Inoltre si è trattato di Rischio Idraulico e non "idrico".
Testo originale dell'intervista:
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Domenica 6 novembre in Cronaca di Arezzo è riportato l’allarme dell’Ass. Dringoli sull’ “Altissimo rischio alluvione in città” e sul “Castro bomba a orologeria”. Problemi serissimi affrontati non a caso per l’anniversario dell’alluvione di Firenze e con le inondazioni in atto tra Genova e la Lunigiana.
Per affrontare il problema di Arezzo è necessario, però, fare alcune considerazioni iniziali.
Nei commenti di stampa sui tragici eventi prevale l’idea di ineluttabilità e di anomalia delle precipitazioni e non si è sentito mai parlare esplicitamente di Enti Pubblici “incapaci” di gestire il proprio territorio.
La Toscana, dopo il 1966,non ha ancora messo in sicurezza l’Arno. Il Comune di Arezzo, col nuovo RU, non ha affrontato il problema del Castro.
La burocrazia elefantiaca Regionale rispetta la natura solo a parole. Le leggi regionali di regolamentazione del territorio sono sempre più complicate, incomprensibili e illeggibili perfino per i tecnici del settore. Le energie sono spese per una sterile burocrazia e non per "ubbidire alla natura".
Due esempi lampanti di burocrazia. Per riaprire una porta interna in un edificio si deve compilare una S.C.I.A che, oltre alle estenuanti dichiarazioni, controdichiarazioni e certificazioni, contiene 118 caselline (contate una ad una) da selezionare o deselezionare (e, se sbagli, ti denunciano). Il RU aretino contiene norme come questa: “I nuovi percorsi pedonali devono garantire il passaggio e la sosta di persone” (SIC !)
Se vogliamo affrontare il problema primario della sicurezza del territorio, occorre, per prima cosa, l’eliminazione della "mania" leguleio-regolamentativa degli apparati regionali e comunali. Mania che rimane tutta fine a se stessa e con la quale non ci si accorge che si costruisce ANCORA negli ambiti fluviali e che i corsi d’acqua hanno bisogno di ripuliture.
Oggi, se togli un tronco che ostruisce l’alveo di un torrente ti condannano penalmente perché una sciagurata legge lo proibisce in modo “indiscriminato”. L’estrazione della ghiaia dai corsi d’acqua è proibita con la conseguenza che il materiale via via accumulato intasa i fiumi che poi, per forza, esondano.
Dringoli, per spiegare il flop delle casse di espansione del Castro, parla di problemi di finanza e di burocrazia come “ostacolo invalicabile”.L’assessore fa parte della Giunta che ha approvato un RU dove si sono spesi centinaia di migliaia di euro per norme soltanto burocratiche. Ci fa piacere che in questa occasione dica cose che Inarsind va dicendo da molto tempo. Infine riteniamo che Dringoli potrebbe rafforzare la sua denuncia con un grande atto di estrema coerenza dimostrativa: rassegnare le sue dimissioni.
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