INARSIND Arezzo è stato invitato, il 13 dicembre 2012, a intervenire al Consiglio
Comunale Aperto di Arezzo. - sul tema “La
crisi dell'edilizia”.
Il testo che segue è la traccia dell'intervento tenuto dal Presidente Alessandro Cinelli.
Inarsind ringrazia
la Presidenza del Consiglio Comunale per aver riconosciuto la funzione di
rappresentanza dei liberi professionisti .
I liberi professionisti architetti sono 40-60% del totale
degli iscritti agli Ordini. Tra gli ingegneri la percentuale scende anche al
30%.
I liberi professionisti sono quelli che devono
interpretare le leggi e devono certificare (sempre di più) la loro osservanza.
Per questo motivo devono essere ascoltati come categoria indispensabile nella
gestione del territorio.
La crisi
dell’edilizia dipende da fattori sui quali l’amministrazione comunale non ha
possibilità dirette di intervento.
Il comune, però, attraverso la normativa edilizia ed
urbanistica può amplificare la crisi oppure, al contrario, facilitare le attività edilizie ancora
possibili.
Interventi diretto
Un Comune può intervenire
sulla crisi in modo diretto (anche se con un influsso limitato) attraverso
le regole comunali e quindi il RU.
Interventi
indiretto
Un Comune può, però, anche esprimersi su questioni più
generali che sono di competenza indiretta ma che bisogna
comunque affrontare.
Regolamento
Urbanistico e norme comunali
Le fortissime
preoccupazioni espresse da Inarsind, al riguardo del RU approvato, si sono dimostrate purtroppo vere e il fatto
che anche l’ufficio comunale abbia ritenuto di dover modificare le Norme
Tecniche ne è la lampante dimostrazione.
Rimane il rammarico che Inarsind non sia stato ascoltato
prima dell’approvazione, con notevole perdita di tempo, di risorse e di
opportunità per tutti in una fase di così acuta crisi edilizia.
La variante in fase di discussione rappresenta un passo
in avanti anche se limitato alle sole Norme Tecniche.
Inarsind ritiene che subito dopo questo passo si debba
metter mano al completo rifacimento
dell’intero pacchetto urbanistico: regolamento urbanistico con variante
contestuale al PS.
Per questo Inarsind
ha cominciato ad organizzare
un workshop su
tematiche generali e specifiche, a titolo di esempio,
·
Perchè i liberi professionisti
aretini passino dalla protesta alla proposta;
·
Perchè i liberi professionisti
aretini tornino di nuovo a discutere di città e di urbanistica, con il disegno
e non con le leggi.
L’ambizione è
quella di offrire alla città e al Comune non soluzioni
precostituite ma temi che siano il
punto di partenza, che siano avvio di un
procedimento, non in senso burocratico, del nuovo piano di cui la città ha
bisogno.
Oggi, con la crisi,
è il momento migliore per riflettere senza l’affanno delle ruspe pronte a
scavare!
Chiediamo al Comune
di collaborare in maniera attiva, così come lo chiediamo agli Ordini, ma di
svolgere il loro compito, questo sì, di servizio alla città fuori però dagli
interessi specifici che appartengono solo ai liberi professionisti e nella
netta distinzione dei ruoli tra chi propone e chi decide.
Considerazioni
generali sulla normativa urbanistica ed edilizia (non solo comunale).
La norma "dovrebbe" regolare le trasformazioni
del territorio ( necessarie per soddisfare le esigenze umane) e di conseguenza
anche le attivitá economiche collegate.
Le norme hanno avuto enormi problemi:
·
nel regolare il territorio
·
nel regolare le attivitá economiche.
E’ necessario
riconsiderare l’intero sistema e la mentalità stessa della pubblica
amministrazione.
Le norme e l’amministrazione pubblica devono essere al
servizio del territorio e dei cittadini. I cittadini, le famiglie, le aziende e gli operatori
economici devono essere considerati una risorsa e non dei potenziali
“abusivisti edilizi”. La norma che ancora ha fatto capolino nella proposta di
revisione del RU, relativa all’autorimessa che non deve essere in collegamento
diretto con l’alloggio, è paradigmatica di questo errato (e molto diffuso) modo
di pensare.
Chiedere la
verifica del rischio idraulico x chi chiude una terrazza al quarto piano di via
Giotto è illogico, umiliante ed oneroso oltremisura.
Il congresso
nazionale Inarsind di Firenze e la semplificazione normativa.
"Cittá intelligente e semplificazione normativa,
legislazione urbanistica ed edilizia,
europa, italia, regioni province e comuni".
La relazione è stata richiesta dalla presidenza di
inarcassa per essere inviata al ministro Passera.
Al convegno "Il mestiere del costruire" Roma 28 novembre, l'Architetto Philippe
Daverio ha ripreso il tema sostenendo che: È necessario
ridiscutere l'intero pacchetto della normativa italiana.
Cosa ha evidenziato, lo studio fatto per il congresso
inarsind, per la normativa urbanistica ed edilizia?
Europa
Le norme europee su VIA e VAS vogliono regolare i minimi
particolari, non solo la centrale termonucleare ma anche il riordino fondiario
in agricoltura.
Italia
Le norme nazionali su VIA e VAS non semplificano la
situazione e anzi l’appesantiscono.
In urbanistica abbiamo ancora la legge 1150 del 42 che
nonostante l'etá è riconosciuta da molti studiosi come ancora valida
nell'impianto complessivo.
In edilizia abbiamo una specie di Testo Unico che ha
differenziato troppo i tipi di pratica edilizia.
Le Regioni e i nuovi steccati
Le regioni adattano la normativa nazionale alle
peculiarità regionali. In genere complicano la normativa nazionale creando
sistemi molto diversificati da regione a regione. L'estrema diversificazione
non trova ragione di esistere nelle effettive diversitá regionali. Una
diversità così arbitraria costituisce ormai un modo per alzare steccati e
imporre dazi tra una regione e l'altra, in barba all'unità d'italia, alla
libera circolazione delle idee, delle merci e alla tanto sbandierata Europa. Ci
sono moltissimi esempi concreti. In Alto
Adige un gancio di sicurezza sul tetto deve reggere ( a strappo) 500 kg.
In Toscana, coi tetti molto più inclinati, 1000 kg. Sulle certificazioni ne è
nato un diktat. Risultato: in Toscana
sono nate società che certificano e costi che sono andati in orbita.
In ogni legge urbanistica, edilizia, sulla sicurezza
luoghi di lavoro, sulle foreste, sulla sanità ecc. ecc. molte (quasi tutte) regioni hanno costruito
un impalcato di norme diversificate che aumentano i costi per i cittadini e per
le imprese. Quando entri dal confine non paghi un fiorino. Paghi invece per
mantenere dei burocrati e dei politici che si sono inventati questo tipo di
frontiera per giustificare il proprio apparato (con i relativi stipendi e
prebende).
E non vale la distinzione tra maggioranza e opposizione.
Apparati che costano
alla collettività e che svolgono (oltre al costo degli stipendi e delle
strutture pubbliche impegnate) una funzione di freno per l'economia, per la
gestione del territorio, per le imprese e per i cittadini tutti.
Questa logica, è ovvio, porta a continui paradossi.
Già l'art. 1 della L 1/2005 dice che la funzione della
norma è perseguire:
"Una qualitá insediativa ed edilizia sostenibile che
garantisca ... l'organizzazione degli spazi che salvagardino il diritto
all'autodeterminazione delle scelte".
Pochi si sono soffermati per capire cosa significhi
questo comma. Se però analizziamo la frase scopriamo che, non solo si tratta di
"filosofia" o "ideologia" inserita nel posto sbagliato ma
il concetto stesso è la negazione
dell'utilità delle norme urbanistiche ed edilizie le quali, al contrario,
servono proprio per regolare il diritto del singolo che autodeterminando (cioè
determinando per proprio conto) le proprie scelte, potrebbe invadere la libertà
altrui. Chi autodetermina le scelte costruendo un edificio che disturba gli
altri cittadini segue in pieno il dettato dell'art. 1 della legge regionale.
Altro esempio, uno
degli ultimi, le verifiche "transfrontaliere" per cose minimali in
Toscana (come spostare di 50 mt il volume diruto di un annesso ex colonico in
campagna).
Per chi crede che sia una barzelletta cito la legge: art.
62 LR 10/2010. L'allegato 1, che indica con precisione le verifiche da fare,
contiene anch'esso, a scanso di equivoci, la fatidica domanda a cui si deve rispondere: "natura
transfrontaliera degli impatti ambientali".
Fare delle verifiche progettuali in più per ogni cosa
produce un costo aggiuntivo e dei tempi allungati ma serve quasi sempre
soltanto a giustificare la burocrazia che ha prodotto quelle norme e non ad
aumentare il benessere, la sicurezza dei cittadini o la tutela del territorio.
Le grandi imprese e i grandi gruppi possono ,invece,
evitare gra parte di tutto ciò e la dimostrazione è che possono essere approvati
anche progetti di grattacieli che impediscono la vista della cittá storica
dalle strade di ingresso in cittá.
Per uscire dalla crisi c'è una condizione necessaria.
Necessaria ma non sufficiente. Condizione che, anche se rimane la crisi
economica, può limitarne comunque gli effetti.
È necessario
ridiscutere l'intero pacchetto della normativa.
INARSIND ritiene che sarebbe utile se la città di Arezzo,
attraverso i suoi rappresentanti politici, esternasse la convinzione che
bisogna ridiscutere l'intero pacchetto di leggi Urbanistiche, Edilizie e
collegate.
E che bisogna chiedere:
all'Europa
·
direttive meno omnicomprensive ed invadenti e che riguardino solo i
principi;
all'Italia
·
Applicazioni più elastiche delle direttive europee
·
Meno invadenza sui comuni
·
Regole per incanalare le norme regionali al fine di evitare che l'autonomia
diventi arbitrio
alla regione
·
Leggi che non appesantiscano le norme nazionali e che favoriscano i
cittadini, le famiglie e le piccole imprese.
·
Meno invadenza sui comuni.
INARSIND AREZZO