Se qualcuno pensasse che abbiamo scritto questo post dopo aver alzato il gomito  (e avrebbe tutte le ragioni per crederlo) diamo il riferimento normativo: NTA del RU di Arezzo, art. 77, comma 11, che rimanda al comma 2 del medesimo articolo.

venerdì 6 aprile 2012

INARCASSA AD AREZZO: SOSTENIBILITA' A 50 ANNI

Il 5 aprile si è svolto ad Arezzo l'incontro programmato da INARCASSA per illustrare le azioni che la cassa dovrà intraprendere in ordine all'obbligo di legge del così detto "Decreto salva Italia" per poter garantire la sostenibilità economica nell'arco temporale dei cinquanta anni.

Era presente il Presidente di INARCASSA Arch. Paola Muratorio, che ha tenuto la relazione introduttiva. Successivamnete è interventuo il prof. Alesandro Trudda, docente di matematica attuariale, i qualità di consulente di INARCASSA.

Di questo incontro, che è stato video-registrato interamente, pubblichiamo tutto l'intervento dell'arch. Muratorio, rinviando i commenti e l'intervento del prof. Trudda ai prossimi giorni.

Purtroppo la 2° Parte, data la lunghezza, è stata elaborata in bassa risoluzione e non tutte le tabelle sono chiaramente leggibili. Ce ne scusiamo.



martedì 27 marzo 2012

PRIME INDICAZIONI DEL CNAPPC SU COME FORMULARE GLI INCARICHI

Poichè una collega architetto di Savona ha pubblicato su FaceBook una lettera del Consiglio Nazionale Architetti PPC in ordine alle nuove procedure da seguire per gli incarichi professionali, con alcune indicazioni su come potrebbero essere calcolate le parcelle, la pubblichiamo per fornire alcuni primi chiarimenti:


CONSIGLIO NAZIONALE ARCHITETTI
PIANIFICATORI, PAESAGGISTI E CONSERVATORI
Ai Consigli degli Ordini degli Architetti,
Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori
LORO SEDI

OGGETTO: Chiarimento sulle norme vigenti di contratto tra l’architetto e il cliente.

Le nuove norme approvate con il DLI/2o12, convertite con modifiche dal Parlamento il 23 marzo 2012 hanno modificato le consuetudini contrattuali tra il professionista e il cliente.
La nuova norma, infatti, stabilisce che il compenso è pattuito tra cliente e architetto sulla base di parametri che gli stessi liberamente concordano, dovendo il professionista rendere noto al cliente:
- il grado di complessità dell’incarico;
- la previsione dei costi fino alla conclusione dell’incarico stesso;
- gli estremi della polizza di RC professionale con relativi massimali.

Ciò significa che:
- deve essere redatto in forma scritta un contratto, anche semplice, che descriva l’incarico professionale e ne stabilisca ii compenso, riservandosi di di rimodularlo in caso di eventuali varianti successive o di maggiori oneri che dovessero insorgere per cause esterne impreviste ed imprevedibili all’atto dell’affidamento o di forza maggiore; anche questi successivi eventuali nuovi oneri dovranno essere esplicitati in forma scritta;
- l’importo è stabilito sulla base di parametri espliciti che il professionista concorda con il cliente e, sulla base delle ultime modifiche, non ci sono limiti nella scelta del parametri.

A titolo esemplificativo:
- costo orario relativo alle prestazioni di rilievo;
- costo orario relativo alla produzione grafica necessaria allo svolgimento della prestazione;
- costo orario relativo alla definizione e stesura della progettazione nelle sue varie fasi;
- costo orario relativo allo svolgimento della direzione e contabilizzazione dei lavori (desumibile dal tempo assegnato all’impresa per l’esecuzione dei lavori);
- costo a forfait da integrarsi con l’utile, in maniera dettagliata ed analitica con ovvia, aggiunta delle spese (a forfait o a piè di lista).

Non è escluso che per la determinazione del quantum il professionista possa attingere alla ex tariffa professionale per i lavori privati o pubblici, da utilizzare, ovviamente, solo come termine di valutazione senza necessariamente utilizzarne tutte le voci od i valori indicati.
Appare del tutto ragionevole che possano essere utilizzati, quindi, quei parametri usualmente utilizzati fino ad oggi, così come nuovi parametri liberamente scelti purché resi chiari al cliente. In caso di contenzioso il giudice si esprime, anche sentito l’Ordine professionale (altra modifica alla norma del DL 1/2012), anche sulla base delle ex tariffe per i 4 mesi successivi alla pubblicazione della Legge e, poi, sulla base di nuovi parametri sostitutivi adottati dal Ministero della Giustizia, per quanto non previsto esplicitamente dal contratto.

 Le cosiddette commissioni parcelle, ovvero i Consigli degli Ordini territoriali, potranno, quindi, essere chiamati ad esprimersi su richiesta del magistrato per verificare eventuali compensi sia in base ai “parametri” definiti dal Ministero, sia sulla conformità del lavoro dell’iscritto rispetto al contratto che ha liberamente stabilito e sottoscritto con il cliente, fermo restando che tali commissioni, per i rapporti in essere e per prestazioni professionali antecedenti al 24.01.2012 comprovabili documentalmente, opereranno in base ai preesistenti criteri.

E’ fatto divieto agli Ordini professionali di indicare un unico parametro per le prestazioni professionali - che verrebbe considerata una via surrettizia per reintrodurre le tariffe - così come di indicare una unica tipologia contrattuale Date le premesse, il Consiglio Nazionale Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori - per venire incontro alle esigenze quotidiane degli iscritti - produrrà a breve una serie di strumenti informativi, utili come esempi, utilizzabili autonomamente e liberamente sia in materia di contratti che di parametri di riferimento integrabili a piacimento.

Per quanto riguarda, invece, l’integrazione delle norme deontologiche deliberate il 25 gennaio 2012, si rammenta che si tratta dell’introduzione di una norma provvisoria legata alla forma giuridica del DL 1/2012 tale da diventare immediatamente cogente, e che sarà, successivamente, all’atto della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della Legge di conversione, immediatamente variata, adattandola alla stesura definitiva della Legge.

Con i migliori saluti.

Il Consigliere Segretario  (arch. Franco Frison)

Il Presidente (arch, Leopoldo Freyrie)

venerdì 9 marzo 2012

CONSIGLI DA ILSOLE24ORE SU PREVENTIVI E ALTRO

Di seguito allego il link ad un articolo tratto da Il Sole 24 Ore in merito al decreto liberalizzazioni votato con le ultime modifiche che fornisce suggerimenti su come formulare il preventivo ai clienti ed altro ancora:



mercoledì 22 febbraio 2012

COMUNICATO STAMPA INARSIND SU ASSEMBLEA PER REGOLAMENTO URBANISTICO


Grande affluenza questa mattina nella Sala Rosa del Palazzo Comunale di Arezzo all’assemblea aperta di INARSIND Arezzo, Sindacato Ingegneri e Architetti Liberi professionisti, cui sono stati invitati anche i geometri liberi professionisti. Oltre cento persone tra cui i rappresentanti delle categorie economiche del settore edilizio con l’Ing. Fabozzi dell’ANCE e Maurizio Baldi della CNA, i consiglieri comunali Matteo Bracciali, Capogruppo PD, Alessandro Caneschi Presidente CAT, Il Presidente della Commissione attività produttive Fabrizio Piervenanzi  il Capogruppo del PdL Avv. Francesco Francini, l’assessore Michele Colangelo, l’Ing. Luigi Lucherini, il Capogruppo della Lega Roberto Ruzzi, oltre ad un nutrito gruppo di liberi professionisti.

Il tema era il Regolamento Urbanistico e l’analisi delle strategie per uscire dall’impasse causato dalla sua difficile applicazione.

Sono state proposte da INARSIND tre possibili soluzioni a scalare, da quella minima di revisione delle norme a quella massima a quella di una variante complessiva, passando da quella intermedia di una variante alla sola parte del piano che riguarda il patrimonio edilizio esistente, con reintroduzione delle zone B di completamento. Su quest’ultima si sono concentrate le attenzioni dei Consiglieri di maggioranza e di minoranza, i quali hanno concordato sulla necessità di un Consiglio Comunale aperto sul tema Regolamento Urbanistico e di deliberare un atto di indirizzo rivolto al Sindaco e alla Giunta.

Un risultato importante dunque, ben oltre le aspettative, visto che tutti hanno riconosciuto l’esistenza del problema Regolamento Urbanistico e la parte politica ha dichiarato di volerlo modificare in t.empi brevi.

Il Consiglio Direttivo di INARSIND Arezzo nel ringraziare tutti i presenti comunica che nei prossimi giorni provvederà a fornire ulteriori e più dettagliate informazioni sui numerosi interventi e metterà in rete i video con ampi stralci degli stessi.



domenica 19 febbraio 2012

ABBIAMO DIRITTO AD UN PRG UTILIZZABILE



I liberi professionisti di Arezzo hanno diritto da un Regolamento Urbanistico utilizzabile.
I cittadini di Arezzo hanno diritto ad un regolamento Urbanistico comprensibile.

Per questo abbiamo convocato una
ASSEMBLEA APERTA A TUTTI
Mercoledì 22 febbraio, Ore 10,30
Palazzo Comunale, Sala Rosa
per discutere e prendere decisioni sulle iniziative da compiere.

Noi non chiediamo un metro cubo in più, noi vogliamo solo garantirci il diritto di capire e applicare da soli il piano senza "mediatori culturali" o interpreti. Conosciamo l'italiano ma il RU e' scritto in un'altra lingua spesso incomprensibile anche agli Uffici comunali.

Sono invitati tutti i Liberi professionisti, ingegneri, architetti, geometri, le imprese di costruzione, i rappresentanti delle categorie economiche e tutti coloro che sono interessati.

domenica 12 febbraio 2012

SINTESI VIDEO ASSEMBLEA 150K: 1° E 2° PARTE

Dopo avere dedicato il recedente post con video all'intervento di Enrico Milone, si prosegue con una rassegna sintesi degli interventi che si sono succeduti al palco dell'Assemblea 150K organizzata da amatelarchitettura.com.

L'ordine in cui sono messi è cronologico, con l'avvertenza che non di tutti abbiamo purtroppo potuto realizzare il video, anche se la rassegna è comunque ampia.
Ciascun intervento è stato tagliato e ne abbiamo espunto le parti che a noi sono sembrate più significative.
Nei prossimi giorni contiamo di montare altri video.

venerdì 10 febbraio 2012

ENRICO MILONE: L'ANOMALO RUOLO DELL'ORDINE

Il giorno 8 febbraio scorso abbiamo partecipato alla Assemblea aperta 150K, tenuta a Roma, organizza dal blog amatelarchitettura insieme ad una rete di architetti, ingegneri e blog e siti.

L'assemblea è partita da 10 domande sulla condizione professionale dell'architetto poste da amatelarchitettura, che hanno suscitato notevole interesse e molti commenti, tanto da trasformarsi in una iniziativa di più ampio respiro il cui inizio è stata proprio l'Assemblea aperta a Roma.

Durante l'assemblea vi sono stati numerosissimi interventi di architetti provenienti da ogni parte d'Italia, da Palermo a Milano, di ogni età e con situazioni professionali molto diverse.
Molti gli ex Consiglieri dell'Ordini e anche Consiglieri in carica, rappresentanti dei vari sindacati e di Confedertecnica. A questo incontro seguirà la formazione di gruppi di lavoro su temi specifici.
Gli argomenti più trattati sono stati le liberalizzazioni, la difficile situazione economica attuale che costringe molti colleghi, soprattutto giovani, a lasciare la partita IVA a causa dei costi insostenibili rispetto agli incarichi e alle entrate che si assottigliano fino a sparire, la mancanza di rappresentanza degli architetti, stretti tra gli Ordini professionali che non possono, per legge e nei fatti, rappresentare tutti i vari profili dell'architetto, da una parte, e la debolezza economica dei sindacati, che ne riduce l'operatività, dall'altra.

Di grande significato, in questo senso, l'intervento di Enrico Milone, che tutti gli architetti conoscono per aver studiato sul suo libro Manuale della professione, già Presidente dell'Ordine di Roma e componente del CNA, Consiglio Nazionale degli Architetti, quindi un uomo che incarna "l'istituzione Ordine".
 Da lui, pure così legato per storia e cultura al sistema ordinistico, che conosce in ogni suo aspetto, sono state dette parole importanti che denunciano una condizione di sostanziale illegittimità di rappresentanza, ai sensi delle legge istitutiva, che rende peraltro difficile la nascita di veri organi di rappresentanza per gli architetti. Su questa lunghezza d'onda si è mossa la grandissima maggioranza degli interventi, consiglieri ed ex consiglieri compresi, con l'eccezione di un consigliere di Pescara il quale, tuttavia, ha fatto dei distinguo in base alle "persone" che appartengono ai consigli, con ciò confermando tuttavia l'esistenza del problema.

Vogliamo rendere chiari a tutti i concetti espressi dall'Arch. Enrico Milone, che INARSIND condivide totalmente, con il video che segue. Milone dimostra una grande capacità di interpretare la realtà smentendo così il luogo comune che l'età rende necessariamente conservatori e nostalgici.

mercoledì 25 gennaio 2012

DECRETO LIBERALIZZAZIONI APPROVATO CON MODIFICHE

E' stato firmato dal Presidente della Repubblica il Decreto Legge sulle liberalizzazioni.
E' modificato, per la parte che ci riguarda, rispetto alla versione uscita dal Consiglio dei Ministri la prima volta e riportato nel post precedente. Sembra in verità migliorato perchè ha chiarito quel punto di incertezza cui accennavamo con quell'indicazione di dover essere l'onorario a preventivo "onnicomprensivo". Adesso si chiarisce, come è giusto e possibile, che si devono fornire gli onorari per le singole prestazioni.
E' scomparso anche quel termine "preventivo" su cui qualcuno aveva avuto dei dubbi interpretativi.

Questo il testo nuovo. A fine pagina il link al testo completo del decreto.

Art. 9
(Disposizioni sulle professioni regolamentate)

1. Sono abrogate le tariffe delle professioni regolamentate nel sistema ordinistico.

2. Ferma restando l’abrogazione di cui al comma 1, nel caso di liquidazione da parte di un organo giurisdizionale, il compenso del professionista è determinato con riferimento a parametri stabiliti con decreto del ministro vigilante. Con decreto del Ministro della Giustizia di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze sono anche stabiliti i parametri per oneri e contribuzioni alle casse professionale e agli archivi precedentemente basati sulle tariffe. L’utilizzazione dei parametri nei contratti individuali tra professionisti e consumatori o microimprese da’ luogo alla nullità della clausola relativa alla determinazione del compenso ai sensi dell’art. 36 del decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206.

3. Il compenso per le prestazioni professionali è pattuito al momento del conferimento dell’incarico professionale. Il professionista deve rendere noto al cliente il grado di complessità dell’incarico, fornendo tutte le informazioni utili circa gli oneri ipotizzabili dal momento del conferimento alla conclusione dell’incarico e deve altresì indicare i dati della polizza assicurativa per i danni provocati nell’esercizio dell’attività professionale. In ogni caso la misura del compenso, previamente resa nota al cliente anche in forma scritta se da questi richiesta, deve essere adeguata all’importanza dell’opera e va pattuita indicando per le singole prestazioni tutte le voci di costo, comprensive di spese, oneri e contributi. L’inottemperanza di quanto disposto nel presente comma costituisce illecito disciplinare del professionista.

4.Sono abrogate le disposizioni vigenti che per la determinazione del compenso del professionista, rinviano alle tariffe di cui al comma 1

  TESTO COMPLETO DEL DECRETO

sabato 21 gennaio 2012

DECRETO LIBERALIZZAZIONI

Pubblichiamo la parte di articolo del decreto sulle liberalizzazioni che riguarda l'abolizione delle tariffe e le norme che regolano le condizioni di incarico. La parte restante regola il tirocinio.

Tralasciamo per adesso commenti approfonditi e poniamo solo alcune domande:
- come verranno stabiliti i parametri per la liquidazioni delle parcelle e perché dovrebbero essere di competenza ministeriale? Una liberalizzazione autentica avrebbe dovuto sottintendere l'esistenza di soggetti diversi da quelli statali;

- la pattuizione onnicomprensiva necessiterà di una interpretazione allo stesso tempo più precisa e più ampia, dato che nello svolgimento di un incarico esistono condizioni di variabilità non dipendenti dalla volontà o capacità del professionista ma, ad esempio, da norme sopraggiunte, interpretazioni e volontà diverse della pubblica amministrazione, volontà stesse del committente e incertezze insite nella realizzazione dell'opera, quali ad esempio un lavoro che per motivi vari potrebbe svolgersi per fasi operative e tempi di investimento successivi non programmabili a priori al momento dell'incarico.

  Art. 9
(Disposizioni sulle professioni regolamentate)


1) Sono abrogate le tariffe delle professioni regolamentate nel sistema ordinistico.


2) Ferma restando l’abrogazione di cui al comma 1, nel caso di liquidazione da parte di un organo giurisdizionale, il compenso al professionista è determinato con riferimento a parametri stabiliti con decreto del ministro vigilante.


3) Il Compenso per le prestazioni professionali è pattuito per iscritto al momento del conferimento dell’incarico professionale. Il professionista deve rendere noto al cliente il grado di complessità dell’incarico professionale, fornendo tutte le informazioni utili circa gli oneri ipotizzabili dal momento del conferimento alla conclusione dell’incarico e deve altresì indicare i dati della polizza assicurativa per i danni provocati nell’esercizio dell’attività professionale. In ogni caso la misura del compenso, previamente resa nota al cliente con preventivo scritto, deve essere adeguata all’importanza dell’opera e va pattuita in modo onnicomprensivo. L’inottemperanza di quanto disposto dal presente comma costituisce illecito disciplinare del professionista.