L’INU Toscana ritiene che
l’ordinamento regionale sul governo del territorio rappresenti un’eccellenza.
Così si legge al 2° punto della presentazione del seminario “Oltre la 1- Sette punti per il governo del territorio”, promosso dall’Istituto Nazionale
di Urbanistica, sezione Toscana e dall’Ordine Architetti di Arezzo.
Tradotto in altro modo l’INU Toscana vuol dire che la Legge Urbanistica
della Toscana n° 1/2005 e le leggi di settore collegate, sono un’eccellenza.
INARSIND non ha partecipato al seminario ma ha letto il documento. Non ci
dilungheremo nei dettagli, che sarebbero però gustosi: un profluvio di architettese retrò da anni
’70, quindi ne descriveremo il colore per punti essenziali.
Prima però due parole sull’INU: è’ un Istituto che ha una lunga storia, risale al 1930, che svolge il proprio ruolo nel
campo dell’Urbanistica e che per questo ha rapporti con la pubblica
amministrazione, nel caso specifico della sua sezione Toscana, con la Regione. Che ruolo svolge?
Dai toni trionfalistici sembra avere rapporti stretti con la Regione,
legittimamente perché è una libera associazione, e perché rivendica con
orgoglio un ruolo fondamentale nella nascita della madre della legge 1, cioè la
legge 5/1995.
Riteniamo normale la vicinanza di INU agli enti pubblici, proprio per
gli “scopi statutari, eminentemente
culturali e scientifici: la ricerca nei diversi campi di interesse
dell’urbanistica, l’aggiornamento continuo e il rinnovamento della cultura e
delle tecniche urbanistiche, la diffusione di una cultura sociale sui temi
della città, del territorio, dell’ambiente e dei beni culturali” (1).
Come riteniamo normale che l’INU esprima una sua idea politica molto
precisa, dato che “fare urbanistica” e “fare politica” sono in fondo la
medesima cosa, poichè entrambe si occupano e si preoccupano di fare
un progetto per la città e per i suoi cittadini, e quando si fa un progetto che
incide sulla società, si sceglie, e le scelte possono essere molto diverse,
spesso opposte, a prescindere dagli aspetti squisitamente disciplinari. Quindi
nessuno può gridare allo scandalo.
Però si può non essere d’accordo e criticarne le scelte e pensiamo non saranno pochi a non concordare, dopo aver
letto quello che INU Toscana e Ordine Architetti di Arezzo pensano
dell’urbanistica e della politica per la città e i cittadini.
Alcune perle:
“Al 3° punto si legge:
“La crisi economica in atto, la più grave dal 1929, pregiudica in
radice il sistema di reperimento delle risorse per le politiche pubbliche
elaborato negli ultimi decenni: scarseggiano sempre più le risorse in favore
dei Comuni e vengono meno, insieme, i
grandi investimenti privati, occasioni
di “prelievo” della rendita privata in favore delle politiche pubbliche……….Insieme
alla crisi è in atto una profonda riconsiderazione degli assetti istituzionali:
è paradossale che, mentre il dibattito
pubblico e scientifico sottolinea pressantemente l’esigenza di più incisive pianificazioni
sovra comunali, il d.l. 201/11 circoscrive fortemente – se non annulla – il
ruolo delle amministrazioni provinciali.” ( l’evidenziazione è nostra).
Dunque si parla di “grandi
investimenti privati” come occasione di “prelievo” della rendita. Come leggere questa contorta prosa se non
come il fatto che l’INU è più attenta al grande operatore piuttosto che al
piccolo, alle grandi società immobiliari piuttosto che al singolo cittadino o
al piccolo imprenditore, per motivi di cassa, a favore del pubblico, ma sempre
cassa? Quindi un Istituto “eminentemente culturale e scientifico,
ecc. ecc” non sembra mettere al centro delle sue attenzioni i cittadini, agenti
reali della società, non sembra essere questo il suo campo di interesse e di indagine. Il suo
problema è la cassa dei Comuni, e con i cittadini si ritiene evidentemente che
non si facciano grandi numeri, cioè che non si possano fare le concertazioni. Cosa si può chiedere ad
uno che si vuole fare la propria casa oltre agli oneri? Per quanto, se avessero
letto il Regolamento Urbanistico di Arezzo, si sarebbero accorti che, almeno virtualmente,
anche per una o due casette, le opere pubbliche a carico del singolo sono
esorbitanti, ma si vede che non sembra abbastanza nemmeno questo.
Legittimo l’INU-pensiero, anche se sentiamo sempre più profumo di anni
‘70, ma finalizzato a cosa?
Tra le altre cose, a questo:
“INU Toscana ritiene che la
pianificazione, dentro ed oltre la crisi, necessiti in primis di
semplificazioni procedimentali e nuovi meccanismi di gestione del rapporto
pubblico – privato.
Le semplificazioni devono assicurare tempi credibili nei processi di
pianificazione, scongiurare appesantimenti e duplicazioni procedimentali,
adeguare la complessità dell’iter alla concreta vicenda.
L’emersione a livello pubblico dei
rapporti tra operatori privati ed ente pianificatore ha trovato in Toscana
terreno fertile attraverso l’avviso
pubblico.
Occorre tuttavia individuare ulteriori modalità innovative per la
gestione dei temi della concorsualità tra operatori e dell’apporto dei privati nell’attuazione delle scelte
pubbliche, così da assicurare la fattibilità economico finanziaria degli
interventi e la necessaria qualità progettuale”.
Chiarissimo no? Si vuole la semplificazione, anche se è difficile credere che chi
si esprime in questo modo abbia una vaga idea del significato della parola.
Però semplificare è un’esigenza assoluta e INU-Toscana ne deve avere avuta vaga percezione. Con 17 anni di ritardo. Se è vero infatti che “ la Sezione toscana dell’Istituto Nazionale
di Urbanistica - cui la riforma del 1995 è in ampia parte imputabile”(2),
allora anche loro ne sono responsabili. Tutto lascia pensare che non se siano
accorti nemmeno adesso che lo dicono, visto che la legge continua ad essere "un'eccellenza".
Quello che sembra si conceda con una mano, si ritira con l’altra. Dice
infatti l’INU che sì, c’è qualche cosa da mettere a punto e comunque semplificare va bene però “Occorre individuare …nuovi temi di
concorsualità tra operatori”, cioè
nuove forme di bandi pubblici, sulle aree dei privati ovviamente. Procedura
paradossale visto che, se è vero che nella propria area nessuno può fare ciò che
vuole, tuttavia conserva il diritto, nell’ambito delle previsioni di piano, di
proporre e fare ciò che ritiene più opportuno, salvo approvazione della Pubblica Amministrazione, e di quello che propongono gli altri se ne
può bellamente disinteressare, a costo di non fare niente. E infatti ad
Arezzo, come altrove, non se ne è fatto di niente in nessuno dei così detti
piani complessi passati tramite bando.
Crediamo a questo punto che sia chiaro il pensiero politico-urbanistico
di INU-Toscana.
Due domande però vogliamo fare ai redattori del documento:
1) Possibile che quanto sta avvenendo in questo paese, nonostante l’introduzione di maniera sulla crisi del ’29, non suggerisca niente all'INU-Toscana, non faccia ad essa comprendere l’anacronismo di un modo di pensare e di essere così lontano dalla realtà e da ciò che serve adesso, cioè semplicità, chiarezza sugli obiettivi, più merito e meno metodo, più sostanza e meno procedure, più carne e sangue e meno carta? Possibile rimanere attaccati ad un’era preistorica ormai archiviata per gli storici?
2) Il Consiglio dell’Ordine degli Architetti di Arezzo, che non è una libera associazione ma che ha promosso questa iniziativa, si riconosce in quanto è scritto nel documento? Vorremmo saperlo, perché quando gli iscritti l'hanno votato, di sicuro non hanno votato questo documento e i concetti in esso espressi. Se la risposta fosse sì, crediamo proprio che il Consiglio dovrebbe mettere in conto l’ipotesi di dimissioni, perché avrebbe superato ogni limite tollerabile per un organismo che dovrebbe, secondo le loro intenzioni, rappresentare tutti gli architetti. Su questo documento, il Consiglio dell'Ordine quanti iscritti ritiene di rappresentare, anche tra coloro che li hanno votati? E’ previsto da qualche parte che l’Ordine faccia una scelta di campo politica di questo genere? Siamo sicuri che il rinnovamento che chiediamo ai politici non debba toccare anche tutti gli altri organismi pubblici in cui si articola la società?
Per completezza concludiamo dicendo che alla fine ci sono un paio di
punti largamente condivisibili, quali:
- la revisione del feticcio del
dimensionamento del piano, comunque non con i contenuti indicati nel documento,
bensì per il fatto che non può costituire dimensionamento tutto ciò che è previsto
in area urbanizzata, ovvero tutto ciò che non costituisce "nuova occupazione di suolo";
- la proposta di una nuova natura del Piano Strutturale,
ma anche qui era troppo azzardato e semplice dire che occorre togliere la doppia lettura, cioè la doppia approvazione?
INARSIND Arezzo
Note:
1) Tratto dal sito dell'INU, voce "Chi siamo"
2) Tratto dal punto 1 del documento preparatorio al seminario