Scopo dell’incontro, richiesto da INARSIND, era:
- Presentare richiesta formale di una profonda modifica dell’attuale procedura di pre-istruttoria che, come da noi largamente previsto e pubblicamente esternato, ha mancato gli obiettivi, generando, per adesso, solo grande insoddisfazione tra i colleghi
- Essere informati, per informare i colleghi, delle decisioni prese dall’Amministrazione in ordine alla indispensabile, urgente e più volte da noi richiesta di Variante al Regolamento Urbanistico.
Quanto al punto 1, Il Presidente INARSIND Arezzo Arch. Alessandro Cinelli ha consegnato e illustrato all’Assessore e all’Ufficio un documento (clicca qui) con richieste precise, sintetizzabili nel ritornare al vecchio metodo dell’apertura libera al pubblico, lasciando la così detta pre-istruttoria come possibilità di offerta aggiuntiva e non esclusiva da parte dell’Amministrazione, un optional praticamente.
L’Architetto Calussi ha riconosciuto i problemi creati da tale procedura, pur rivendicandone l’utilità, soprattutto in relazione alla SCIA, eha confermato che gli uffici torneranno aperti al pubblico il martedì e il giovedì, in maniera libera o comunque con procedure da determinarsi. La pre-istruttoria cambierà nome, nel senso che diventerà quello che effettivamente può essere, cioè un esame della completezza formale della pratica fatta in collaborazione tra ufficio e professionista, restando poi l’istruttoria vera e propria di esclusiva competenza dell’ufficio (e la responsabilità di esclusiva competenza del professionista, come è ovvio). Le modalità precise saranno successivamente chiarite e affinate dall’Ufficio. Quello che a noi premeva era riaprire l’ufficio al pubblico, possibilmente con un orario più ampio di quello precedente, stante le difficoltà interpretative delle NTA a tutti note. Abbiamo fatto presente che non è con nuove procedure che si risolvono i problemi del RU, ma con un contatto snello e flessibile dei professionisti con l’ufficio per chiarire le numerosissime difficoltà interpretative, quando non l’assoluta incomprensibilità delle norme, con cui ciascuno di noi si scontra ogni volta che apre il “libro”. Fermo restando che la priorità è rimuovere la causa, cioè modificare il RU stesso.
Venendo al punto 2, l’Assessore Gasperini e l’Arch. Calussi ci hanno comunicato di aver dato inizio ad una profonda revisione e potatura delle NTA.
A puro titolo di esempio da non prendere alla lettera, vi dovrebbe essere una riduzione quantitativa delle Norme pari ad almeno 1/3 del totale, rinviando molte norme al Regolamento Edilizio, come è logico che debba essere, anche per la più snella procedura di modifica e aggiornamento dello stesso. E’ parere dell’Ufficio che allo stato attuale, riconosciuta l’impraticabilità dell’attuale impianto normativo, questa sia la vera emergenza cui dover porre rimedio, ragion per cui il Comune procederà senza alcuna variante di tipo cartografico. In sostanza la variante inciderà esclusivamente sulle norme relative al patrimonio edilizio esistente, non andando quindi ad incidere sulle Aree di Trasformazione.
In particolare è stata posta per adesso l’attenzione sulle parti più controverse del piano, vale a dire sulle aree agricole e sul tessuto consolidato, le così dette zone B. Mentre sulle aree agricole la revisione è ad uno stato più avanzato, per le zone B permane il problema del “dimensionamento” che è un limite difficilmente superabile per norma regionale. Calussi intende tuttavia dare una almeno parziale soluzione al problema utilizzando quanto resta del “mitico” dimensionamento (l’ironia d’obbligo è ovviamente nei confronti della norma-feticcio regionale), i cui dettagli interessano fino ad un certo punto, trattandosi a nostro avviso di falsi problemi di carattere squisitamente burocratico, interessando invece il risultato che ne uscirà, e che nessuno allo stato attuale è in grado di prevedere.
Una semplificazione delle destinazioni, ha detto Calussi, nonchè la correzione delle assurdità normative presenti, sarà fatta anche per il sistema della produzione, cioè le zone P.
Naturalmente non conosciamo l’articolato, anche perché ancora è in forma di bozza di lavoro, ma l’architetto Calussi ci ha dato alcuni flash per capirne lo spirito:
Da quanto è emerso, sopra riassunto per sommi capi, ci siamo formati l’opinione che non solo sia molto difficile arrivare all’adozione della variante “prima delle chiusura estiva”, come ci è stato comunicato dagli Ordini, ma non sia nemmeno opportuno. Questo non perché non vi sia urgenza, tutt’altro, ma perché riteniamo che sia doveroso, prima di portare le nuove norme nelle commissioni e in Consiglio Comunale, fornire un’informazione completa ai cittadini e ai professionisti in particolare, al fine di evitare di commettere nuovi errori che produrrebbero una nuova massa di osservazioni.
Per questo intendiamo invitare l’Assessore e l’Ufficio ad un incontro pubblico per la seconda quindicina di giugno, per illustrare la variante, che a quel punto dovrebbe avere una più puntuale definizione. Questo nello spirito di instaurare un rapporto informativo bi-direzionale, continuo e non formale tra Amministrazione e liberi professionisti, senza pregiudiziali da parte di nessuno; un confronto a cui tutti gli interessati abbiano la possibilità di partecipare e di portare il loro contributo e la loro esperienza diretta.
L’impressione che abbiamo ricavato dall’incontro è, finalmente, quella di una presa di coscienza da parte dell’Amministrazione dei problemi esistenti e del fatto che sembra esistere la volontà di porvi rimedio, almeno parzialmente. La scelta fatta non va del tutto incontro alle nostre richieste emerse chiaramente nel corso dell’incontro pubblico tenuta il 22 febbraio in Comune, tuttavia, nella logica che il meglio è nemico del bene, e riservandoci di valutare il risultato finale, riteniamo sia doveroso riconoscere un atteggiamento di apertura alle sollecitazioni provenienti da parte dei liberi professionisti.
Certamente resta il nodo irrisolto di un piano del tutto privo di disegno, della mancanza complessiva di un’idea di città, di una errata applicazione della normativa sulla “perequazione”, da ritenersi esosa in tempi di bolla speculativa, figuriamoci nell’attuale situazione in cui versa l’economia e l’edilizia in particolare.
Alla luce di tutto questo, a fine riunione abbiamo consegnato all’Ufficio, quale esempio virtuoso non da copiare e nemmeno da usare come traccia ma da interpretare nei suoi principi-guida, le NTA del Piano di Governo del Territorio di Milano (corrispondente al nostro RU), in approvazione da parte della Giunta Pisapia. A parte l’estrema sintesi di tale documento (solo 35 articoli per tutto il patrimonio edilizio esistente nell’intero comune di Milano), quello che più conta è lo spirito “liberal” che lo contraddistingue, con la piena liberalizzazione delle destinazioni funzionali ovunque e senza quote percentuali, un ricorso al metodo della “moral suasion” e dell’incentivo piuttosto che di ferree regole impositive, un atto di fiducia verso i cittadini piuttosto che di diffidenza, gli intelligenti e pre-determinati incentivi per il social housing e una perequazione equa relativa alla sola cessione di aree a disposizione del pubblico per verde e attrezzature per la mobilità. Norme che consentono di andare nella direzione di un autentico, possibile e auspicabile recupero del patrimonio edilizio esistente, al di là delle dichiarazioni di principio poi smentite dai fatti.
Milano, la città italiana più aperta al mondo e alla modernità, con il suo Sindaco non sospettabile certo di iper-liberismo o di essere a favore della deregulation selvaggia, ci offre un esempio virtuoso il cui spirito ci auguriamo possa essere recepito. Scherzosamente abbiano fatto osservare di avere "scavalcato a sinistra" l'Amministrazione proponendo questo esempio.
Un personaggio di altro profilo, quale l’urbanista e storico della città prof. Marco Romano, ha definito quelle norme, sul Corriere della Sera, una “svolta radicale” nell’urbanistica italiana.
Ci auguriamo che l’Amministrazione sappia cogliere lo spirito propositivo con cui ci siamo permessi di portare alla sua attenzione queste NTA.
Naturalmente non conosciamo l’articolato, anche perché ancora è in forma di bozza di lavoro, ma l’architetto Calussi ci ha dato alcuni flash per capirne lo spirito:
- ovviare alle limitazioni imposte dalla legge 40 regionale per le addizioni funzionali mediante l’introduzione della sostituzione edilizia con premi, come a suo tempo proposto a Calussi stesso da INARSIND;
- abolizione della classificazione di manufatti “precari”, restando probabilmente una normativa più restrittiva per le sole tettoie
- forte semplificazione della lettura delle norme per le zone agricole attualmente impostata sui numerosi sotto-sistemi, partendo invece dalla tipologia di intervento, vale a dire, ad esempio, in base al fatto se si tratti di interventi per aziende agricole o per edifici di civile abitazione in zona agricola, indicando poi dove è possibile effettuare tali interventi.
Da quanto è emerso, sopra riassunto per sommi capi, ci siamo formati l’opinione che non solo sia molto difficile arrivare all’adozione della variante “prima delle chiusura estiva”, come ci è stato comunicato dagli Ordini, ma non sia nemmeno opportuno. Questo non perché non vi sia urgenza, tutt’altro, ma perché riteniamo che sia doveroso, prima di portare le nuove norme nelle commissioni e in Consiglio Comunale, fornire un’informazione completa ai cittadini e ai professionisti in particolare, al fine di evitare di commettere nuovi errori che produrrebbero una nuova massa di osservazioni.
Per questo intendiamo invitare l’Assessore e l’Ufficio ad un incontro pubblico per la seconda quindicina di giugno, per illustrare la variante, che a quel punto dovrebbe avere una più puntuale definizione. Questo nello spirito di instaurare un rapporto informativo bi-direzionale, continuo e non formale tra Amministrazione e liberi professionisti, senza pregiudiziali da parte di nessuno; un confronto a cui tutti gli interessati abbiano la possibilità di partecipare e di portare il loro contributo e la loro esperienza diretta.
L’impressione che abbiamo ricavato dall’incontro è, finalmente, quella di una presa di coscienza da parte dell’Amministrazione dei problemi esistenti e del fatto che sembra esistere la volontà di porvi rimedio, almeno parzialmente. La scelta fatta non va del tutto incontro alle nostre richieste emerse chiaramente nel corso dell’incontro pubblico tenuta il 22 febbraio in Comune, tuttavia, nella logica che il meglio è nemico del bene, e riservandoci di valutare il risultato finale, riteniamo sia doveroso riconoscere un atteggiamento di apertura alle sollecitazioni provenienti da parte dei liberi professionisti.
Certamente resta il nodo irrisolto di un piano del tutto privo di disegno, della mancanza complessiva di un’idea di città, di una errata applicazione della normativa sulla “perequazione”, da ritenersi esosa in tempi di bolla speculativa, figuriamoci nell’attuale situazione in cui versa l’economia e l’edilizia in particolare.
Alla luce di tutto questo, a fine riunione abbiamo consegnato all’Ufficio, quale esempio virtuoso non da copiare e nemmeno da usare come traccia ma da interpretare nei suoi principi-guida, le NTA del Piano di Governo del Territorio di Milano (corrispondente al nostro RU), in approvazione da parte della Giunta Pisapia. A parte l’estrema sintesi di tale documento (solo 35 articoli per tutto il patrimonio edilizio esistente nell’intero comune di Milano), quello che più conta è lo spirito “liberal” che lo contraddistingue, con la piena liberalizzazione delle destinazioni funzionali ovunque e senza quote percentuali, un ricorso al metodo della “moral suasion” e dell’incentivo piuttosto che di ferree regole impositive, un atto di fiducia verso i cittadini piuttosto che di diffidenza, gli intelligenti e pre-determinati incentivi per il social housing e una perequazione equa relativa alla sola cessione di aree a disposizione del pubblico per verde e attrezzature per la mobilità. Norme che consentono di andare nella direzione di un autentico, possibile e auspicabile recupero del patrimonio edilizio esistente, al di là delle dichiarazioni di principio poi smentite dai fatti.
Milano, la città italiana più aperta al mondo e alla modernità, con il suo Sindaco non sospettabile certo di iper-liberismo o di essere a favore della deregulation selvaggia, ci offre un esempio virtuoso il cui spirito ci auguriamo possa essere recepito. Scherzosamente abbiano fatto osservare di avere "scavalcato a sinistra" l'Amministrazione proponendo questo esempio.
Un personaggio di altro profilo, quale l’urbanista e storico della città prof. Marco Romano, ha definito quelle norme, sul Corriere della Sera, una “svolta radicale” nell’urbanistica italiana.
Ci auguriamo che l’Amministrazione sappia cogliere lo spirito propositivo con cui ci siamo permessi di portare alla sua attenzione queste NTA.