Pubblichiamo il comunicato degli Ordini degli Architetti e degli Ingegneri e del Collegio dei Geometri apparso, a pagamento e con un commento del giornale, su La Nazione di domenica 9 ottobre.
Ne condividiamo i contenuti generali anche perché sono gli stessi che INARSIND, con 200 firme di professionisti, ha denunciato subito dopo l’adozione del RU, quando era già evidente a tutti quale sarebbe stato il risultato e quindi non possiamo che rallegrarci del fatto che gli Ordini siano arrivati alle medesime conclusioni.
Abbiamo apprezzato la volontà e lo sforzo degli Ordini in merito alle osservazioni, ma sappiamo tutti che nemmeno duemilaseicento osservazioni accolte avrebbero potuto migliorare di molto un piano talmente aggrovigliato da risultare inemendabile.
Del documento non condividiamo invece gli obiettivi enunciati. Noi riteniamo che sia necessaria una Variante Generale al RU non solo per le PAT o per le AT o per questo o quel caso, ma per la mancanza di una struttura stessa del piano, di un disegno complessivo, di un'idea di città e per l'impianto normativo che resta indecifrabile e oscuro e dovrà essere completamente riscritto, smagrito e reso leggibile e non soggetto a mille interpretazioni possibili.
Non esistono parti buone e parti meno buone in questo Regolamento Urbanistico e l’ultima Legge Regionale ha affossato una delle poche cose che potevano funzionare.
Non condividiamo nemmeno il rito di apertura di “Tavoli”, che in passato non ha prodotto alcun risultato e non può garantire in alcun modo l’auspicata terzietà.
Purtroppo i “tavoli veri” non potranno che essere quelli che ciascun professionista sarà costretto ad aprire personalmente con i tecnici degli uffici edilizia: a questo ci costringe l'impossibilità di risolvere qualsiasi problema, dai più piccoli ai più grandi, in quel guazzabuglio inestricabile delle NTA.
E' una condizione che ci umilia tutti ma che è divenuta inevitabile, e non sono risolvibili al “Tavolo” l’infinità di casi possibili, in modo tale da escludere l'errore e quindi la denuncia, con le sanzioni anche aggravate dalle ultime norme.
Il metodo dei “Tavoli”, inoltre, è divenuto un rito opaco che in sostanza rischia di essere utile solo a chi vi partecipa, contro ogni buona intenzione che noi non mettiamo in discussione.
Quindi, pur sapendo che il PRG è costato qualche milione di euro e che le finanze locali sono allo stremo, non resta che mettere mano ad un nuovo piano.
Occorre che l'Amministrazione, nella persona del Sindaco, prenda serenamente atto di questa situazione.
In alternativa non restano che le deprecate varianti, vale a dire il piano trasformato dai privati, inevitabile risultato di strumenti urbanistici sbagliati, astratti, arroganti e fatti a dispetto dei cittadini.
DOCUMENTO ORDINE ARCHITETTI, ORDINE INGEGNERI E COLLEGIO DEI GEOMETRI (La Nazione, 9/10/2011)
Giunti ormai a sei mesi dall'approvazione definitiva dei R.U. e dopo quasi tre mesi dall'inizio dell'applicazione quotidiana dello stesso è giunto il momento per un'analisi delle conseguenze che il R.U. ha sullo sviluppo della città e del suo territorio.
Gli Ordini professionali esprimono un giudizio fortemente negativo sui Regolamento Urbanistico in vigore. Svolgendo un ruolo di assoluta terzietà, avevano già espresso forti critiche con vari documenti al testo del Regolamento Urbanistico, critiche preventive alla adozione, segnalando i punti critici che si evidenziavano dalle illustrazioni degli indirizzi programmatici negli incontri preliminari, invitando i referenti politici e gli estensori del piano ad una riflessione sulle metodologie applicative.
Dopo l'adozione, proseguendo nell'azione di verifica puntuale del testo normativo, avevano segnalato l'illeggibilità delle norme, mal confezionate e di difficile gestione, con continui rimandi da un articolo all'altro in una sorta di gioco dell'oca, la loro imperfezione strutturale con buchi applicativi che ne avrebbero reso difficile la gestione quotidiana non solo per i professionisti e per i funzionari dell'amministrazione, ma soprattutto per i cittadini.
Nel tentativo di correggere questa impostazione operativa, senza entrare nel campo delle scelte di indirizzo urbanistiche, scelte che competevano all'amministrazione che se ne assumerà ogni responsabilità politica, gli Ordini professionali avevano segnalato, articolo per articolo, le problematiche funzionali, indicando le incongruità, gli errori, le errate valutazone quantitative e numeriche, ricevendo negli incontri avuti con gli amministratori e i tecnici, ampi consensi sulla necessità di adeguamenti e correzioni.
Le osservazioni presentate dagli ordini, oltre 60 articolate praticamente sull'intero testo normativo, stanno a dimostrare la dedizione alla causa. Oggi purtroppo emerge agli occhi di tutti gli addetti ai lavori ed ormai anche ai semplici cittadini come la stesura definitiva del Regolamento Urbanistico abbia disatteso completamente le aspettative di correzione e modifica prospettate, compromettendo ulteriormente l'attività edilizia urbanistica dell'intera comunità costituita non solo dai professionisti ma anche dagli operatori economici e da tutti i cittadini.
Dal punto di vista dello sviluppo urbanistico sarà necessario al più presto riprendere il dibattito culturale sulle grandi aree e sugli interventi strategici, dibattito culturale che è stato praticamente assente e che è fondamentale per una corretta e completa programmazione per lo sviluppo della città e per le scelte dell'indirizzo da dare al futuro di Arezzo.
Sarà necessario inoltre dare chiarezza ad alcuni punti salienti del Regolamento Urbanistico, quali ad esempio le Potenziali Aree di Trasformazione (P.A.T.), che avevano dato l'illusione di un nuovo approccio al problema del recupero e della rigenerazione urbana dell'esistente, ma che ad oggi continuano ad essere un oggetto misterioso sia per le modalità applicative che per il futuro nel tempo dei diritti edificatori derivanti dalle demolizioni; le Aree di Trasformazione (AT) e Aree di Trasformazione Strategica (A.T.S.) che in molti casi risultano inattuabili e che renderanno necessario avviare un percorso di Variante al Regolamento Urbanistico per il quale è indispensabile aprire un confronto aperto alla città.
Dal punto di vista edilizio, come era stato più volte segnalato nel tempo, i dubbi interpretativi che emergono nell'applicazione del Regolamento Urbanistico sono numerosissimi e gli operatori dell'amministrazione, che sono chiamati a rispondere quotidianamente alle richieste di professionisti e cittadini, si trovano nell'impossibilità di dare risposte certe ed univoche e sono costretti a limitarsi spesso a recepire i quesiti rinviando le risposte quotidianamente dopo approfondimenti il cui iter procedurale appare nebuloso in relazione alle specifiche competenze.
Tale incertezza applicativa ed interpretativa è intervenuta per altro in una fase di modifica della normativa nazionale e regionale con l'entrata in vigore della S.C.I.A. e del silenzio assenso sul Permesso a Costruire.
Tale normativa responsabilizza ulteriormente i progettisti che dovranno certificare la rispondenza degli interventi a tutte le normative vigenti, ivi compresi ovviamente anche gli strumenti e atti comunali approvati.
I professionisti sono costretti ad accollarsi questo ulteriore livello di responsabilità, ma pretendono come contropartita norme certe, chiare, non interpretabili ma solo applicabili.
In assenza di ciò richiedono di attivare un continuo e costante confronto con l'amministrazione e con i suoi tecnici, con la costituzione di un Tavolo di monitoraggio e con la massima pubblicità e trasparenza alle evoluzioni interpretative che nel tempo verranno a maturarsi e con l'attivazione di un servizio di preistruttoria per un confronto preliminare documentato sulle problematiche degli interventi.
Tutto ciò nell'interesse non solo dei professionisti ma anche e soprattutto di tutti i cittadini che chiedono certezze sui loro diritti.